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Il Sogno della Falena
1. La farfalla ritornava a casa. Era un po’ nervosa, era andata a trovare sua madre e aveva fatto tardi. Il sole era calato e poteva fare brutti incontri. Quasi che l’avesse chiamata, una falena le si mise al fianco. La farfalla fingeva di non farci caso, ma percepiva che la falena la fissava. Cominciò a tremare presentendo che sarebbe finita male. Nella sua piccola comunità le storie sui soprusi delle falene erano all’ordine del giorno: - Hanno picchiato a sangue mio cugino! - Hanno rapinato l’amica di mia sorella! La falena non accennava ad andarsene. Poi disse: - Ciao. - Buonasera – rispose la farfalla con voce tremante. - Te le posso dire due parole? Eccoci! Pensò la farfalla. - Fermati un momento. – insisteva la falena. Si posarono su un davanzale. - Mi chiamo Piero – disse la falena. – tu ce l’hai un nome? - Serafino. – fece la farfalla con un fil di voce. L’aveva riconosciuta, era la terribile Piero la falena, a capo della comunità di Porta Giacobina. - Senti, ma voi ce l’avete con noi? Non ci salutate mai, vi voltate dall’altra parte, ma perché? Non siamo tutt’e due farfalle? Voi siete più belle, ma è solo perché noi ci curiamo di meno. Serafino la farfalla annuiva terrorizzato. - Certo… anch’io l’ho sempre pensata così! La falena sembrava soddisfatta. - Dove stai andando? – chiese. - A casa. - Ah. E posso venire anch’io? Così mi presenti ai tuoi amici, io ho sempre voluto vedere come vivono le farfalle ma i miei amici, sai com’è, loro sono testardi. Farfalle con farfalle falene con falene. – e rise. Ma a Serafino quella risata suonò minacciosa. Ma cosa poteva rispondere? Dire no a una falena significava morte sicura. Si era cacciata in un bel guaio. Ingoiò e disse sì. Quando arrivò a casa con la sua nuova amica Piero la falena, le altre farfalle che stavano festeggiando il compleanno di Carolino si bloccarono come le belle statuine. Carolino lanciò un urlo e fuggì. La vecchia Annaliso svenne. La falena mostrando educazione finse di ignorare quello strano comportamento e gioviale strinse la zampetta a tutte le farfalle presenti, presentandosi come amico di Serafino nonché simpatizzante delle farfalle. Le farfalle si calmarono a poco a poco, qualcuna abbozzò anche un sorriso. Invitarono la falena a unirsi a loro e la festa proseguì, ma senza il festeggiato che volò fino alla comunità di S. Sebastiano a raccontare che la sua gente era stata sterminata da un attacco di falene.
2. La festa era diventata un incubo. Le farfalle stanche morte si addormentavano in piedi, ma nessuno aveva il coraggio di andarsene, o di dichiarare che si era fatto tardi. La falena invece era tutta arzilla, si era come appiccicata a Serafino. All’alba le farfalle erano tutte crollate, chi sulla sedia, chi sul pavimento. Solo Serafino cogli occhi gonfi continuava ad annuire ai discorsi di uguaglianza della falena, ormai ubriaca. Serafino pensava: “è quasi l’alba, dovrà andare a casa a dormire prima o poi. Se resisto ancora un po’ saremo salvi.” La falena infatti cominciava a sbadigliare. - Senti, non è che potrei dormire qui stanotte? – per la falena era naturale chiamare notte il giorno. Serafino cosa poteva rispondere? Disse sì, con un gran sorriso forzato. Così la falena andò a dormire quando le farfalle si svegliavano. Sabrino, il migliore amico di Serafino, non aveva ancora aperto gli occhi che si scagliò contro l’amico: - Ma sei scemo?! Ma sai cosa ci hai fatto rischiare?! Ti rendi conto?! Nessuna delle farfalle si era ancora accorta che la falena era lì, addormentata sul divano. - Potresti fare un po’ di silenzio? Epperfavore! – gridò la falena drizzandosi di colpo cogli occhi chiusi. Sabrino si gettò a terra coprendosi la faccia con le mani. - Aiuto mi ammazza! Mi ammazza! Era ancora lì che si agitava steso in terra e la falena si era già riaddormentata. Le farfalle trascorsero tutto il giorno parlando a bassa voce. Quella notte la passarono di nuovo in bianco, ad ascoltare i discorsi della temibile Piero la falena: - Dobbiamo trovare un modo per vivere insieme, e in pace. Diceva Piero, e le farfalle annuivano, con lui e tra di loro. Il giorno dopo invece si lamentavano con Serafino: - Tu ce l’hai portata e tu devi mandarla via! - Amiche farfalle ascoltate! – diceva Serafino – forse la falena ha ragione. Vi ha fatto del male per caso? Io le credo, mi fido di lei. - Sì ma mio cugino…! - protestava una - Sì ma mia sorella…! - protestava l’altra. - Sì ma mia madre che le hanno scippato la borsa…! Nessuno dava retta a Serafino. E intanto la falena ormai abitava in casa loro. C’erano anche dei lati positivi in questa convivenza forzata. Un giorno proprio la farfalla Sabrino fu sorpresa da una falena sul petalo di una margherita. La falena con fare spaccone tentò di rapinarlo. Per puro caso Piero e Serafino svolazzavano da quelle parti perché Piero voleva imparare a volteggiare aggraziato e silenzioso come le farfalle. La falena rapinatrice era il suo amico Marcus. Finì che andarono tutti e quattro a bere insieme. Alla fine erano sbronzi e amici. Rapinato e rapinatore fecero un voletto insieme intonando una canzonaccia volgare che tutte le farfalle imparavano al collegio. - Dobbiamo integrarci tra di loro – diceva Piero la falena, e il suo amico Marcus barcollando ubriaco biascicava: - Giusto! Si separarono tra baci e abbracci. Marcus volò via, Piero invece rimase con le farfalle.
3. - Questa storia deve finire! – disse poi Sabrino a Serafino. - Ma se ti sei divertito! - Io divertito? Io facevo finta, che altro dovevo fare! Io non mi mischierei mai con le falene! – disse schifato. Le altre farfalle non dicevano niente. Serafino, vedendo che tutti appoggiavano Sabrino, gridò indignato: - Non sono loro, siete voi che fate schifo! - Ah sì? Non hai sentito cos’ha detto ieri? No, certo, eri troppo ubriaco! Ha detto che vuole diventare una di noi. Crede di poter somigliare a una farfalla! Risero tutti. - E allora? Che c’è di male se prova ad assomigliarci?- disse Serafino. - E dovremmo permettere a una falena di credersi farfalla?! – gridò il vecchio Annaliso che aveva perso la pazienza. - Anche tu poi, Serafino, non ti vergogni che sei diventato il suo schiavetto? Carolino intanto sorrideva malizioso. Da tempo diceva alle altre farfalle: - Non vi fate incantare dalla sua faccia da scemo, Serafino è furbo! Nel frattempo la falena dormiva a casa di Serafino, nel suo letto. Col sorriso sulle labbra, sognava farfalle e falene che svolazzavano felice al chiaro di luna. Quando si svegliava chiamava Serafino, e Serafino accorreva con la colazione. Appena sveglio già biascicava di integrazione e fiducia, del fatto che anche loro farfalle dovevano imparare dalle falene. E Serafino annuiva. - Purtroppo le altre farfalle sono tradizionaliste - diceva Serafino dispiaciuto. – non sarà facile. - Invece ce la faremo! – lo incoraggiava la falena. - Per dimostrarvi che siamo uguali – disse quella sera a una riunione organizzata con Serafino, - il fratello di Serafino, chirurgo che tutti stimate, mi trasformerà in farfalla. E se non potessi più tornare falena lo considererò un sacrificio necessario alla causa della pace tra i nostri due meravigliosi popoli! L’operazione ebbe luogo il giorno dopo. L’intervento durò sei ore. Naturalmente si era organizzato un complotto per sopprimere la falena mentre era sotto anestesia, ma Serafino lo aveva scoperto. Da solo non aveva trovato argomentazioni per far cambiare idea alle farfalle che consideravano un’offesa tremenda quell’operazione di chirurgia plastica. Era tutto pronto per uccidere la falena, quando Serafino aveva detto: - Bravi, e poi che raccontiamo ai suoi amici quando verranno a cercarlo? Le farfalle persero tutto l’entusiasmo. Piero non era una falena qualunque, era un capo. Sostenere una guerra con le falene era impensabile. Il complotto fallì. Il fratello di Serafino non era solo un chirurgo, era un artista! Quando la falena si risvegliò era una bellissima farfalla. E tutte a fargli complimenti: - Bellissima! - E beh, evidentemente c’era una predisposizione… - Meglio di una farfalla vera! Felice, quella sera Piero la falena, ora Piero la farfalla, volava per i prati. C’era una luna bellissima in cielo. Le farfalle avevano reagito bene alla trasformazione, adesso tutto sarebbe stato più facile. E Piero sapeva che senza Serafino non ce l’avrebbe mai fatta. Uno sciame di vecchie amiche gli veniva incontro. Sei falene. Puntarono su di lui, Piero fece una risata e quelle si fermarono confuse. - Non mi riconoscete? Sono Piero! - Piero? Ma chi ti ha ridotto così? - Marcus, amico mio, fa parte del mio progetto d’integrazione. Ti ricordi, ne abbiamo parlato al pub, quella sera, con le farfalle! Integrazione?! Farfalle?! Le falene digrignarono i denti… - Mischiarci con le farfalle, ma che cavolo dici? Io non ho mai bevuto con le farfalle! - È un traditore! Guarda come si è combinato! - Amici! Marcus! Ascoltatemi, possiamo cambiare le cose! Un futuro di armonia e pace ci attende… - Ma questo è pazzo! – fece Marcus imbestialito. – ora te lo diamo noi il futuro! Piero capì che aria tirava e fuggì. Le falene lo raggiunsero, lo pestarono a sangue. Fu l’alba a salvarlo. Lo lasciarono lì mezzo morto, tre zampe spezzate, un’ala strappata. Lo coprirono di insulti e se ne andarono. Dopo un po’ uno sciame splendente di ali bianche gli volò sopra. Con l’occhio sano Piero riconobbe le sue amiche farfalle. Riuscì a buttar fuori quel tanto di voce per farsi sentire. Le farfalle gli furono intorno. - Ma chi è stato? – chiese Serafino. - Le falene. Non sono ancora pronte all’integrazione. Mi hanno abbandonato… Seguì un lungo silenzio. Poi Serafino parlò. - Ti hanno abbandonato eh? Non ti proteggono più? Povera farfallina, ti sei divertito a trattarmi da schiavo? Integrazione, ma chi ti vuole? Mi hai fatto vivere un mese di terrore! Ma guardate come si è conciato! Volevi essere una farfalla eh? Ora ti faccio vedere come sono dolci le farfalle. Ragazzi, vendichiamoci! Gli furono addosso, lo picchiarono a morte, e quello più violento era proprio Serafino. Passò un bambino col nonno. Vide le farfalle che si affannavano sopra quel che rimaneva di un insetto. - Perché fanno così? – chiese il bambino. - Perché sono bestie, e gli manca la ragione. – disse saggio il nonno.
Simone Lega
Edited by esimon - 15/11/2008, 16:49
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