Primo racconto che non è un racconto E' una specie di saggio/tema che ho scritto qualche tempo fa per un compito scolastico in preparazione agli esami ( ), con tanto di citazioni varie. E' comunque piuttosto "romanzato", niente paura! Di solito mi piace scrivere con qualche squartamento e mostriciattolo in più, ma spero sia almeno accettabile come primo biglietto d'entrata
Crollo della Torre di Babele Quando giunge come un fulmine nel cielo la notizia della sua morte, il cuore pulsa troppo forte per il dolore, le lacrime iniziano a scivolare come piccoli torrenti in piena, il respiro sembra non tornare più, lo stomaco si stringe come una morsa di ferro, il mondo diventa buio anche alla luce del giorno, una parte della tua anima muore insieme a lui. Quando questo accade, hai perso un amico. Non uno qualsiasi, ma il migliore, l’unico, quello che molti non trovano nemmeno ai confini della loro effimera esistenza.
“Tutti sanno che la vita non è vita senza amicizia, se, almeno in parte, si vuole vivere da uomini liberi.” (CICERONE, De amicitia)
E cosa sono quelle lunghe ombre nere che ti ottenebrano la mente se non sbarre? Sbarre di una cella dietro la quale si rinchiude la mente, oltre la quale si estende all’infinito un deserto di male e Depressione. Depressione con la D maiuscola, che con zanne e artigli squarcia parte della tua sanità e genera la sua prole malefica nei meandri del tuo subconscio, decidendo di farsi strada magari solo qualche anno più tardi senza alcun preavviso. La D alla quale nessuna medicina generata dall’uomo può porre rimedio.
“Allora è vero quanto ripeteva, se non erro, Architta di Taranto [...] ‘Se un uomo salisse in cielo e contemplasse la natura dell’universo e la bellezza degli astri, la meraviglia di tale visione non gli darebbe la gioia più intensa, come dovrebbe, ma quasi un dispiacere, perché non avrebbe nessuno a cui comunicarla.’ ” (CICERONE, De amicitia) “Son cose brutte,”[...]”cose che non si sarebbe mai creduto di vedere; cose da levarvi l’allegria per tutta la vita; ma però, a parlarne tra amici, è un sollievo.” (A.MANZONI, I Promessi Sposi, cap.XXXIII, 1827)
Ora che non c’è più, ora che La Grande D ha preso il sopravvento sul tuo raziocinio, ora che la cella è stata chiusa con chiavi disperse nel tempo, a chi sarai libero di raccontare i più reconditi segreti della tua mente? A chi esprimerai liberamente le tue idee senza avere il timore di essere deriso e sbeffeggiato? E i dubbi che ogni giorno attanagliano il tuo essere? Solo lui sapeva risolverli senza giudicare, e quando esprimeva un giudizio che ti riguardava direttamente, era garbato, prudente, e se necessario anche spiritoso. Ma soprattutto non feriva i tuoi sentimenti, mai. Nemmeno la madre più benevola avrebbe saputo fare di meglio. E chi per intere ore ascolterà più ogni singolo profumo, colore, sensazione provata durante la tua vacanza in Australia? Ma che dico! Non solo ascoltare, anche commentare! Un’intera serata estiva seduti sulle altalene nel parco dietro casa, ognuno con la sua granita alla menta in mano da consumare lentamente. Anche le stelle sembravano ascoltarvi, tra parole e gioiose risate che coprivano il fastidioso ronzio delle zanzare.
“A me piace parlare con Nuto; adesso siamo uomini e ci conosciamo; ma prima, ai tempi della Mora, del lavoro in cascina, lui che ha tre anni più di me sapeva già fischiare e suonare la chitarra”[...]”Già allora gli andavo dietro e alle volte scappavo dai beni per correre con lui nella riva o dentro il Belbo.” (C.PAVESE, La luna e i falò, 1950)
E mentre gli parlavi, vedevi in lui quel punto di riferimento che molti non hanno nemmeno da bambini, e lo stesso vedeva lui in te, anche se non riuscivi a capire cosa poteva trovarci di speciale in una persona che si confonde con la folla. Lui era quello intelligente, quello colto, quello informato, quello simpatico, bello, premuroso. Quello da imitare, da raggiungere. Quando parlava dovevi essere presente con tutto te stesso, o ciò che usciva dalle sue labbra sembrava non avere un filo logico. Le parole strane e complicate che usava, termini che solo lui e pochi altri conoscevano, frasi sempre nuove e originali. Persino il modo in cui muoveva le mani, e il suo sguardo vago e sognante erano motivo di ammirazione e, perché no, di un pizzico di sana invidia. E la sua risata. Dio, la sua risata. Così emblematica, arguta, ma sempre moderata e adeguata alle situazioni. Come non provare almeno l’intimo desiderio di riuscire a ridere come lui? Non da meno era il suo coraggio. Si confidava con te come tu con lui, ma le sue idee, i suoi pensieri erano liberi. Solo tu avevi il privilegio di conoscerne i dettagli più nascosti, ma tutti quelli che lo conoscevano anche solo di vista ne avevano in testa almeno le basi. Le gridava al mondo quando lo riteneva necessario, con orgoglio. La sua voce diventava ali per quegli ideali pieni di nobile speranza per il futuro. Non gli importava di quanto gli altri potessero ridere di lui, o potessero odiarlo, o insultarlo. E questa forza non potevi far altro che guardarla. Raggiungerla, per quanto ti sforzassi, sembrava impossibile.
“E monna Vanna e monna Lagia poi con quella ch’è sul numer de le trenta che noi ponesse il buono incantatore: e quivi ragionar sempre d’amore, e ciascuna di lor fosse contenta, sì come i’credo che saremmo noi.” (DANTE ALIGHIERI, Le Rime)
Uomo o donna, cosa importa? Puoi negare di averlo amato con tutto te stesso? Se la persona in questione era quel tipo d’amico che muore completamente solo quando tu muori e viceversa, allora la risposta non può essere altro che negativa. Perché in fondo l’amore, quello forte e spirituale, non fisico, cos’è se non amicizia vera e completa in ogni sua forma? Cosa sono marito e moglie, se non amici? Amici reali, che condividono ogni pensiero, ogni proprietà, ogni intimità. Amici che si fidano l’uno dell’altra, che vedono il partner sempre un gradino sopra di loro e lo ammirano. Amici che si aiutano nei momenti di difficoltà, che parlano prima di dormire perché l’ultima cosa che vogliono sentire nella giornata è la voce dell’altro. E quella volta che avete litigato la paura fu grande. Nonostante il vostro cuore fosse a conoscenza del fatto che tutto si sarebbe risolto per il meglio, la vostra mente non riusciva a pensare se non in malo modo. Ciò che vi eravate detti, che avevate fatto, razionalmente non si poteva riparare. Ma il legame che vi univa era troppo forte, così potente che, anche se ora lui se n’è andato, è ancora integro. Una simbiosi inattaccabile, indistruttibile. Così, quando è giunto il momento della verità e i vostri cuori hanno aperto le porte all’amicizia dell’altro, una scoperta tanto magnifica quanto ineccepibile vi si è prostrata innanzi. Tutto ciò che fino a quel momento era sembrato il dolore più grande dell’universo, si trasformò nell’esatto opposto. Quello che prima era stato un forte litigio, divenne amore, rafforzando ciò che era già abbastanza forte da far crollare la Torre di Babele con un solo soffio. Ora che lui è morto, una parte di te è sparita, celata nelle segrete della solitudine, ma una parte di lui vive ancora grazie alla vostra amicizia.
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