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Sono un po' in ritardo a causa di vari impicci. Meglio tardi che mai. Saluti.
1 °°Stella stellina, dimmi. Sono un uomo che ha un temporale nel cuore e un cielo pulito in testa? O sono un uomo che ha un temporale in testa e un cielo pulito nel cuore?°°
2 In opposizione al sole del pianeta, Autocoscienza incede attraverso l'agglomerato di vita stanziante. Registra come l'emissione di anidride carbonica avvenga tramite una serie di processi biochimici energetici che coinvolgono una grossa molecola con un unico atomo di magnesio al centro. Pensa che la vita stanziante sia qualcosa di simile, con le ovvie differenze, a ciò che esisteva una volta nel suo Mondo Originario, prima dell'Omologazione, quando il Progresso Collettivo la eliminò ritenendola "non conforme". Sezionando dei campioni, non percepisce alcuna emozione in quel lento processo di crescita. Nota poi innumerevoli forme di vita migrante di dimensioni e morfologie differenti che in modo univoco si ritraggono davanti al suo incedere. Dopo qualche analisi iniziale, Autocoscienza smette di prestare loro la benché minima attenzione. Capisce che la fonte del loro ritrarsi è solo istinto primordiale a vari livelli di semplicità. Tuttavia è fiduciosa perché ha studiato con interesse gli stralci segreti degli Esploratori. Sa che in quel mondo dall'atmosfera ossidante risiede una creatura che vive le emozioni intensamente e che considera essenziali nei processi vitali di relazione specifica. Ne ha intraviste dall'orbita le opere, le costruzioni artificiali. Il suo viaggio è stato lungo e proibitivo, ma ora, finalmente, è giunta alla meta.
3 Erano le venti circa. Dentro la villa dei Tozzi, i compagni di classe della III B festeggiavano i cento giorni dagli esami di maturità ballando sulle note dei Roxy Music. La cena sarebbe stata servita entro un’ora. Vittoria, sola e in disparte, decise di uscire nel giardino inglese per prendere un po' d'aria. Fuori c’era la brezza tipica di un Aprile inoltrato in altura, ma la temperatura era sopportabile. La ragazza si guardò attorno con interesse stringendosi al seno il golfino di lana. La villa, proprietà della ricchissima famiglia Tozzi, era stata costruita due secoli prima proprio di fronte al confine del lato laziale del Parco Nazionale d'Abruzzo. Oltre, il giardino, illuminato già da dei lampioni verdi, confinava con un tratto di foresta. Ma si accorse di non essere sola. Alla sua destra c’era Robert, il fratello maggiore di Alcide Tozzi, suo compagno di classe del primo banco. Poverino, pensò. Tutti sapevano che era autistico. Fissava il cielo come fosse un’entità metafisica. Com’era bello. Il vento gli muoveva i capelli neri e lunghi sulle spalle. A Vittoria ricordava un Lord Byron, un essere romantico perso in se stesso in chissà quali misteri, inaccessibili al resto del genere umano. Dall’altra parte, alla sua sinistra, invece, scorse Andrea e Hillary. Si erano appartati dietro una siepe dove delle decorazioni argentate, superstiti addirittura alle ultime feste natalizie, si muovevano luccicando alla brezza della sera imminente. Vittoria arrossì nel vedere la scena dei due ragazzi che cadevano l'uno sull'altro in effusioni amorose. Provò una sensazione d’imbarazzo, invidia e di desiderio allo stesso tempo. L'atmosfera era così magica, densa di nostalgia per qualcosa che era giunto al termine e per un altro qualcosa, più vago ed enorme, che stava per iniziare. Un pizzico di angoscia nera le sfiorò l'animo con la sua mano gelata. Era forse il Futuro che le ricordava che non c'era più tempo per essere spensierati? Era forse il Futuro che bussava alla sua porta come uno strozzino a chiedere pegno per riscuotere i suoi anni migliori? Sorrise amara, riflettendo sul fatto che quelle metafore potevano anche essere frutto di una delle poesie dark per le quali era stata oggetto di scherno per tutto l’anno, solo per averne scritte alcune temerariamente sul suo diario, violato di nascosto. Quasi come l’avesse evocati, vi fu un'irruzione urlata nel giardino di La Rosa, Martino e Rossini. Quest’ultimo, appena la vide così sola e assorta, le puntò subito contro il cellulare per riprenderla. “Ecco l'altra asociale! Fa coppia con Robert!” Tutti risero. Vittoria arrossì reprimendo la rabbia. Che bisogno c'era di disturbare sempre i pensieri di qualcuno? Di riempire ogni silenzio di rumore? Di documentare sempre tutto con i cellulari? “Sto solo prendendo un po' d'aria, ti sembra così strano?” gli rispose senza nascondere il tono acido nella voce. “Sei tu che sei strana! Sei una depressa!” replicò Rossini cercando e trovando consensi. Stava già mostrando la foto di pochi istanti prima ai suoi compagni per enfatizzarne le prove. “ Piantala, idiota!” Vittoria odiava quel trio di esseri immaturi e privi di cervello. Ma allo stesso tempo odiava la sua natura, il fatto di essere come un vetro trasparente e così esposta al loro ludibrio. In fondo, si disse, era lei a provocarli con la sua natura malinconica. “Torniamo dentro! Lasciamo stare i depressi. Tra loro si capiscono!” fece Rossini. Tutti risero. Vittoria rimase sola in giardino, umiliata, ma anche sollevata. Robert la fissò solo per un istante. Poi riprese a guardare il cielo.
4 Hillary era follemente attratta da Andrea. Poteva essere definita la classica cotta per il ripetente. Nonostante si ritenesse una ragazza intelligente, aveva da tempo ceduto all'irrazionalità della passione. Lui le carezzava il collo con tenerezza. Dei brividi di piacere le andavano e venivano su tutto il corpo. Poi il ragazzo gettò a terra il mozzicone di sigaretta e si voltò verso di lei. Gli occhi gli brillavano come quelli di un gatto esotico e il suo viso si avvicinò ancora, odoroso di dopobarba e tabacco. “Oh, Andrea!” disse Hillary. Lui la baciò, senza dire nulla. “ Qui?” gli chiese. Le pareva che il cuore le stesse per scoppiare. “ Perché? Che problema c'è? “ “ C'è Robert! “ gli disse. Indicò con gli occhi la figura nera e solitaria sotto il cielo, dove stavano spuntando le stelle più luminose. Pareva essere uscito da un racconto horror. Andrea si voltò, irritato. “ Che ti frega di quel matto? Magari ci vede, si fa le seghe e guarisce!” “ Scemo!” rise Hillary. La sicurezza a volte brutale di Andrea era la cosa che di più la affascinava. Disapprovava quel gergo ma nello stesso tempo lo trovava così maschio. “ No, dai, qui no. Non è solo per lui! E se esce qualcuno dalla villa? Ecco, vedi, adesso c'è anche Vittoria!” Il ragazzo si voltò ancora. Sembrava un David di Michelangelo. “ La sfigata? Anche lei, se ci vede, si tocca tra le cosce”. “ Dai, scemo” disse lei baciandolo di nuovo. Sentì, dalla patta dei calzoni, che il ragazzo era eccitato e fu invasa contemporaneamente dal desiderio e dal timore. Quella sera era così magica. Era la festa dei cento giorni dagli esami di maturità e per lei stava per diventare la prima volta. “ Scostiamoci un poco più in là “ gemette lei. “ Allora andiamo nel bosco “ fece Andrea, ansante. “ Nel bosco? “ titubò la ragazza. “ Hai paura dei mostri? Auuuhhhhh “ rispose lui, mostrandole i denti. Hillary rise sollevata. Lei era una fifona, ma l'idea del bosco la tentò moltissimo, quasi fosse un'impresa temeraria. “ Scemo! La cena! E poi ci sono gli orsi “ “ Io sono il tuo orsacchiotto! “ gli fece Andrea, un poco a disagio nelle vesti dell'amante dolciastro. Ma, del resto, il fine giustificava i mezzi. “ Sì, sei proprio scemo! “ fece la ragazza, totalmente intortata. I due si alzarono e si avviarono nel bosco, ridendo all'idea di nascondersi agli occhi degli altri compagni di classe.
5 Autocoscienza incontra un aborigeno superiore sulla sua strada. Può essere il dominante? Ma la conformazione della mente logica di Autocoscienza le impedisce di porsi domande retoriche. Autocoscienza ragiona in modo matematico e verifica la possibilità ritenendola tendente a zero. Lo afferra prima che possa dileguarsi e lo osserva bene. Ne studia i suoni emessi, le strutture cheratiniche filiformi, le quattro tozze appendici inferiori e, dopo averlo aperto, ne esplora la sua struttura interna. Entra nella sua mente prima che l'attività cessi del tutto. Registra un mondo selvaggio fatto di profumi, di competizione per la sopravvivenza. Sono germi di emozioni su embrioni d’istinti. Autocoscienza rimane turbata nell'assaporarle. Sono così aliene da lasciarla estasiata. Si lascia andare per alcuni secondi, dominando il mondo con il suo piacere. Dopo essere tornata in sé, contempla il corpo privo di vita. Si rende conto che non può essere la creatura dominante. Si chiede, allora quali emozioni potrà mai ancora scoprire. Anche in questo caso, non ha la capacità di porsi una domanda retorica.
6 L'accesso al bosco era garantito da un piccolo sentiero sterrato, accessibile oltre un cancello basso e arrugginito. C'era una bellissima mezzaluna confortante nel cielo notturno e quando Andrea la sollevò per i fianchi nudi per aiutarla a scavalcare, Hillary credette quasi di svenire per la felicità. “ Non andiamo troppo lontano! “ protestò la ragazza. “ Stai calma “ disse lui, trascinandola per la mano per qualche centinaio di metri. Giunsero in una piccola radura e lì si accasciarono l'un sull'altra. “ Fa piano “ gli disse Hillary slacciandosi i jeans. Cercò di fargli capire, con quelle parole, che per lei era la prima volta. Non aveva mai osato esplicitamente dirglielo. “ Stai tranquilla “ le rispose Andrea che, invece, aveva capito tutto da tempo. Stavano lasciandosi andare ai sensi quando nel bosco, vicino a loro, arrivò un rumore di legni spezzati e di foglie calpestate: come di qualcosa di molto grosso e anomalo che si muoveva attraverso. “ Cos'è stato? “ fece Hillary come ridestata da un bellissimo sogno. Il ragazzo parve irritato. Dapprima cercò di ignorare la deconcentrazione della ragazza, ma quando questa armeggiò i jeans per tentare di ritirarseli su, imprecò a malo modo, alzandosi di scatto. Hillary vide il corpo statuario del ragazzo che volgeva lo sguardo verso il bosco, come fosse un dio greco. Il rumore continuò ancora per qualche secondo per poi sparire. Era molto strano. Andrea raccolse un sasso lì vicino. Era fomentato dai suoi venti anni. “ Che fai? “ “ Sarà qualche stronzetto della classe che fa il guardone. Forse Rossini, quell’ebete. Adesso vado a dargli una lezione “ “ No, dai, Andrea. Ho paura. Magari è un lupo o un orso. Torniamo alla villa “ piagnucolò lei. Ora la paura le attanagliava l'animo. Era passata in pochi istanti dalla felicità pura, dalla passione, al terrore. Ne aveva sentite di storie strane! E lì si trovavano nel bosco, quasi all’inizio della sera: da soli. Il padre di Alcide Tozzi, poche ore prima, aveva detto di aver visto una luce strana cadere dal cielo la sera precedente. Tutti avevano riso prendendolo per un vecchio stralunato e lui si era offeso. Ma adesso, quel rumore! L'irrazionalità stava prendendo il sopravvento. Voleva fuggire e invece Andrea, come ogni bullo, reagiva in controtendenza al buon senso. “ Tu stai qui “ gli fece Andrea “ Vado e torno “ e si avviò.
7 Vittoria si accorse che Andrea e Hillary stavano sgattaiolando nel bosco. Invidiò la loro complicità. L'amore era qualcosa che era sempre mancato nella sua vita. Quelle rare volte che un ragazzo aveva manifestato interesse per lei era stato esclusivamente per fare sesso. La sua sfortuna, pensò, era che, a differenza di Hillary, non aveva avuto nemmeno l'illusione di essere innamorata. Forse perché era troppo intelligente, le diceva sempre Marta, sua sorella. L'intelligenza per una donna, nella società in cui vivevano, l’aveva ammonita, era un optional costoso, un fardello da nascondere il più possibile, come un difetto fisico. Era un ragionamento maschilista, un consiglio da donne represse, sospirò rassegnata, ma dettato da un buon senso pratico. Decise di tornare dentro quando la Signora Tozzi uscì nel giardino, ansiosa. Le fece un sorriso per metà di complicità per metà di comprensione. “Che fa?”chiese più a se stessa più che a Vittoria” Robert, tutto bene?” Robert si voltò solo un attimo, poi riprese a fissare il cielo. “Stia tranquilla, Signora” fece Vittoria, mentendo temerariamente” Lo sto controllando io” La donna le sorrise. Intuì la solidarietà sincera nell’animo della ragazza. “Grazie. Lui generalmente non esce mai dal giardino. Questo è il posto che gli piace di più. Qualche volta però, proprio a quest’ora, va a farsi una passeggiata nel bosco di una decina di minuti e poi torna a cenare nella sua stanza. Non possiamo impedirglielo così siamo costretti a seguirlo come un’ombra. Non c’è reale pericolo ma sai, abbiamo sempre paura che cada, inciampi su un tronco e si faccia male. Specie di sera.” Vittoria sentì rispondersi automaticamente. “Se dovesse farlo, Signora, provvederò io ad accompagnarlo e riportarlo indietro: che problema c’è?” “Oh, sei proprio un tesoro di ragazza” le rispose la signora Tozzi, sincera” sei Vittoria, vero? Alcide mi parla spesso di te. Sei la più brava della classe! Ma sei qui per divertirti, non per fare la guardia a Robert! Torna dentro, dai!” “Grazie, signora, ma davvero, non è un problema. Mi piace stare qui ancora un po’. Questo giardino è così bello!”arrossì. Di nuovo stava facendo vedere a qualcuno la sua anima dark e solitaria. La Signora Tozzi, invece dell’espressione di scherno cui assisteva ogni volta che qualcuno si accorgeva di ciò che aveva dentro, le sfiorò il capo con una mano. “Grazie, cara! Ma stai tranquilla. Ci penso io. Sei proprio un tesoro di ragazza. Beato l’uomo che un giorno ti sposerà!” E tornò dentro. Vittoria rimase impressionata e lusingata da quelle parole. Vide poi di nuovo Robert che si voltava verso di lei. Il bel ragazzo autistico sembrava ora un principe Nero metafisico. Vittoria intuì che forse quel gesto potesse essere inteso come un invito per cui, ipnotizzata, si avvicinò a lui. Scese il gradino e si avviò in direzione dell’albero. Era davvero strano. Quasi che il ragazzo si aspettasse proprio quello, appena Vittoria fu a pochi passi da lui, cominciò a muoversi verso il bosco. Per un attimo la ragazza fu indecisa se chiamare o no la Signora Tozzi. Poi, senza dire nulla, lo seguì.
8 °°Stella, stellina, dimmi. Perché sono un uomo che è sempre in bilico tra il riso e l’oblio?°°
9 Seguì Robert oltre il giardino attraverso quello che sembrava essere una specie di passaggio segreto posto dietro una quercia secolare, a ridosso della recinzione. Un sentiero sterrato s’inoltrava nel bosco fino a perdersi in esso chissà dove. Vittoria non riuscì a capire perché lo stava seguendo. Non era obbligata. Non era certa che fosse quello che il ragazzo desiderava. Tuttavia non se n’era pentita. Avvertiva irrazionalmente un certo piacere del ragazzo per la sua presenza. Chissà perché anche a lei la cosa faceva piacere. Sapeva che ragionare di sentimenti o emozioni in individui affetti da autismo fosse piuttosto aleatorio. Ciò che c’era nella loro mente era un mistero ignoto a tutti fuorché a loro stessi. Com’era bello quel ragazzo. Aveva una fragilità intrinseca eppure una dignità quasi regale nei gesti, nell’enigmatico sguardo, nel modo di camminare. Robert sembrava assorto in un mondo tutto suo, attratto da cose mistiche escatologiche. Vittoria non osava disturbarlo. Passeggiare accanto a lui, in quella sera così magica, la riempiva di un calore mai provato prima.
“Stella stellina” disse a un tratto il ragazzo, fermandosi”Perché io son io e tu sei tu?” Vittoria rimase interdetta, stordita dal mistero di quelle parole, affascinata da quella voce calma, sicura, profondamente maschile e ieratica. “Robert?” gli fece quasi sussurrando “ Che vuoi dirmi? “ Robert stese un braccio avanti a sè e un gufo sbucò dal bosco e vi si appollaiò, come richiamato dal suo Signore. Vittoria emise un urlo strozzato che le rimase in gola. Gli occhi gialli e riverberanti del rapace la fissavano come fosse fuori contesto, come se non dovesse assistere a quell’evento mistico misterioso. Robert abbassò subito il braccio e il rapace volò via di nuovo. Sembrava sorridere. “ Porta notizie “ “ Come? Che genere di notizie? “ chiese, stupita, la ragazza. Le sembrava di essere entrata in una dimensione parallela. Gli occhi del ragazzo ora fissavano il bosco. Lui era un essere superiore, intuì Vittoria. Per un attimo ebbe un brivido ma non di freddo.
10 Autocoscienza percepisce, ora, la presenza di creature molto particolari. Regola la lunghezza d'onda dei suoi svariati organi sensoriali in modo da permetterle la ricezione di fotoni a bassa energia. Ne conta tre, oltre l'agglomerato di vita stanziante senza emozioni, a distanze differenti. Una di queste è un binomio di due monomeri uniti con le appendici inferiori. Autocoscienza sospetta che quell'unione non sia organica e che, dunque, le creature in realtà possano essere quattro. Si chiede quale misterioso meccanismo sia dietro a quell'unione di appendici. Dai gesti e dall'espressione sicura nel dominio dell'ambiente, dall'utilizzo di polimeri artificiali che rivestono come una pellicola il corpo, deduce che potrebbero essere proprio la razza dominante di cui è alla ricerca. Per la cultura di Autocoscienza, l'emozione individuale è fonte di scandalo e fascino proibito allo stesso tempo. Le emozioni che non sono distribuite e vissute insieme in tempi prestabiliti dalla Sacra Coscienza Collettiva sono considerate il tabù più grande. Per cui, provarle di nascosto, magari registrarle per poi contrabbandarle nel Mondo Originario, può farle salire di molti gradi la Scala Gerarchica del Piacere. Autocoscienza, infatti, è una rivoluzionaria nel suo contesto culturale. Nota ora che il binomio si sgancia in un modo molto aggraziato. Uno dei due monomi si dirige verso Autocoscienza, forse richiamato dall'istinto di esplorazione del territorio o, più probabilmente, dalle onde sonore di una certa lunghezza cui, pare, siano particolarmente recettori certi rilevatori posti all’altezza del globo superiore. Autocoscienza attende paziente il primo contatto con i presunti dominanti, pronta ad abbeverarsi all'ebbrezza di proibite emozioni aliene. 11 Dopo pochissimi istanti che si ritrovò solo nel buio imminente del bosco, Andrea si era già pentito della sua temerarietà. Dentro di lui stava sorgendo una paura primordiale che la sua spensierata bullonaggine aveva sempre ignorato, nascosta dalla spavalderia della Civiltà, ma che, comunque, era stata sempre presente, silente, nel suo DNA fin da quando i suoi antenati erano cacciatori coperti di pelli. Quel rumore, in effetti, non era proprio normale. Non era più sicuro che potesse essere qualcuno della classe. Poteva essere un qualche animale, un orso o un lupo, o chissà, forse, un maniaco o roba del genere. Tuttavia non doveva fare la figura del vigliacco, specie davanti a Hillary. Aveva una reputazione da difendere. Era sicuro che, se avesse avuto un attimo d’indecisione, passato l’evento, la ragazza avrebbe raccontato la cosa alle sue amiche e lui avrebbe perso molti punti nella gerarchia sociale della scuola. Non era certo di passare gli esami di maturità per cui quel mondo fatto di appelli e compiti in classe poteva essere il suo Regno per ancora un anno. In un certo senso, essere sempre il migliore era stressante. Ma la situazione, lì, nel bosco, al buio, era indecifrabile. Sentì un altro rumore, indefinibile, a pochi metri davanti a lui. Vide un’ombra strana che non riuscì a interpretare, qualcosa che si muoveva. “ Andrea, ti prego torna qui! Ho paura di stare da sola! Andiamo via! “ sentì richiamarsi, come da molto lontano, da Hillary. Il buon senso e la paura prevalsero sulla spavalderia. Decise di tornare indietro. Un passo, due. Stava per cominciare a correre. Troppo tardi.
12 Hillary gemeva. Aveva appena richiamato Andrea inutilmente. C’era una specie di agitazione nel bosco. Era come se si fosse animato d’intenzioni malvagie. Davanti a se c’era ormai il buio nel punto dove Andrea si era infilato. All’improvviso un urlo bestiale lacerò la notte. Il cuore quasi le scoppiò. Tentò di urlare anche lei ma rimase paralizzata, con le corde vocali come atrofizzate, dominate dall'affanno. Non riusciva a muoversi. Ora si sentivano altri rumori, come scricchiolii, sciacquettii sordi. Erano spaventosi nella loro misteriosa generazione. “ Andrea! “ urlò sottovoce. Lo stress l’aveva paralizzata “ Dio, ti prego, dimmi che sta scherzando! Ti prego! “ Sussurrò. Altri rumori, molto più vicini. Vide la penombra della foresta davanti a lei modificarsi al chiaro di luna. Tuttavia non poteva muoversi. Poi urlò con tutte le forze. Perché quello che vide uscire dal bosco ed entrare nella radura, un istante dopo, era qualcosa d’impossibile nel suo orrore.
13 Autocoscienza è stordita dal piacere di emozioni proibite. Non ha mai provato, in tutta la sua vita di cacciatrice, un piacere così immenso. Dopo l'estasi, l’orgasmo, cerca di razionalizzare la sua esperienza usando l'analisi. Senza curarsi di verificare se il soffio vitale è ancora presente o meno nell'individuo in esame (la cosa è per lei totalmente irrilevante), ritrae dapprima i suoi sottili sensori ed estrae lentamente l'organo generatore di emozioni dal globo a base di calcio e proteine in cui è contenuto. Nota un agglomerato gelatinoso di unità microscopiche legate tra loro con lunghe appendici dendritiche. Interessante. La fonte di emozioni di quegli esseri avviene per passaggio e ridistribuzione di cariche elettriche. E' l'organizzazione di quella massa alla base di quel piacere immenso, di sfumature nuove di sensazioni mai provate. Non pensava che esseri così arretrati e confinati nel loro unico habitat planetario potessero avere tutte queste qualità. Evidentemente l'isolamento l'aveva aiutate. Autocoscienza scopre, inoltre, che le emozioni sono state persino catalogate da quella razza secondo il grado di piacere. Non solo: sono considerate alla base nella sua ricerca. Cerca di assimilare, con non poca difficoltà, le emozioni con la classificazione da loro stesse attribuite: paura, terrore, passione, amore. Interessante. Nota che nonostante le creature dominanti del pianeta siano pressoché tutte uguali e con lo stesso numero di appendici, hanno differenze sostanziali nel modo di viverle. Intuisce che tale differenza è dovuta al diverso modo in cui intendono la riproduzione. Che cosa assurda! Ci sono un maschio inseminatore e una femmina ovo produttrice. Questa stessa suddivisione è addirittura fonte e stimolo per emozioni nuove e intensissime, in sostanza le più importanti per la loro specie! Rivolge l'attenzione agli altri tre potenziali campioni, uno dei quali molto vicino. Si tratta della creatura che era in congiunzione con quella che ha appena sezionato. Dunque, secondo il suo nuovo catalogo, è una” femmina ovo produttrice”. Forse la loro comunione precedente era dunque addirittura uno scambio di emozioni reciproco. Vuole riprovare subito quell'esperienza in modo da essere certa delle sue deduzioni logiche su quella nuova specie. Ma anche, e soprattutto, perché è assetata di nuove emozioni. 14 “ Oh mio Dio! “ fece Vittoria, impressionata. Ebbe la tentazione di fuggire via. L'urlo era stato grottesco, inumano, imbevuto di un dolore e di una disperazione impossibile. Dopo qualche istante udì un altro urlo, stavolta femminile, carico di orrore, ad alcune decine di metri. Erano Andrea e Hillary! Si avvicinò a Robert per cercare conforto. Il ragazzo fissava il bosco, imperturbabile, nella direzione da dove provenivano le grida. Maledì il fatto di aver lasciato il suo cellulare alla villa dentro la borsetta. Si chiese se le urla fossero giunte fino a lì. Forse era possibile ma stavano tutti dentro a ballare! “Robert! Torniamo indietro!” provò ad afferrarlo per un braccio. Il ragazzo si divincolò al contatto come fosse stato sottoposto a una scossa elettrica. Poi cominciò a muoversi nel bosco in direzione delle urla senza badare alle sue proteste. Indecisa sul da farsi, ossia se tornare indietro ad avvertire gli altri o proteggere Robert, Vittoria scelse quasi irrazionalmente per quest’ultima opzione, convinta che quella serata stava per mettersi al peggio.
15 La creatura, la femmina, emette un suono curioso. Autocoscienza ha intuito che tale reazione è un'esternazione di una forte emozione interiore. Probabilmente, la razza ha ancora una repulsione intrinseca ancestrale verso l'alienità. Probabilmente, inoltre, intuisce che l'apparizione di Autocoscienza possa essere un fattore limitante per la sua vita. E' l'unica spiegazione logica, visto che la creatura è la dominante del pianeta e dunque al vertice della piramide alimentare. Dall'analisi della mente dell'individuo sezionato in precedenza, il così detto "maschio", ha notato uno spiccato istinto di conservazione. Che razza contraddittoria e misteriosa! Afferra il secondo essere prima che possa dileguarsi. Ora ha bisogno di un'analisi più accurata. Sa oramai abbastanza della loro fisiologia per evitare di danneggiare l'essere irrimediabilmente, per lo meno prima di aver raggiunto il suo scopo. Raggiunge con i suoi sottili recettori acidi il molle materiale contenuto in quella sfera calcica, scavandone dapprima dei piccoli fori. Autocoscienza è sommersa direttamente alla fonte primaria, ancora attiva, da emozioni primordiali e genuine, rimanendone estasiata. Il piacere inonda completamente il suo essere esplodendo come una supernova. Paura, rimorso, orrore, terrore, rabbia, rimpianto, angoscia ma anche amore, tenerezza, gioia, speranza, incanto. Soprattutto orrore. Il centro di emissione di emozioni della creatura cessa di funzionare normalmente, devastato dall'intensità delle emozioni emesse. Autocoscienza urla di gioia in una sorta di orgasmo cosmico. Lei è la regina e tutto l'universo il suo dominio! Ripreso faticosamente il controllo della sua razionalità, Autocoscienza torna all'analisi, soddisfatta ma non appagata. Valuta la diversità delle emozioni rispetto a quelle provate in precedenza con il maschio, intavolando in questo modo un primo abbozzo di statistica. Capisce come le emozioni siano, in entrambi i casi, genuine, lineari, perfettamente originali, ma soprattutto intense. Inoltre, anche le stesse creature hanno un limite intrinseco all'emotività emessa, oltre il quale, il sistema che chiamano cervello smette di funzionare definitivamente in modo razionale perdendosi in una serie di by-pass elettrici privi di armonia. Nello stesso tempo, comincia a intuire una cosa che, a dispetto del piacere immenso, seppur sempre inappagato, già la incuriosisce, spronando la sua morbosa ricerca di nuove cose. Nelle menti dei due soggetti avverte una nuova nozione che, più delle altre, prima la stupisce e poi la entusiasma. La concezione di una certa “morale”. Quelle creature, in sostanza, ritenevano che la loro morte non fosse giustificabile da un punto di vista biologico. La cosa gli appare curiosa in quanto, da quello che ha appreso dalla loro memoria, le stesse creature, poi, applicano questo strano concetto a loro piacere, sottraendo la stessa vita a creature minori o addirittura a esemplari della loro stessa specie in competizioni per il piacere. Trova tuttavia molto gradevole l’emozione dovuta alla forte repulsione che le creature mostrano al momento del pericolo della loro cessazione biologica. E' di un'intensità inaudita! Lascia andare la femmina, ancora viva, anche se definitivamente non funzionante e non recettiva dal punto di vista sensoriale. Ha davanti a se le altre due creature, appena uscite dall’agglomerato di vita stanziante, probabilmente attirate dalle onde sonore emesse. Una si getta a terra emettendo dei suoni a una frequenza molto simile a quella della femmina appena analizzata e, contemporaneamente, facendo uscire una sostanza liquida dall'appendice sferica superiore, la stessa dove risiedono le tanto bramate emozioni. Che comportamento bizzarro! Autocoscienza si riserva di scoprirne a breve la causa. L'altra creatura, invece, si ferma e non mostra nessun segnale di reazione. Notevole, pensa. E' un comportamento, fino a ora, statisticamente fuori norma. Soddisfatta della possibilità di nuove scoperte e dunque di nuove emozioni, la aspetta, preparandosi per un nuovo contatto, con i suoi sensori in stand by. Vuole studiare e sperimentare l'effetto devastante della repulsione che causa loro. Il soggetto è stimolante per il comportamento anomalo che presenta. Allunga i suoi sensori espandendoli. Già quest’azione, così banale per Autocoscienza, deve causare un forte stress emotivo alle creature. Probabilmente perché hanno una sorta di repulsione per delle creature inferiori con molte appendici. Dopo l'estensione dei sensori registra la reazione della creatura che le si sta avvicinando. Molto curioso. Semplicemente continua a non avere reazione. Autocoscienza, sempre più incuriosita, mette in funzione tutta la sua potente logica nella disamina della nuova situazione. Ha capito che le due piccole sfere semi liquide, poste nel globo calcico, non sono solo dei banali recettori di fotoni ma fonte primaria culturale d'acquisizione e scambio di emozioni. Punta i suoi sensori su essi. La creatura numero quattro non si scompone affatto ma cambia semplicemente inclinazione al suo globo calcico orientando i suoi recettori di fotoni là dove c'è il fulcro dell'elaborato apparato di analisi multisensoriale di Autocoscienza. Incredibile. Ricorre di nuovo all'analisi. Questa nuova creatura possiede una diversità essenziale dalle leggi statistiche elaborate dallo studio delle informazioni contenute nelle menti finora analizzate. Poi, accade una cosa nuova e incredibile. Autocoscienza prova un'emozione propria! Per la sua cultura questo fatto è l'analogo di un'oscenità con scritta una bestemmia, la trasgressione più grande, che può comportare una dolorosa soppressione. Un'emozione propria! Come poteva essere accaduto? Nonostante tutto, quella sensazione di violazione di regole la entusiasma, creando una sorta di reazione a catena nel suo Io. Cerca di riprendere il controllo razionale. Eppure c'è qualcosa che, di là dall’indubbia sensazione di piacere ricavato nella violazione delle regole, turba quel fascino del proibito. Poi, nella successiva ri-razionalizzazione, nota a cosa sia dovuto: questa sensazione che ha appena provato, nel fissare quei recettori di fotoni, non è piacevole. Quell'essere, davanti a lei, ha come risposto al suo stimolo indotto dai sensori, proiettando come nel riflesso di uno specchio, l'immagine dell'emozione provata da Autocoscienza. Nel loro gergo si chiama “ paura”. Qualcosa che per la razza di Autocoscienza si è persa nella notte dei tempi e che forse non è mai esistita. Muove le sue appendici sensoriali ponendole a pochi centimetri dal globo della creatura, nell'incertezza se cercare il contatto o meno, senza che la creatura stessa smetta di puntare su di lei i suoi abbaglianti recettori di fotoni. Una sfida, pensa Autocoscienza, facendo schioccare i sensori. E’ evidente. Una sfida. Autocoscienza la accetta. 16 °° Stella Stellina?°° °°Chi sei?°° °°Sono l’uomo che ha sempre posto domande, ma non ha mai avuto risposte°° °°C’è un universo in te°° °°E’ la mia natura°° °°Tu sei un tesoro nascosto, un sole azzurro dietro una nebulosa°° °°E’ la mia anima°° °°Non posso sopportare questa immensità°° °°Non posso fare a meno di essere semplicemente ciò che sono°° °°Non posso fare a meno di ritrarmi da te°°
17 Vittoria assistette alla scena come in trance cercando di ripulirsi dal vomito. Il mostro era come stregato da Robert, come se non riuscisse più ad agire. Pur nell'assoluto orrore della cosa, Vittoria accolse quel fatto come straordinario nella stessa straordinarietà della situazione. Poi il mostro infilò come delle sottilissime zampe di ragno nella testa di Robert, il quale fu come scosso da delle convulsioni. Vittoria urlò con tutta la voce che aveva in corpo. Tuttavia, il mostro le tirò via quasi subito come se fossero state sottoposte a enorme calore. Si agitò ed emise un suono assurdo, indescrivibile, che arrivò al cervello di Vittoria come vibrando attraverso le ossa. Allo stesso modo, l'essere soprannaturale s’illuminò di rosso rischiarando il bosco di una strana luce sulfurea. Lo stesso bosco si animò e centinaia di creature della notte ne uscirono, affacciandosi nel piccolo slargo. La ragazza ebbe come la sensazione che fossero venute per confortare Robert. Il ragazzo ora giaceva in ginocchio davanti all’essere mostruoso, illuminato a giorno da una luce cremisi che si generava al suo interno. Poi una delle sue appendici orrende afferrò il ragazzo, lo alzò in aria e lo sbatté a terra violentemente. Vittoria udì un rumore sordo come di un biscotto spezzato. Deformando l’aria nel suo intorno, l’essere corse via a velocità incredibile. Il ragazzo rimase a terra illuminato solo da un chiaro di luna. Vittoria gli andò incontro, stordita dall’angoscia e si accascio su di lui. Gli sollevò la testa delicatamente. Il sangue gli usciva dalla bocca, dal naso, dalle orecchie e da sottili fori sul cuoio capelluto. Forse respirava ancora. Aveva però gli occhi aperti e un’espressione sul viso come di un malinconico sorriso. “Oh, Robert…” fu la sola cosa che Vittoria riuscì a dire stringendo al petto la testa del ragazzo dopo che aveva capito che era morto.
18 La mente di Autocoscienza è inondata da emozioni inaudite, complesse, contraddittorie, infinite. Inaccettabile. Inapplicabile. INFINITO. INFINITO. INFINITO. Uno shock definitivo. Non può resistere neanche un attimo di più. E’ costretta a lasciare la presa. Capisce che le emozioni presenti in quella mente sono così complesse, così intense che non le avrebbe mai potute rubare. Capisce di essere, pur razionalmente superiore, infinitamente inferiore a quella creatura. E' come se una buca volesse accogliere tutta l'acqua di un oceano impetuoso. Maledicendo la sua natura inferiore, urla nella notte di quel pianeta. Una nuova profonda emozione propria di frustrazione e inadeguatezza la costringe a un comportamento irrazionale. Quei recettori di fotoni la perseguitano, la ammoniscono, le ricordano perseveranti un'unica cosa: il desiderio impossibile di appagamento del suo essere per quella coscienza, la sconfitta definitiva. E' l'analogo di un amore travolgente, impossibile, inappagabile, che le causa una sofferenza mai provata prima. Solleva la creatura da terra e la lascia cadere con violenza allo scopo di danneggiarne il meccanismo di funzionamento biologico. Improvvisamente, una nuova emozione negativa, dovuta all'assenza del proprio oggetto di desiderio, la avvolge divorandola all'interno. La sua nuova posizione di essere razionale, frustrata e disperata, la induce a ritrarsi, a fuggire via. Desidera una cosa, inaudita per la sua specie: quella di non esistere. Desidera l'oblio. 19 Tutta la classe si era riversata in quel punto. Chi vomitava, chi urlava, chi addirittura rideva. I professori urlavano protestando con i loro cellulari. Il signor Tozzi aveva un fucile in mano e minacciava non si sa bene cosa nel bosco. La Signora Tozzi piangeva disperata. Tutti volevano da Vittoria una risposta. La ragazza non rispose loro mai tenendo tenacemente la testa di Robert sul suo petto, alzando gli occhi al cielo solo una volta per vedere quel globo di luce gialla dileguarsi nell’atmosfera alta fino a perdersi nello spazio.
20 Maledice tutto, la sua esistenza, il suo autocontrollo, la sua scienza superiore, la sua civiltà, la sua cultura. E' totalmente sconvolta, in preda al delirio da emozione autodistruttiva, mentre pilota la sua astronave vettore verso il suo destino ultimo. Ha appena distrutto ciò che più avesse mai potuto desiderare nella sua vita. Ha appena distrutto l’Amore. La mente di quella creatura era un universo intero da esplorare, un qualcosa d’inestimabile, il punto più alto in cui l'universo aveva costruito sè stesso. Autocoscienza avrebbe voluto identificarsi, unirsi con lui. L’impossibilità l’aveva spinta a un atto irrazionale. L’aveva distrutto. Il dolore la divora all'interno come un buco nero. Mentre pilota la sua astronave verso il Sole, risolve un mistero. L'essere, Robert, pur morendo, era apparso felice. Perché? Autocoscienza trova la risposta proprio mentre la sua astronave comincia a fondersi nella corona solare, proprio mentre il suo corpo comincia a scomporsi in molecole per via del calore nucleare. Per almeno una volta nella vita, Robert aveva potuto comunicare a qualcun altro il tesoro immenso che aveva dentro di sè. Autocoscienza si consola di questo, mentre muore. Ed è l'ultima, inappagata emozione.
Edited by troppo_distante - 18/4/2009, 17:37
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