Quel problema giù all'impianto
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Quel problema giù all'impianto

Mix fant. + horror + rosa (un po'), 39 K

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    Attenzione: questo scritto ha contenuti destinati a un pubblico adulto. Leggendo di seguito dichiari sotto tua totale responsabilità di avere più di 18 anni. Se terminologia o situazioni esplicite possono offenderti o andare in contrasto con la tua morale, sei pregato di chiudere questo post.

    Nota: mi scuso con il Monolito ma la caffettiera gialla non sapevo proprio dove mettermela! :lol:

    1.
    La Panda Van del pronto intervento ambientale filava via agile nel traffico cittadino con il lampeggiante verde acceso.
    Al volante c’era Nico, detto “il politicante”, la pecora nera dell’azienda. Fumava avido una Marlboro 100’s, tirandosi su sistematicamente gli occhiali da sole ogni qual volta gli scivolavano lungo il naso a becco.
    Il cielo di quel pomeriggio, naturalmente, era coperto.
    - Guarda che strafiga! - disse.
    Strombazzando con il clacson, salutò dal finestrino una donna assai attraente che attendeva di attraversare la strada lungo le strisce.
    Lei lo ringraziò alzandogli contro il dito medio della mano sinistra.
    - Piantala! - gli intimò la sua collega Sara, detta Iggy, sprofondata nello scomodo posto del passeggero e intenta a torturare i tasti del proprio telefonino.
    - Vista da vicino non era tutto ‘sto che - constatò l’uomo, contrariato. Accese poi di nuovo la radio, come per vendicarsi.

    Si raccomanda di non uscire di notte nei quartieri contrassegnati dal Bollino Nero, specie in prossimità delle zone, identificabili su qualsiasi navigatore GSM, ripeto: GSM, dove si sono aperte voragini sul manto stradale. Riceviamo proprio adesso una velina dall’Assessorato alla Difesa: pare che in città stiano scomparendo i ratti. Gli avvistamenti di questi animali si stanno facendo sempre più radi. La notizia che, appena qualche anno fa, sarebbe stata considerata positiva, ora, invece ... ”.

    Iggy la spense quasi subito, forse anche lei per vendicarsi.

    L’uomo le sorrise in un modo inconfondibile, a metà strada tra l’ironico e lo sfottente.
    - Ancora a chattare con quello? Com’è che si chiama? - le chiese.
    - Fatti gli affari tuoi - gli rispose, pentendosi di avergliene parlato in passato.
    - Quando v’incontrerete? - .
    - Non lo so - replicò, acida.
    - Sai una cosa? Non mi piace mica poi tanto lavorare con te - .
    - La cosa, ti assicuro, è reciproca - .
    Iggy, tuttavia, si pentì quasi subito di essere stata stronza in quella maniera. Indagò sul perché quell’uomo ogni tanto la facesse irritare all’improvviso. Lasciò subito perdere. Non gli piaceva scavare troppo in se stessa.
    Forse per ripicca, forse indifferente, Nico pareva concentrato solo sulla guida. Gettò la cicca dal finestrino, svoltò a sinistra e s’incanalò sulla strada consolare.
    - Adesso è il caso che quel cellulare te lo riponi in tasca. Siamo arrivati dai nostri simpaticoni - disse.
    Con una manovra azzardata svoltò a destra sorpassando un’auto in corsa e infine si arrestò, rombando, davanti al cancello di un condominio residenziale.
    - Servita e riverita, mistress! - .
    Iggy sospirò, slacciandosi la cintura.
    Scese dalla macchina in modo quasi teatrale, sciogliendo il codino che le tratteneva i capelli, neri, lisci e lunghi fino al bacino.
    Fece sbattere a terra con un salto le sue scarpe antinfortunistiche numero trentanove con il rinforzo in ghisa sulla punta.
    Tirò fuori dal bagagliaio la valigetta da lavoro, nera come la notte.
    Fece stretching al collo.
    Poi spinse a caso uno dei pulsanti del citofono, davanti al cancello.
    Una voce femminile allarmata rispose immediatamente.
    - Chi è? - .
    - Siamo la ditta che gestisce il depuratore, signora. Siamo qui per quel problema giù all’impianto. Ci apre il cancello, per favore? - .
    - Ah! Finalmente! Grazie a Dio siete venuti! Apro e avverto subito l’Amministratrice - .
    - Grazie - .

    2.
    Nell’interno dell’ampio parcheggio condominiale c’erano due posti liberi proprio in prossimità della recinzione dell’impianto.
    Nico arrestò la Panda sgommando e occupandoli entrambi di traverso.
    Fissò da dietro gli occhiali da sole la folla di borghesi preoccupati che si era radunata ad aspettarli in ansia.
    Davanti a tutti spiccavano tre figure: un uomo alto e fino come una matita, uno grasso come un barile, e poi l’ultima, quella che non poteva dimenticare, una donna bella come il sole e oscura come la notte.
    - L’amministratrice! - fece Nico a mezza bocca per non far capire il suo labiale - Che strafica! Vive qui, sai? Me la farei anche seduto! Solo che ha le labbra grosse. Mi ricordano troppo quelle della mia ex moglie - .
    - Capisco - fece Iggy, elaborando le sue parole - Senti, fammi il favore. Davanti a loro evita di fare “il politicante”. Soprattutto non contraddirmi - .
    - Con quella che tu e il nostro comune Boss chiamate “la mia politica” - replicò lui - vi ho salvato il culo in diverse circostanze, ultima delle quali, te ne accorgerai dopo, nel suggerirti di mettere in pre-allarme Gino per una gita immediata da queste parti - .
    - Oh, come sei saggio! - gli rispose Iggy, ironica.
    - Può essere che fai così perché scopi poco? - chiese lui, fingendo una riflessione interiore.
    - Poco sì, ma con te mai - replicò lei acida, uscendo dall’auto con un certo disagio.
    Chissà perché pensò subito alle dimensioni delle labbra dell’amministratrice. Erano davvero così grandi? E le sue? Lo erano altrettanto? Che idiozie le venivano in mente. Fissò Nico quasi a cercare risposte. Era sceso anche lui dall’auto e si era messo a braccia conserte con il sedere appoggiato al cofano a contemplare estatico il corpo della donna.
    - Buongiorno a tutti. Sara Rossi - si presentò dopo essersi avvicinata alla piccola folla. Cercò di sorridere per quanto le fosse possibile.
    Strinse un po’ di mani, la maggior parte delle quali mosce e sudate.
    Il Boss soleva ripetere fino alla nausea di non fidarsi mai di chi salutava con la mano moscia.
    L’unica, però, che le aveva dato una stretta come si deve, da vero maschiaccio, era proprio l’amministratrice, che, a differenza del collega, non aveva avuto modo di conoscere in precedenti occasioni.
    Iggy la squadrò da capo a piedi. Quella era dunque uno dei sogni erotici di Nico, dalle labbra però troppo simili a quelle della sua ex moglie.
    Portava una gonna molto corta e una giacca stretta che, più che nascondere, accentuava notevolmente la curva del seno, senz’altro molto più voluminoso del suo.
    Quasi che capisse di essere stata scannerizzata per un confronto, la donna guardò a sua volta Iggy dall’alto in basso.
    - Siete in ritardo - le disse, fissandola severa e con un po’ di puzza sotto il naso.
    - Il ritardo è di chi lavora. Non perdiamoci in sterili chiacchiere e ci illustri la problematica, per favore - tagliò corto Iggy.
    L’Amministratrice strinse gli occhi, fissandola come un serpente.
    S’intromise il Barile, quasi a far da paciere in quella sfida sotterranea tutta al femminile.
    - E’ cominciato tutto stamattina verso le undici. Nessuno ha notato niente fino a quell’ora, anche se qualcuno, non ricordo chi, ha detto di aver sentito rumori strani provenire dall’impianto uno o due giorni fa - .
    Il Matitone scese nella discussione, ansioso di dire anch’egli la sua.
    - Gli affari in metallo che coprono le vasche del depuratore, quei coperchi, come li chiamate in gergo tecnico? - chiese.
    - I coperchi - risposero in coro Iggy e Nico.
    - Ecco sì, va beh! Si sono messi a ballare. Qualcosa li spingeva da sotto. E poi s’è sentita una puzza orribile e si sono uditi dei sibili strani. Come se l’impianto fosse posseduto da un demonio! - .
    “Bella immagine”, pensò Iggy.
    - Adesso tutto sembra di nuovo tranquillo. Però ... - disse ancora il Barile, arrestandosi e facendo un gesto vago con le mani.
    - Capisco - fece Iggy.
    - Scusate! - disse l’Amministratrice a voce alta fissando i suoi coinquilini, severa e con uno sguardo allusivo.
    - Mi permette, vero? Posso dire due cose in privato, signorina? - disse rivolgendosi ad Iggy.
    - Certamente - .
    La prese sotto braccio e la trascinò qualche metro lontano dal resto del gruppo. Iggy si sentì subito osservata da mille occhi. Percepì il profumo raffinato della donna, sovrapposto alla puzza di fogna proveniente dall’impianto.
    - Mi perdoni, dimentico subito i nomi - le fece. Iggy era quasi ipnotizzata da quelle labbra. Possibile? Erano così grandi? O forse era Nico che le trovava grandi?
    - Sara Rossi. Ma i colleghi mi chiamano Iggy. Per via dei capelli e per il caratteraccio. Se le va, può chiamarmi anche lei così - .
    - Bene, Signorina Rossi - calcò di proposito le parole “Signorina Rossi” - mi stia ad ascoltare. Se anche noi abbiamo avuto la sfortuna di beccarci uno di quei cosi, voglio che ce ne liberiate subito, costi quel che costi. Qui vivono famiglie, dei bambini, ma soprattutto - Iggy fissò le sue labbra, forse grandi come le sue, scandire le parole una a una - banchieri, magistrati, professionisti, dirigenti, deputati. Si tratta di gente che ama una certa riservatezza, mi capisce? Vorrei che il problema fosse risolto prima di sera - .
    Ad Iggy sembrava che l’amministratrice stesse alludendo a qualcosa. Ma finse di non capire perciò tagliò corto.
    - Le garantisco che faremo il possibile, dottoressa - .
    - Il suo possibile non mi basta - .
    - Risolveremo la questione entro stasera, in un modo o nell’altro. Ci siamo permessi di mettere in allerta anche eventuali rinforzi - .
    - Bene. Ci siamo chiarite allora. Può cominciare il suo lavoro - .
    Con una smorfia di disappunto, Iggy si allontanò da lei salendo sul muricciolo del contatore del gas. Batté le mani per richiamare l’attenzione.
    - Allora, signori, prestatemi attenzione solo per un attimo. Stiamo per entrare nell’impianto. Per cui siete invitati ad allontanarvi e tenere lontani i bambini. Per nessun motivo dovete entrare nella recinzione - .
    Ci fu un mormorio d’approvazione. Tutti fecero diversi passi indietro, pur restando a guardare.
    “La gente è sempre felice quando c’è qualcuno che, al posto loro, si assume delle responsabilità” pensò la ragazza.
    Poi il suo sguardo fu catturato dal sedere di Nico che si sporgeva per prendere dell’attrezzatura all’interno del bagagliaio della Panda. Cercò di concentrarsi sul lavoro, mordendosi la lingua e ripensando alle dimensioni delle labbra dell'amministratrice.

    3.
    Nico aprì il cancelletto con la copia delle chiavi che l’amministratrice gli aveva dato nelle precedenti visite routinarie.
    - Bene - disse Iggy entrando per prima e accendendosi una sigaretta. Anche se aveva visto il depuratore solo in un’altra precedente occasione, era memorizzato nella sua mente. Iggy aveva lasciato l’università quando le mancavano pochi esami alla laurea in Ingegneria ambientale. Le era morto il padre e aveva dovuto abbandonare gli studi e trovarsi un lavoro per dare una mano alla famiglia.
    Lo analizzò.
    Vasca d’accumulo, denitrificatore, ossidazione, sedimentazione, ricircolo.
    Il gabbiotto con all’interno il quadro elettrico e i servomeccanismi alla sua destra.
    Molto semplice.
    Tutto taceva però, l’impianto era in blocco.
    - Allora, vediamo se sei preparato - disse a Nico, entrato subito dopo di lei, col casco già calzato in testa - In quale vasca sta? - .
    - E’ ovvio, in ossidazione. Si sarà coperto con i fanghi sedimentati subito dopo aver mandato in blocco termico le soffianti - .
    - Bravo, verifica il quadro elettrico - .
    - Agli ordini, mistress! - rispose l’uomo, ironico. Entrò nel gabbiotto.
    Iggy scosse la testa. Con molta cautela, s’infilò i guanti e il casco, ponendo la preziosa valigetta nera, aperta, lungo il bordo dell’area cementata.
    - Qui è tutto un albero di Natale - disse Nico da dentro il locale - Sono scattati i contattori magneto-termici delle soffianti, delle pompe e dell’agitatore. L’impianto è in by-pass totale - .
    - Riarma almeno le soffianti - rispose lei.
    - Perché? - fece Nico sbucando dalla porta d’ingresso al gabbiotto. Teneva gli occhiali da sole calati lungo il naso. Gli occhi neri la fissavano da sopra le lenti mettendola a disagio. Odiava quando la guardava così, quell’aria da superiorità dettata dalla pratica, la modestia finta del troppo furbo.
    - Non possiamo colpirlo se rimane sotto i fanghi e mi pare evidente che dobbiamo ammorbidirlo almeno un po’ - .
    - Non è meglio chiamare subito Gino e aspettare lui, prima di farlo? Ci troviamo in mezzo a palazzi abitati. Se la situazione ci sfuggisse di mano, sai qui che caciara! - .
    - Lo vedi perché ti chiamano “il politicante”? Stai sempre a sindacare! Riarma quelle cazzo di soffianti, fa come ti dico! - gli intimò Iggy, spazientita.
    - Va bene, mistress - tornò dentro il gabbiotto solo per un istante per poi riuscire subito - Ho riarmato tutto. L’impianto è di nuovo in funzione. Possiamo giocare ai Cow Boys e agli indiani adesso! - .
    Dio, come lo detestava certe volte. Specie quando poi aveva ragione.
    Il rumore dei motori trifase coprì nuovamente i sussurri dei curiosi. La pompa di rilancio, dall’accumulo, cominciò ad alimentare di nuovo il denitrificatore, dove un agitatore silenzioso manteneva il liquame in condizioni anaerobiche. L’acqua della vasca d’ossidazione, invece, sotto il pesante coperchio di metallo, ricominciò a bollire, insufflata dall’aria. La pompa di ricircolo ricominciò a farvi riaffluire i fanghi dall’ultima vasca, la sedimentazione.
    Si alzò, ancor più persistente, la solita, nota, familiare, puzza di fogna.
    - Adesso vieni qua e dammi una mano ad alzare il coperchio dell’ossidazione - .
    - Non sono certo sia una buona idea - disse, calmo, il suo collega.
    - Piantala! - Iggy odiava quando qualcuno provava a minare la sua sicurezza.

    4.
    La ragazza e l’uomo si misero in posizione parallela, fissando dei ganci a delle fessure apposite poste sui bordi del coperchio della vasca d’ossidazione.
    Nico la fissava senza ansia ma con biasimo. Gli occhiali da sole erano inforcati a meta lungo quel suo strano naso a becco.
    - Al mio tre - .
    - Tira e falla finita! - fece Nico, cominciando subito a tirare. La ragazza, imprecando, fu presa di sprovvista, ma poi recuperò la presa.
    - Stronzo - ebbe il tempo di dire, sotto sforzo.
    Il coperchio si alzò lentamente, fino a porsi a novanta gradi. Prima ancora che cadesse, per gravità, dalla parte opposta rispetto alla quale era stato sollevato, i due erano già schizzati lontano di parecchio con tre veloci balzi all’indietro. Il tonfo rimbombò per tutto il condominio. Si sentì qualcuno urlare al di là dal pergolato, oltre la recinzione.
    - Fin qua ci siamo - fece Iggy, alzandosi in punta di piedi per vedere l’aspetto della vasca.
    L’acqua fangosa era di un bel marrone chiaro e ribolliva trascinata a pelo dell’acqua dall’aria delle soffianti.
    - Non mi piace neanche un po’ questa storia - fece Nico, correndo a prendere scodella telescopica e cono Imhoff da dentro il gabbiotto. Tornò fuori con entrambi gli oggetti in mano piuttosto contrariato. Con la coda dell’occhio Iggy vide l’Amministratrice che si era fatta coraggio ed era avanzata oltre il cancelletto.
    - Come sta andando? Si vede qualcosa? - le fece, ansiosa.
    - Stia lontano. Ora prendiamo un campione di fanghi per vedere se ci sono i caratteristici frammenti organici. Dobbiamo infilare la scodella abbastanza in profondità ed è un’operazione rischiosa - .
    - E indovina chi lo deve fare? - disse Nico. Con gesti calmi e calcolati, immerse la scodella telescopica dentro la vasca, posizionando il Cono Imhoff sul bordo di cemento dell’impianto.
    Dopo appena due o tre secondi trascorsi dall’inizio dell’operazione qualcosa afferrò l’asta metallica, tirandolo in avanti. L’uomo incespicò mantenendo miracolosamente l’equilibrio, avvicinandosi però pericolosamente a bordo vasca.
    - Attento! - .
    - Cazzo! - urlò Nico lasciando la presa della scodella e saltando all’indietro come uno scoiattolo.
    Iggy, pur nella concitazione della cosa, fu affascinata dalla sua reazione rapida.
    - Dammi una pistola! - urlò l’uomo.
    Iggy corse alla valigetta nera proprio quando una specie di tentacolo putrefatto uscì dalla vasca con la scodella telescopica arpionata a mo’ di trofeo. Era verde pallido, ripieno di escrementi. Aveva come delle diramazioni bianche lungo i bordi, una sorta d’immondi peduncoli mucosi e muscolosi. Emetteva un fischio strano, inquietante, come uno scaldabagno guasto. Una puzza orrenda, peggiore di quella di prima, cominciò a spargersi nell’aria. Erano le esalazioni venefiche che esalava dai suoi orifizi.
    Si sporse di circa due metri dal bordo della vasca sbattendo poi la scodella a terra come per protestare d’essere stato disturbato. Attorno alla recinzione la gente urlava. Sentì, dietro di lei, l’Amministratrice lanciare un grido da soprano.
    Iggy prese due pistole dalla valigetta. Una la lanciò a Nico, che la afferrò al volo.
    - Spara a questo stronzo! - .
    I due fecero fuoco all’unisono. I dardi venefici centrarono il tessuto molle del tentacolo, che si rinfilò dentro la vasca, anche se molto lentamente.
    - Accidenti! - urlò Iggy.
    Nico aveva un sorriso in bocca che pareva lanciare messaggi telepatici del tipo “te l’avevo detto!”.
    - Piantala! - gli fece subito la ragazza, anticipando ogni suo commento.
    - Com’è grosso! - fece l’Amministratrice, dietro di loro, ancora immobilizzata dal terrore. Fissò la scodella telescopica a terra come un oggetto osceno - l’avete ammazzato? - .
    - Per favore stia lontano. Ha visto? - le disse Iggy, indicandole la scodella - nessun veleno noto è in grado di ucciderlo. L’unico che lo intontisce un po’ è l’ossalato di sodio. E’ quello che gli abbiamo sparato per ammorbidirlo. Ma non è ancora finita - .
    - Ritorna! - urlò Nico.
    Un tentacolo ancora più grosso del precedente si allungò dal bordo della vasca di parecchi metri schiantandosi sul coperchio in metallo del denitrificatore con un rumore di uno straccio bagnato. Poi cominciò a muoversi come una coda di lucertola tranciata, lasciando bave di muco ed escrementi attorno a se. Iggy e Nico riuscirono a saltarlo ma non l’Amministratrice. Fu afferrata alla gamba e tirata in avanti. Cadde a terra all’indietro sbattendo la nuca e fu subito trascinata verso la vasca.
    Iggy la afferrò per la vita, gettandosi su di lei e tirandola a se.
    - Non mi lasci! Non mi lasci! - urlò la donna, presa dal panico e dal dolore.
    - Da quando lei ed io c’eravamo fidanzate? - le fece Iggy stringendola al seno, mentre il suo sangue le imbrattava il giubbotto da lavoro. La forza di quel tentacolo però era enorme. Nonostante puntasse le scarpe, non riusciva a frenare il movimento dei loro corpi, diretto inesorabilmente verso la vasca.
    - Faccia qualcosa! Non voglio morire! - urlò la donna, disperata.
    - Nico? Fa vedere che non sei solo un politicante! Alza il culo, non la posso tenere ancora a lungo! - .
    - Politicante un cazzo! Alla fine, le devo risolvere sempre io le problematiche - fece l’uomo, imprecando.
    Corse alla valigetta nera, saltando i loro corpi urlanti e il tentacolo, prese un’ascia d’acciaio, tornò e ve la abbatté sopra, appena a pochi centimetri dal piede della donna.
    - Vaffanculo! - disse, calmo, aggiustandosi gli occhiali da sole sul naso. Il tronco di tentacolo mozzato si agitò a vuoto per un po’, poi si rituffò in acqua con un immondo splash. Il troncone tranciato, invece, scivolò via flaccido dalla gamba della donna, rilasciando escrementi, muco e un assorbente. Con un calcio, Nico lo rimandò dentro la vasca.
    - Portatemi via da qui! - urlò l’amministratrice, isterica.
    Alzandosi, Iggy si trascinò letteralmente la donna dietro di se. Si ritrovarono, in pochi istanti, tutti e tre dietro il gabbiotto, seduti sull’aiuola, proprio mentre altri due tentacoli, ancora più grossi dei precedenti, uscivano dall’acqua.
    - Che orrore! - fece l’amministratrice ancora abbracciata ad Iggy. Le vomitò addosso.
    - Ah, cazzo! Stia tranquilla è tutto sotto controllo! Sta bene? - le fece Iggy, contrariata, cercando di ripulirsi in qualche modo dal vomito con i guanti.
    - Proprio! - disse Nico, togliendosi gli occhiali da sole. Corse temerariamente alla valigetta tenendo a vista i tentacoli e tornò con un kit medico. Le applicò sulla nuca un disinfettante e una benda per arrestarle l’emorragia. Iggy rimase un po’ turbata nel vedere le mani del collega toccare troppo intimamente la testa della donna.
    Poi l’amministratrice, cercando di riprendersi, disse - Potevo finire là dentro! - alzò la voce - Vi denuncio tutti! - e scoppiò a piangere.
    - Ah, adesso pure denunciati! - fece Nico, offeso.
    - Su, dottoressa! Non faccia così! - fece Iggy, accarezzandole le spalle.
    - Non mi tocchi! - .
    - Non la stavo toccando! - .
    - Sì, che mi toccava! - .
    - No! Cioè, sì, la toccavo ma non per ... - .
    - Le posso assicurare che alla mia collega piacciono gli uomini, anche se rigorosamente virtuali - fece Nico, scoppiando a ridere.
    - Nico! - lo biasimò Iggy, mortificata.
    Qualcuno fece capolino dal cancelletto. Era il Barile.
    - Devo chiamare l’ambulanza? - .
    - Sto bene! - disse l’amministratrice - Nessuna ambulanza, Giovanni - .
    Poi si rivolse ad Iggy. Il rimmel sotto gli occhi si era sciolto e le aveva invaso la faccia di righe nere. Ancora una volta la ragazza paragonò le proprie labbra alle sue.
    - Fino ad adesso siete stati un fallimento! Se non risolverete la questione, rescindo il contratto con la vostra scalcinata ditta e passerò alle vie legali per inadempienza! Fate qualcosa, cazzo! - urlò.
    - Senta - fece Iggy, accomodante - da soli è evidente che non ce la facciamo. Quell’affare è troppo grande. L’ossalato non basta. Ci vuole un aiuto e subito! - .
    - Faccia venire chi vuole! - fece lei con le lacrime agli occhi. Si toccava il sedere dolorosamente - l’esercito, la polizia, i pompieri, ma ci liberi da quest’orrore! - .
    Iggy si tolse i guanti e si accese un’altra sigaretta. Le parlò con calma.
    - Nessuna delle autorità che ha citato, dottoressa, si scomoderebbe mai per questi mostriciattoli condominiali da due soldi. Sono tutti impegnati altrove a combatterne altri, di maggiori dimensioni e molto più aggressivi, mi creda. Non ha idea di cosa esce dai depuratori comunali, per non parlare di quello che c’è nelle fogne. Io ne ho visto uno. Le assicuro che questo che ha visto al confronto è Candy Candy. Ecco perché lasciano a noi queste incombenze. La polizia, vede, in questo contesto, siamo noi. Ma stia tranquilla! Le ho promesso che risolveremo la cosa entro oggi e lo farò! - .
    L’amministratrice neanche l’aveva ascoltata. Si guardava la gamba con orrore. Aveva una calza lercia e tutta strappata. Aveva perso una scarpa. La ragazza si rivolse al collega.
    - Nico tieni la posizione, vedo dov’è Gino - .
    Nico si alzò con la pistola in mano.
    - Era ora! - .
    Iggy lo guardò torva. Poi tirò fuori il cellulare aziendale.
    - Chi è questo Gino? - chiese l’amministratrice, come tornando alla realtà.
    - La cura. Ora mi scusi un attimo - fissò Nico che, intanto si era alzato e sparava alla cosa. Ancora una volta si scoprì a fissargli le spalle e il deretano.
    - Gino? Abbiamo bisogno di te. Dove sei? Ah! Bravo! Cosa? No, niente baci! - .
    Poi rivolta all’amministratrice, imbarazzata.
    - Faccia aprire il cancello. Gino è già qui - .
    - Non siete normali voi due - fece la donna, alzandosi dolorosamente.
    Nico soffiò sulla canna della sua pistola e le rispose.
    - Stavamo aspettando lei che ce lo facesse notare, dottoressa - .
    Iggy scosse la testa, abbattuta.
    I tentacoli, intanto, schioccarono come fruste facendo saltare in aria tutti i coperchi delle vasche, una ad una. La gente urlò. Qualcuno, affacciato al balcone cominciò persino ad applaudire.
    Accorgendosi della cosa, Iggy pensò che il mondo fosse pieno di pazzi.
    L’amministratrice tornò dopo un po’, dolorante.
    - Ho fatto aprire il cancello - .
    Si era tolta la calza e aveva la gonna strappata. Pareva molto provata.
    Nico, tra un colpo e un altro, ebbe il tempo di ammirarle le gambe con lussuria.
    Iggy se ne accorse e ne rimase contrariata. Uscì dal cancello cercando di reprimere i suoi pensieri. Andò a spostare la Panda Van allo scopo di fare posto a Gino. Si era radunata ora una folla molto più compatta di prima. Molti fotografavano la scena e riprendevano i tentacoli col telefonino neanche fossero un’ammirazione turistica.
    - Sarebbe il caso non vi metteste sempre di mezzo ai coglioni, signori, e ci lasciaste lavorare in pace! - urlò la ragazza, esasperata, facendo manovra con la Panda Van - Fate largo, prego. Dio, questa città è diventata un manicomio! Stia attento, lei! Non vede che sto facendo marcia indietro? Cazzo! - .
    - Ma chi sta arrivando? - chiese il Matitone, mentre la aiutava a tener lontano la gente.
    Iggy, sporgendosi dal finestrino, replicò - I nostri! - .


    5.
    Come un titano mitologico, come il Drago di San Giorgio, in un'orgia di luci lampeggianti, in un concerto di motori rombanti, come l’essenza stessa della potenza, un clacson annunciò l’arrivo della Verità. Tutti si scansarono come formiche soggiogate.
    Il mostro vendicativo si fermò a pochi metri da loro, a fari abbaglianti accesi, deformando l’aspetto stesso dell’intorno dell’impianto con la sua luce penetrante, come per rivendicarne il possesso.
    Se all’impianto c’era il male, lui era lì per estirparlo.
    - Ma cos’è? - chiese, impietrita dallo stupore, l’amministratrice.
    Iggy le rispose.
    - L’autospurgo - .
    Ne scese un tale, basso, bruno e con la barba sfatta, lattina di birra in mano, mozzicone di sigaro in bocca e camicia lercia aperta sul torace villoso, dove svettavano, di pari importanza, un crocefisso e il simbolo della Roma, entrambi d’oro.
    Ruttando, Gino chiese.
    - ‘Ndo sta? - .

    6.
    - Allora, Gino - disse Iggy, spiegando il piano - Nico lo distrae, io lo arpiono con un lazo, poi tu fai il resto - .
    - Che casino - fece Gino fissando i tentacoli furiosi che uscivano dalle vasche, sputando un sorso di birra a terra. Poi rivolto al Barile, che ascoltava dietro di loro - Ma che cazzo vi siete cacati voi altri? - .
    - Indagheremo, vedrà! - fece lui, serio.
    - C’è poco da indagare - fece Nico ricaricando la sua pistola.
    L’amministratrice si avvicinò ad Iggy, in modo timido e dolorante.
    - In effetti, su quest’aspetto non abbiamo ancora riflettuto, ragazzina. Che cosa può essere stato a fare quello? Uno di noi? - .
    - Eh! - fece Iggy, mentre aiutava Gino a srotolare la proboscide dell’autospurgo.
    Nel frattempo tutti gli si erano fatti attorno quasi aspettandosi una rivelazione escatologica.
    - Mi sembra evidente che qualcuno, qui da voi, abbia mangiato roba vietata dal governo. Una qualche bistecca, polli ruspanti, salsicce, prosciutti, rombo, vongole - .
    - Ravioli, tortellini, filetti di baccalà - aggiunse Gino, da dietro agitando una mano e schioccando le labbra - Sono anni che non si possono mangiare, tutti lo sanno. Ah, Santa Rita, darei una mano anche solo per assaggiare uno di questi piatti! Ma poi, quando uno caca ed esce quello, passa la voglia o no? - .
    Iggy arrossì perché la conversazione si era fatta un po’ troppo delicata e disgustosa. Aggiunse, dolcemente.
    - Ehm, come accennava il collega, c’è senz’altro qualche golosone sconsiderato tra voi, Dottoressa, che s’è fatto sedurre dai cibi vietati, è rimasto contagiato e ha fatto da incubatrice con il suo intestino per quello che sta vedendo. Sarete messi sotto torchio dai NOE - terminò.
    - Mi rivolgerò al deputato per evitarlo - rispose l’amministratrice, più rivolta a se stessa che alla ragazza.
    - Come vuole. Ma non si aspetti che io non faccia il mio dovere. Ho l’obbligo di segnalare l’evento all’autorità competente - .
    L’amministratrice la guardò torva, ma Iggy sostenne lo sguardo.
    - Chi può essere stato, tra noi, a mangiare i cibi vietati? - chiese il Matitone.
    Nessuno rispose. Tutti però si guardarono intorno e, spontaneamente, cominciarono a girarsi verso il Barile.
    - Che volete? Perché mi fissate? Io mangio solo roba consentita! Lo giuro! - replicò con voce piagnucolosa.
    Rimasero a guardarlo, scettici, per qualche istante, poi ognuno tornò alla propria occupazione.
    Infine, dopo qualche secondo di silenzio, Nico entrò nel discorso e aggiunse.
    - C’è un’altra possibilità, in effetti, citata dai manuali, che scagionerebbe l’ipotetico golosone contaminato e anche un individuo terzo, contaminato anch’egli e che abbia utilizzato uno dei vostri water. Questa possibilità non contempla i cibi vietati dalla legge. E’ noto, infatti, che le monadi di questi cosi possono invadere anche i tessuti liquidi. Può essere andata così, allora. Qualcuno che vive qui può aver assimilato che ne so, in qualche modo, il sangue di un portatore sano, esterno al condominio. Oppure bevendone abbondantemente, forse a più riprese, qualche altro suo liquido fisiologico, tipo ... che ne so - fece un gesto vago - Che ne so! - .
    Iggy diventò letteralmente viola.
    Tutti rimasero in silenzio cercando di assimilare il concetto. Poi si voltarono, molto lentamente, verso l’amministratrice.
    Lei sostenne gli sguardi ad uno ad uno per qualche istante.
    - Ma perché cazzo mi guardate tutti così, ora? - rispose contrariata. Poi strabuzzò gli occhi come se avesse avuto una rivelazione e aprì la bocca per formare una “o” di stupore.
    - Maledetti stronzi porci maschilisti! Non ho fatto quello che pensate! - fece con un sibilo.
    - Sono ipotesi come altre - disse Nico, sorridendo.
    - Forza Gino, finiamo ‘sto lavoro - fece Iggy, cercando di tornare su argomenti meno scottanti.
    - Non vedo l’ora - rispose.

    7.
    Nico fece da esca con la proboscide in mano. Un tentacolo si spostò immediatamente verso di lui.
    - Stai attento - urlò Iggy.
    - T’interessa la mia sorte, vedo! - le rispose l’uomo, concentrato.
    Il tentacolo si avvicinò ancora di più.
    - Prendilo! Ora! - urlò.
    Iggy fece un gesto da perfetta Cow Girl. Arpionò un tentacolo con il lazo cercando di tenerlo fermo per qualche istante in una posizione qualsiasi.
    Nico, allora, avvicinò la proboscide proprio in quel punto.
    - Ora, Gino! - .
    Gino attivò la potente pompa da vuoto dell’autospurgo. Il tentacolo cominciò ad essere risucchiato dentro la proboscide. Iggy allora tranciò il lazo proprio all’altezza del nodo.
    - E’ meglio che girate la testa dall’altra parte se avete lo stomaco debole - urlò Iggy a chi, da oltre la recinzione, assisteva ancora alla scena.
    Una cosa immonda sibilante uscì dalla vasca d’ossidazione protestando. Era una sorta di groviglio putrefatto di melma ed escrementi, con una vaga cosa in un certo punto che sembrava una testa, forse con degli occhi. La sua bocca, però, era enorme e vomitava escrementi su escrementi. L’acqua uscì dalla vasca, tracimando. Il tanfo era tremendo.
    - Speriamo che non si squarti. Tira! - .
    Il mostro fu sfilacciato dentro la proboscide, strizzato come un calzino bagnato, stirato come una striscia di muco nelle sue gluoproteine, tentacolo per tentacolo. Il tubo si gonfiò per tutto il suo tratto e sobbalzò a più riprese, sbattendo Gino e Nico a terra più di una volta. Ma il motore non cedeva.
    - Tira! - .
    Il mostro sembrava non finire mai. Ma alla fine anche l’ultima immonda parte di esso fu risucchiata definitivamente.
    - Venticinque metri - fece Gino, bestemmiando, arrestando la pompa - Quanto so’ grossi ‘sti cosi. Li mortacci loro! - .
    Dopo molto tempo il tubo si sgonfiò e l’autospurgo oscillò per un po’ fino ad arrestarsi.
    - Ci lascio sempre un po’ di varichina dentro. Anche se non lo ammazza so che non gli piace - ridacchiò Gino spiegando ad un tale il suo lavoro - Lo faccio diventare bianco! Poi vado diritto all’inceneritore! Questi cosi bruciano che è una meraviglia. Come la merda! - aggiunse soddisfatto mentre il suo interlocutore annuiva interessato.
    Fissò il cartello ADR sul mezzo, per il trasporto su strada di merci e rifiuti pericolosi. Poi salì sul mezzo.
    - Iggy, i documenti! - urlò.
    - Dammi dieci minuti, Gino - replicò la collega. Si guardò intorno.
    L’impianto sembrava una zona smilitarizzata. Un silenzio da tomba piombò nell’area, rotto da sgocciolamenti vari. “La quiete dopo la tempesta”, pensò la ragazza. Tutto era andato bene. Perché dentro di lei, però, c’era ancora qualcosa fuori posto?

    8.
    - Com’è possibile? - chiese l’amministratrice, ancora sotto shock - da dove vengono questi mostri? Che cosa sono? - .
    Iggy si sedette a terra, esausta e si accese una sigaretta, lasciando stare per un attimo i documenti che aveva appena finito di compilare e che doveva dare a Gino. Quella donna, ora, le faceva compassione. Decise di parlarle dolcemente.
    - Nessuno ancora lo sa, dottoressa. Li chiamano PTGC, acronimo di psedo tenie giganti coprofaghe. Anche se non sono certo tenie e non mangiano solo escrementi. Avrà sentito anche lei la televisione. Secondo una teoria ancora da verificare, pare che provengano da degli oggetti biologici stranissimi, le monadi virali, che non sono né cellule né virus, e che sono state trovate in un lago d’acqua sotto i ghiacci dell’Antartide. Si ricorda? L’hanno raggiunto diversi anni fa, trivellando i ghiacci. Da lì sembra che queste monadi preistoriche si siano diffuse in tutto il mondo animale sfruttando le varie catene alimentari. Non sono stati ancora trovati efficaci trattamenti termici o chimici per eliminarle dai cibi preparati a base di carne e pesce. L’unico modo per contenerle è la prevenzione: evitando di mangiare gli alimenti a rischio si evita il contagio. Ma non tutti rinunciano al piacere di una bistecca clandestina. In questo modo accade che, se il cibo assimilato è contaminato, le monadi virali invadono chi l’ha ingerito. L’ospite non riceve alcun danno. Può vivere, infatti, tutta la vita e bene senza avere alcun problema per la loro presenza nell’organismo. Le monadi non sono patogene.
    Tuttavia, dopo un po’ di tempo, che può variare in mesi o anni, all’interno del suo intestino, in un modo ancora non del tutto chiaro, le monadi virali subiscono una prima metamorfosi. Alcune di loro diventano embrioni.
    Poi, quando l’ospite espelle le sue feci, gli embrioni espulsi assieme a queste entrano al secondo stadio di metamorfosi, grazie, pare, al gradiente d’ossigeno e di temperatura.
    Una volta all’esterno si alimentano delle feci, fino a diventare, se le condizioni all’intorno lo permettono, una specie di strani platelminti giganti senza limiti superiori al loro accrescimento. Quando questi affari sono sessualmente maturi, poi, essendo ermafroditi, si auto fecondano, espellendo non so quanti miliardi di nuove monadi virali nell’ambiente. Il ciclo, così, continua.
    Finché gli scienziati non risolveranno la cosa a monte, abbiamo un bel problema da risolvere. Bisogna mangiare solo vegetali e surrogati di carne e pesce sintetici. Aspettare che il protocollo per il check in di massa sia messo a punto per individuare tutti coloro che sono stati contaminati. Forse trovare qualche sostanza da gettare nelle fogne che li uccida o ne arresti l’accrescimento. Ma per ora, combattere corpo a corpo questi mostri che, almeno nel nostro Occidente evoluto, escono fuori solo a causa dei nostri peccati di gola. Alcuni di questi poi, pare stiano cominciando a mutare. Si dice che, prima o poi, uno di loro alla fine uscirà dalle fogne. Se ciò accadrà, saranno guai - .
    L’amministratrice rabbrividì.
    - E’ vero che possono tornare anche indietro? Voglio dire ... nel water? - chiese con un filo di voce, come ipnotizzata dall’orrore.
    - E’ molto raro, ma può capitare. La tenia deve crescere in modo spaventoso, all’interno d’un tratto di fogna o in un depuratore a servizio, senza che nessuno se ne accorga. Attirata dal cibo può dirigersi verso la sua ... ehm, fonte primaria. E’ estremamente improbabile, ma se capita ... beh, meglio che non capiti. Ma adesso stia tranquilla. Domani mattina, con la luce del giorno, controlleremo se ci sono altri embrioni in crescita nell’impianto e li faremo fuori. Per ora non correte nessun pericolo - le sorrise - In tutto il mondo ora è così, se può consolarla. Abbiamo a che fare con un’invasione - .
    - Un’invasione di merda - fece Gino dal finestrino - Ti sbrighi con quei documenti, Iggy? All’inceneritore non aspettano me! Se trovo chiuso, riporto indietro la bestia, eh! Andiamo, cazzo! - .
    - Hai ragione, Gino. Dottoressa, deve firmare un mucchio di documenti: il formulario d’identificazione rifiuto, innanzi tutto - fece Iggy allungandole un foglio. Poi si guardò intorno. Chissà dove era finito Nico.
    - Dobbiamo proprio? - fece lei, implorante, con la penna in mano.
    - Dobbiamo proprio, dottoressa. Sarete sottoposti a screening uno per uno e il portatore del contagio, una volta individuato, sarà trasferito e isolato negli ospedali appositi. E’ la legge. E la legge è uguale per tutti - .

    9.
    Sceso il buio, Nico aveva dato un passaggio con la Panda Van ad Iggy per riportarla a casa. Si arrestò a pochi metri dal suo portone.
    - Beh, ciao! - le fece il suo collega - Passo a prenderti domani? Dobbiamo tornare all’impianto, no? - .
    - No, tu vai con Gino. Io vado direttamente in ditta, ho da mettere a posto chili di scartoffie. Non ci vedremo per un po’ di giorni. Vedi di non combinare guai - gli sorrise.
    - Oh! Va bene - rispose lui.
    Iggy rimase, per un attimo, sconcertata.
    Quel “oh” non era forse stato di delusione?
    Stava per aprire lo sportello e andar via quando un vecchio dubbio le rivenne in mente.
    - Posso chiederti una cosa? - .
    - Dimmi - fece lui, dopo aver starnutito.
    - Perché hai detto che l’amministratrice ha le labbra grosse? Non è mica vero! - .
    L’uomo si tolse gli occhiali da sole e la fissò diritta negli occhi.
    - Ma io non mi riferivo a questo tipo di labbra - e gliele sfiorò con un dito.
    La ragazza rimase interdetta sia per le parole sia per il gesto. Un lampo le illuminò il cervello.
    - Allora vuol dire che tu e lei ... che lei ti ha ... che tu sei ... - rispose balbettando.
    Lui la guardò triste coprendosi la faccia con entrambe le mani.
    - Sì, ora lo sai - fece con voce grave e teatrale - io sono contagiato. E ho contagiato anche lei. Quel mostro è, con tutta probabilità, figlio mio! - .
    - Cosa? - Iggy sentì spezzarsi qualcosa dentro. Non sapeva più che dire. Stava quasi per urlare in modo isterico, quando notò che la faccia dell’uomo si mosse in modo anomalo sotto le sue mani.
    Alla fine, dopo un momento di panico, capì il perché. Nico stava cedendo ad una fragorosa risata.
    - Ma sei proprio uno stronzo! - gli fece dandogli uno schiaffone in testa - Stronzo mille volte! - .
    Iggy non sapeva ora se arrabbiarsi per lo scherzo o rallegrarsi perché lo era. Alla fine tirò un sospiro di sollievo e sorrise.
    - Vedi Iggy. Sei solo tu quella che, alla fine ... si beve tutto! - e riscoppiò a ridere come un pazzo.
    - Ma vaffanculo! - stavolta però anche lei scoppiò a ridere.
    - Scusami - fece lui asciugandosi le lacrime - Ti ringrazio per la risata che mi hai regalato. Non me ne facevo una da tanto tempo! - .
    - Non sei normale, Nico! - fece lei, accennando ad uscire dalla Panda Van.
    Ma l’uomo la bloccò per un braccio.
    - Aspetta, Sara - .
    Iggy si fermò perplessa. L’aveva chiamata con il suo vero nome. Lui, che era stato quello che le aveva appioppato quel soprannome, Iggy, che l’aveva marchiata in eterno all’interno della loro azienda.
    - Che c’è? - .
    - Non volevi sapere la vera storia delle labbra? - .
    - Solo se è un lieto fine - fece lei, seria.
    - Va bene. Vedi, l’ho detto apposta. Era una menzogna, ovviamente - .
    - E perché? - .
    - Speravo la cosa ti facesse ingelosire. Ci provo sempre. Ogni volta che ne ho l’occasione, in verità - .
    Ad Iggy cominciò a girare forte la testa. Qualcosa, dentro di lei, stava cominciando a cedere come una frana.
    - E per quale motivo dovrei ingelosirmi di te? - gli chiese, con voce ansiosa.
    - Forse perché non ti sono antipatico come cerchi sempre d’autoconvincerti - rispose lui, chinandosi in avanti e ponendo il suo viso a pochi centimetri da quello della ragazza.
    Cedendo ad un impulso istintivo, Iggy si ritirò ed uscì velocemente dall’abitacolo.
    - Ciao! - gli disse, deglutendo, in piedi fuori dall’auto.
    - Ad un’altra battaglia, Iggy - fece lui rimettendo in moto la Panda. Poi sporgendosi ancora in avanti, concluse - E’ un brutto guaio! Peggio di mille tenie giganti! Sto innamorandomi di te! - .
    Poi chiuse lo sportello, ridendo. Strombazzò con il clacson, mise la freccia e partì.
    Lei fissò la Panda fino a che non scomparve nelle vie semideserte. Poi si fermò davanti al portone di casa, ripensando alle ultime parole che il collega le aveva appena detto. Passò un’auto dell’esercito in piena corsa. In lontananza si udirono delle sirene sia della polizia sia di un’ambulanza.
    Scosse la testa, sorridendo.
    - Anch'io, politicante che non sei altro! - mormorò.

    Edited by x_LUIS_x - 11/1/2009, 11:47
     
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  2. federica68
     
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    Ciao!!
    eccomi qui
    il racconto mi è piaciuto parecchio per le invenzioni, il ritmo, lo stile, (nonostante l'abbondanza di avverbi in MENTE, ma quelli basta che li levi) per come l'hai condotto, belli i personaggi (mitico Gino).

    l'unica cosa che mi ha perplessa un po' è il finale. Non mi pare verosimile che lui le riveli che si sta innamorando e se ne vada.
    Con che faccia si ritroveranno al lavoro, poi? Non riuscirebbero a guardarsi in faccia, credo... boh? o non le dice niente, o va fino in fondo, direi...
    ma ti direi di lavorare ancora un po' sui dettagli. Ti segnalo qualcosa:

    CITAZIONE
    La Panda Van del pronto intervento ambientale filava via agile nel traffico cittadino con il lampeggiante verde acceso.
    Al volante c’era Nico, detto “il politicante”, la pecora nera dell’azienda. Fumava avidamente una Marlboro 100’s, tirandosi su sistematicamente gli occhiali da sole ogni qual volta gli scivolavano lungo il naso a becco.
    Il cielo di quel pomeriggio, naturalmente, era coperto.

    poche righe, 3 avverbi in "mente"!!!troppi, fra l'altro ce n'è subito una ltro più sotto:


    CITAZIONE
    - Guarda che strafiga! - disse.
    Strombazzando con il clacson, salutò dal finestrino una donna assai attraente che attendeva inutilmente

    e poi ancora altri più avanti. DecisaMENTE troppi!!

    attento alla doppia punteggiatura tipo qui:
    CITAZIONE
    v’incontrerete? - .

    CITAZIONE
    era memorizzato nella sua memoria

    ripetizione
    CITAZIONE
    Iggy aveva lasciato l’università quando le mancavano pochi esami alla laurea in Ingegneria ambientale. Le era morto il padre e aveva dovuto abbandonare gli studi e trovarsi un lavoro per dare una mano alla famiglia.

    questa informazione la sposterei altrove, qui mi suona fuori luogo

    CITAZIONE
    fu presa di sprovvista,

    alla sprovvista


    CITAZIONE
    Come un titano mitologico, come il Drago di San Giorgio, in un'orgia di luci lampeggianti, in un concerto di motori rombanti, come l’essenza stessa della potenza, un clacson annunciò l’arrivo della Verità.

    questa è fantastica!!! specie unita a questa:
    CITAZIONE
    - L’autospurgo - .

    CITAZIONE
    L’amministratrice si avvicinò ad Iggy, in modo timido e dolorante.

    ci sono un po' troppi doloranti riferiti all'amministratrice


    CITAZIONE
    Aggiunse, dolcemente.
    - Ehm, come accennava il collega,

    ho visto che a volte usi questo costrutto per i dialoghi. Non funziona. In un caso del genere ci vanno i 2 punti prima del dialogo.

    CITAZIONE
    - Ad un’altra battaglia,

    D eufonica!!!

    metto un 3 bello pieno


     
    .
  3. x_LUIS_x
     
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    Grazie Federica innanzi tutto per avermi letto :lol:
    In effetti di D eufoniche e avverbi in mente ne sforno più io che pizze a Napoli.
    Al di là di tutto curo sempre troppo poco, ahimè, la forma!
    Cercherò di seguire i tuoi consigli.

    Il finale?
    I finali rosa mi attizzano di più così, mezzi tronchi. In effetti è meno "lieto fine" di quel che appaia.
    Ma la tua osservazione è vera! Avevo scritto un finale alternativo dove la loro "frenata" si capiva un po' di più ma poi sforavo i 40k => non mi sopportavo io a scriverlo figurarsi voi a leggerlo!

    Un saluto!
    L!!
     
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  4. niwad
     
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    uff... racconto ostico: tra tecnicismi e registri del tuo stile non è sempre facile seguire la trama. In particolare, ti sei perso in una quantità di pleonasmi impressionante.
    Non so se ho trovato tutto, ma credo di aver "spurgato" buona parte del racconto. In definitiva, tenendo conto di tutto direi che non moriremo se ti do 3 nonostante i vari punti che non mi hanno convinto. La prossima volta non sarò così buono, veh? <.<

    In spoiler la bolgia di osservazioni:
    SPOILER (click to view)
    CITAZIONE
    filava via agile

    non mi piace granchè come espressione: filava agile è già di per sè una ripetizione di senso, ma col "via" in più è davvero pesante
    CITAZIONE
    assai attraente

    "asssai" mi sa di desueto, ma aspetto di vedere il resto dello stile della narrazione
    CITAZIONE
    alzandogli contro

    "contro" fa da pleonastico
    CITAZIONE
    Si raccomanda di non uscire di notte nei quartieri contrassegnati dal Bollino Nero specie in prossimità delle zone, identificabili su qualsiasi navigatore GSM, ripeto, GSM, dove si sono aperte voragini sul manto stradale.

    punteggiatura tentennante, proporrei: virgola dopo "nero" e due punti dopo "ripeto"
    CITAZIONE
    invece ...

    mai mettere lo spazio prima dei due punti. Perchè vedo un doppio spazio tra la fine del comunicato e "Iggy", e pure tra "vendicarsi" e "L'uomo"? Non ci andrebbe, ma può darsi che sia un problema di visualizzazione.
    CITAZIONE
    - Non lo so -

    i trattini dialogici non vogliono spazio, quando non c'è segno di interpunzione interno al dialogo e la parte successiva inizia per minuscola (in genere i verbi: disse, fece, esclamò), si rende necessaria una virgola esterna al trattino di dialogo.
    CITAZIONE
    Non piace mica poi tanto lavorare con te

    perso un "mi"?
    CITAZIONE
    Iggy si pentì quasi subito, tuttavia,

    "tuttavia" in posizione errata, 'sta Iggy si pente un po' troppo per avere per soprannome il nome del buon vecchio Pop.
    CITAZIONE
    Può essere che fai spesso così perché scopi poco?

    bleurgh, trova un modo per esprimere il concetto in altro modo: "fai spesso così" mi fa abbastanza schifio
    CITAZIONE
    Chissà perché pensò subito

    virgola dopo "perchè"
    CITAZIONE
    L’unica, però, che le aveva dato una stretta come si deve, da vero maschiaccio, era proprio l’amministratrice

    Tempo Verbale: l'imperfetto non mi suona benissimo. In realtà, a livello logico andrebbe tutto in passato remoto, ma considererei corretto anche se tutto fosse in trapassato remoto... lascio l'ardua sentenza ai posteri :P
    CITAZIONE
    l’amministratrice che

    virgola prima dei "che" relativi
    CITAZIONE
    Anche se aveva visto in passato il depuratore solo in un’altra precedente occasione

    sovrabbondanza di termini, lo fai spesso. in passato-precedente è una ripetizione di senso, e sono entrambi pleonastici: "Anche se aveva visto il depuratore solo una volta" è valido tanto quanto e molto più "spiccio"
    CITAZIONE
    era memorizzato nella sua memoria

    come ha detto Fede.. e anche per il pezzo subito successivo.
    CITAZIONE
    Tutto taceva però, l’impianto era in blocco.

    virgola prima di "però", due punti o punto subito dopo.
    CITAZIONE
    da superiorità

    ma non si diceva aria DI superiorità?
    CITAZIONE
    ricircolo ricominciò a farvi riaffluire i fanghi dall’ultima vasca

    ri-ri-ri. Meglio evitarlo.
    CITAZIONE
    Il coperchio si alzò lentamente, fino a porsi a novanta gradi. Prima ancora che cadesse, per gravità, dalla parte opposta rispetto alla quale era stato sollevato, i due erano già schizzati lontano di parecchio con tre veloci balzi all’indietro.

    cerca di rigirarla meglio: "di parecchio" è pressochè pleonastico, "per gravità" pure. In totale fa un eccesso di particolari.
    CITAZIONE
    Tornò fuori con entrambi gli oggetti in mano piuttosto contrariato.

    virgola prima di "piuttosto"
    CITAZIONE
    Ed indovina chi lo deve fare?

    D eufonica
    CITAZIONE
    Dopo appena due o tre secondi trascorsi dall’inizio dell’operazione

    da "trascorsi" è tutto un pleonasmo, anche piuttosto bruttino.
    CITAZIONE
    I dardi venefici

    ti piace, eh, 'sto aggettivo? Se vuoi mantenere la caratteristica dei dardi, o rendi le esalazioni solo "mefitiche", oppure usa un banale "velenosi". Ma normalmente non si usano dardi avvelenati (altro termine che puoi usare)
    CITAZIONE
    - Faccia qualcosa! Non voglio morire! - urlò la donna, disperata.
    - Nico? Fa vedere che non sei solo un politicante! Alza il culo, non la posso tenere ancora a lungo! - .
    - Politicante un cazzo! Alla fine, le devo risolvere sempre io le problematiche - fece l’uomo, imprecando.
    Corse alla valigetta nera

    'mazza quanto parlano per essere in una situazione di m3rd4 e avere poco tempo... fallo parlare mentre corre, meglio.
    CITAZIONE
    e un assorbente femminile

    Tu conosci assorbenti maschili? XD
    CITAZIONE
    lzato e sparava alla cosa prendendo la mira.

    refuso, manca la "a" di "alzato". "Prendendo la mira" è un pleonasmo: non sparerà certo alla cieca, e comunque se già stai sparando non stai più tanto a prendere la mira: l'obiettivo l'hai già agganciato.
    CITAZIONE
    Iggy se ne accorse e ne rimase contrariata

    secondo "ne" è pleonastico
    CITAZIONE
    deformando l’aspetto stesso dell’intorno dell’impianto

    dell'intorno?! Ti prego, cambia quel termine con qualsiasi altro: panino, salsicciotto, water... qualsiasi cosa è meglio ç.ç
    Ah, concordo con Fede circa i "doloranti" dell'amministrazione e sul pezzo dell'arrivo di Gino: figa l'immagine che si crea.
    CITAZIONE
    Ne scese un tale, basso, bruno e con la barba sfatta, lattina di birra in mano, mozzicone di sigaro in bocca e camicia lercia aperta sul torace villoso, dove svettavano, di pari importanza, un crocefisso e il simbolo della Roma, entrambi d’oro.

    Periodo lungo, un punto e virgola ci sta, ma lo spezza comunque poco
    CITAZIONE
    C’è un’altra possibilità, in effetti, citata dai manuali, che scagionerebbe l’ipotetico golosone contaminato e anche un individuo terzo, contaminato anch’egli e che abbia utilizzato uno dei vostri water. Questa possibilità non contempla i cibi vietati dalla legge. E’ noto, infatti, che le monadi di questi cosi possono invadere anche i tessuti liquidi. Può essere andata così, allora. Qualcuno che vive qui può aver assimilato che ne so, in qualche modo, il sangue di un portatore sano, esterno al condominio

    prima il suo vocabolario si fermava a "va' che figa quella", e ora mi spara un discorso complesso al limite dell'incomprensibile come questo? Faglielo dire più terra-terra: non è un avvocato e non deve spiegare a un lord ottocentesco la cosa. Dagli un linguaggio più semplice.
    CITAZIONE
    Il tentacolo si avvicinò ancora di più pericolosamente.

    di più-pericolosamente, non accostarmeli mai più.
    CITAZIONE
    fece Gino, bestemmiando, arrestando la pompa

    mettici un "e" al posto della virgola.
     
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  5. Paolo_DP77
     
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    Ciao Luis,
    devo dire che anche questa volta mi sei piaciuto. Il racconto è uno spasso, e mi complimento per la fantasia sfrenata.

    Lo stile purtroppo presenta tante imprecisioni, se le mettessi a posto per me sarebbe un quattro, così com'è darò tre.

    Ti hanno segnalato già tante cose, per cui mi rimangono poche osservazioni

    In questa battuta di dialogo
    CITAZIONE
    - Con quella che tu e il nostro comune Boss chiamate “la mia politica” - replicò lui - vi ho salvato il culo in diverse circostanze, ultima delle quali, te ne accorgerai dopo, nel suggerirti di mettere in pre-allarme Gino per una gita immediata da queste parti - .

    sento puzza di...
    SPOILER (click to view)
    infodump :) :) :)


    Hai la tendenza a spiegare le espressioni nei dialoghi, fa un effetto tipo quando ad un film non riesci a togliere i sottotitoli. :) per esempio:
    CITAZIONE
    - Oh, come sei saggio! - gli rispose Iggy, ironica.

    Qui è superfluo dire che è ironica, si capisce già.

    CITAZIONE
    - Bene, Signorina Rossi - calcò di proposito le parole “Signorina Rossi”

    Qui userei il corsivo "- Bene, Signorina Rossi" senza aggiungere altro.

    Qui invece
    CITAZIONE
    “La gente è sempre felice quando c’è qualcuno che, al posto loro, si assume delle responsabilità” pensò la ragazza.

    Toglierei le virgolette lasciando il pensiero semplicemente nel narrato. Si percepisce comunque come un pensiero di Iggy.

    Davvero mitica l'entrata in scena di Gino, specialmente la sua battuta d'apertura. Anche il finale mi è piaciuto.

    :compli:
     
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  6. esimon
     
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    Ciao Luis,
    Mi è piaciuto,
    scritto bene come tuo solito. Mi sono ingarbugliato un po' all'inizio tra personaggi e nomi e labbra grandi :P , poi la storia mi ha preso ed è stata una goduria. Rivedrei un attimo l'inizio, per il resto...
    Voto 3
    A rileggerci! :)
     
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  7. gataki
     
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    ho dato 4 anche a questo racconto, forse anche piu' meritato rispetto ad altri che mi sono piaciuti per il semplice motivo che non sono amante di questo genere, anzi.
    L'ho letto per curiosita' e devo dire che questo racconto e' riuscito a darmi delle immagini molto concrete, e' stato come vedere un film.
    Sei riuscito a descrivere stati d'animo, situazioni, persone e ad immedesimarti molto bene sia nella psicologia maschile che in quella femminile.
    Impressionante anche la trama stessa del racconto: sei riuscito a creare coerenza sia narrativa che strutturale in un racconto di pura fantasia (..si spera?? ). i miei complimenti!
     
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  8. Paolo_DP77
     
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    CITAZIONE (gataki @ 7/1/2009, 18:17)
    ... un racconto di pura fantasia (..si spera?? )

    :lol: speriamo davvero... con tutto quello che ho mangiato sotto le feste... :lol:
     
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  9. x_LUIS_x
     
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    Ciao!
    Grazie a tutti, ragazzi. Prima di tutto => per avermi letto.
    Un grazie particolare a Paolo perchè mi ha fatto scoprire il termine "Infodump" di cui ignoravo l'esistenza fino ad ora (parlo sul serio, eh!).
    Sono dovuto andare a cercare il termine su Internet per capire cosa fosse (piccola digressione => è sempre una piacevole sorpresa scoprire cose nuove!).
    Beh, non posso negare che quell'espediente mi sia servito ad introdurre la figura di Gino altrimenti quest'ultimo sarebbe comparso troppo all'improvviso.
    In questo senso è senz'altro Infodump. Però il contesto, secondo me, esprime più che altro una "lamentela".
    Però ti ringrazio, terrò in considerazione la cosa se avrò modo di apportare una correzione che non stravolga il racconto.
    Enormemente grazie ovviamente anche a Niwad per la capillare e apprezzatissima analisi (= >ho preso parecchi appunti interessanti al riguardo).

    Vedrò di eliminare i refusi e le ridondanze come da regolamento prima dei termini di scadenza.
    Un saluto!
    L!!!



     
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  10. Daniele_QM
     
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    Fantastico, divertente davvero! Stile fluido, battute azzeccate. Bravo.
    Attento, se usi i trattini per il dialogo non c'è bisogno dichiuderli, questo si fa con le virgolette.

    Voto: 3 anche se hai sfiorato il 4.
     
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  11. x_LUIS_x
     
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    Grazie Daniele (prima di tutto per avermi letto!).
    Colgo l'occasione per annunciare che ho dato una decespugliata e una rinfrescata al mio racconto seguendo i vostri consigli!
    Quella tua delle virgolette è un'osservazione sacrosanta. Non le ho volute toccare perchè l'altra volta ho perso mezz'ora a eliminare questi simboli => @ al posto delle -.
    Al cimitero del mio paese c'è una lapide che dice " Stavo bene, per stare meglio, qui giaccio".
    Quindi, poichè oltre a ciò => sono romano e sono pigro => non me la sono sentita di scendere a tanto nella revisione!
    Sarà quel che sarà, dice la canzone! Grazie comunque della segnalazione!
    :lol:

    Un saluto!
    L!!!
     
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  12. Diaphane
     
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    Ciao Luis :)
    Carino, carino, carino questo racconto! L'ho bevuto tutto d'un fiato!! ^_^
    Buono lo stile, giusto qualche passaggio che rivedrei, ottima la storia e ben caratterizzati i due protagonisti (GIno, però, è il massimo!! :P )
    Mi piace quel finale che lascia un po' in sospeso ma da cui si intuisce bene il seguito!
    Per me sarebbe un 3,5 che ho arrotondato a 4 perché, a mio avviso, in questo scritto c'è storia e stile... :)

    Un dettaglio in spoiler :D
    SPOILER (click to view)
    Che te possino Luigi! Mi stavi combinando un bello scherzetto!
    La prossima volta che leggo un tuo racconto, evito di mangiare!! :D
     
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  13. x_LUIS_x
     
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    Grazie Diaphane, innanzi tutto per avermi letto!
    In effetti nello spoiler dovevo aggiungere di non leggerlo prima di mangiare.
    Pensare che, non ci crederai, :sick: una volta ero così schifiltoso!
    Alla prox!
    L!!!
     
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  14. cattanu88
     
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    il racconto è una via di mezzo tra umorismo e scena apocalittica.

    Grande l'idea che gli uomini cachino dei mostri (ne sono sempre stato convinto, personalmente, ma sapere che anche altri lo pensino mi tranquillizza)

    un po' troppo ridondanti le frasi di lei gelosa e di come i mostri riescano a vivere grazie alla merda e tutto il resto.

    3. compliments
     
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  15. stefko01
     
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    Ciao Luigi.

    Grande racconto anche questo mese. Hai saputo mantenere un ritmo straordinario.
    La cosa che mi piace maggiormente nei tuoi racconti (i due che ho letto) e' il modo con cui rendi visibile la storia.
    Io continuo a pensare che uno bravo come te sia in qualche modo "del mestiere".

    Il voto? Un 4 straconvinto.

    Ciao,
    Stefano
     
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22 replies since 5/1/2009, 17:08   472 views
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