Matrimoni (Toy Story XXX)
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Matrimoni (Toy Story XXX)

di Alberto Priora - grottesco - 18000 car.

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    Primo a postare :pazzo:
    Allora: per la serie "E ora qualcosa di completamente diverso", ecco un racconto porno-rosa...
    ma, dato che non so mai fermarmi nel farmi abbastanza male, questo è anche il primo racconto di un progetto.
    I miei prossimi 7 racconti di USAM saranno legati (ciascuno) a uno dei sette vizi capitali (7 vizi per 7 racconti).
    Quale vizio è legato a ogni racconto? Intuitelo voi... ve lo dico alla fine del mese.

    MATRIMONI (TOY STORY XXX)
    di Alberto Priora

    Oggi mi sono sposato per la nona volta. Devo ancora fare il mio primo divorzio.

    Non posso negare che la cerimonia di oggi sia stata molto coreografica e ben organizzata. Anzi, considerando il fatto che chi la organizza è sempre la stessa persona, posso dire che ogni cerimonia sia senza dubbio migliore della precedente. Se lo negassi, dovrei dire una bugia e non sono il tipo da dire bugie.
    Ero giunto in anticipo sull’orario stabilito indossando il mio vestito migliore, un abito da cerimonia nero completo di farfallino e di fazzoletto nel taschino. Questa volta ero arrivato con la jeep proprio davanti all’altare, e tra due ali di invitati in attesa. Ricordavo ancora quando, credo sia stato il mio secondo matrimonio, la mia auto si era guastata poco dopo la partenza ed ero stato costretto a fare tutto il resto della strada a piedi.
    Mentre la mia vettura si allontanava per conto suo, mi ero guardato attorno: ovunque erano state sparse margherite e petali di rose, mentre nastri di diversi colori facevano da sfondo allegro e sgargiante. Nell’aria aleggiavano fragranti profumi e musica pop fuoriusciva da un enorme altoparlante.
    C’ero io, c’era il maestro di cerimonie, c’erano le amiche della sposa tutte raccolte assieme come sempre e c’erano gli altri invitati. Direi che più o meno era la stessa gente di tutte le altre volte. In un angolo c’era anche Dino, il mio migliore amico, forse l’unico che ho. Avevo sperato che prima o poi mi avrebbe fatto da testimone, ma evidentemente era stato deciso altrimenti. Non che avessi molta voce in capitolo, comunque.
    Mancava solo la sposa.
    Non che sapessi chi fosse.
    Guardai il gruppo delle sue amiche per capire chi non fosse presente, ma erano troppo compatte per lasciarlo trapelare.
    Passarono diversi minuti senza che accadesse nulla. Probabilmente la sposa si stava vestendo e preparando con cura.
    Poi mi accorsi di un certo movimento in lontananza.
    Stava arrivando a tutta velocità a bordo della sua spider rossa. La vidi curvare pericolosamente e poi inchiodare a pochi centimetri dal mio corpo, facendomi temere per la mia integrità.
    Con un agile saltello la sposa scese dall’auto nel suo abito bianco trapuntato di perline. Si trattava di un ingresso emozionante, e senza dubbio migliore di quando era arrivata all’altare a bordo di un pony dalla criniera rosa.
    Guardai la mia futura moglie.
    Ecco spiegata la cerimonia lussuosa.
    Ah, sei tu.
    Si trattava di Margie. La preferita.
    Feci due conti. Margie l’avevo sposata già tre volte e con questa facevano quattro. Due volte a testa erano diventate mia moglie Sara e Cinzia, mentre un’unica volta all’altare con me c’era stata Anna, che poi è la sorella minore di Margie.
    La preferita, dunque. Forse avrei dovuto sentimi fiero e fortunato di quell’onore eppure provavo una spiacevole sensazione di imminente catastrofe.
    La musica pop si interruppe di colpo; ci fu una serie di rumori e quindi partì la marcia nuziale.
    Io e Margie tornammo un poco indietro e poi ci avviammo di nuovo verso l’altare.
    Dietro di esso torreggiava Toto, il maestro di cerimonie, che ci fissava con il suo sguardo vitreo. Era l’unico, a quanto pareva, autorizzato a celebrare matrimoni da queste parti.
    — Siamo qui riuniti davanti a tutti per celebrare questo matrimonio.
    Un applauso.
    — Qui di fronte a noi ci sono gli sposi. È necessario fare la domanda che viene fatta sempre.
    Pausa a effetto.
    — Se qualcuno è contrario a questo matrimonio, parli ora o taccia per sempre.
    Silenzio. Mi voltai in direzione di Dino, ma lui non sembrava intenzionato ad aprir bocca.
    — Bene. Allora procediamo. Vuoi tu, Ben, sposare la qui presente Margie e amarla e volerle bene per tutta la vita? In salute e in malattia, in ricchezza e in povertà, finché morte non vi separi?
    Feci di sì con il capo. Che altro potevo fare?
    — E tu Margie, vuoi sposare il qui presente Ben e amarlo e volergli bene per tutta la vita? In salute e in malattia, in ricchezza e in povertà, finché morte non vi separi?
    — Lo voglio! — rispose una voce stridula.
    — E allora gli anelli!
    Sopra l’altare comparvero gli anelli nuziali: erano sempre gli stessi, abbastanza grandi da passarmi attorno alla testa. Li vidi infilare sulle dita di Stefania.
    — E allora vi dichiaro marito e moglie. E adesso potete baciarvi.
    Il viso di Margie arrivò di scatto verso il mio e ci fu una specie di cozzo. Poi ci separammo.
    Mi chiesi se adesso ci sarebbe stato il banchetto di nozze oppure se saremmo passati direttamente al viaggio di nozze. In ogni caso non avremmo consumato, di questo ne ero certo. Era sempre stato così e non avevo ragione di credere che sarebbe stato diverso.
    Neppure questa volta.
    Il mio nome è Ben. Solo Ben.
    Il nome della mia nuova moglie, anche se non è la prima volta che diventa mia moglie, è Margie Mille Avventure.
    Siamo due bambole.

    So che Stefania, colei che ci possiede e ci muove, non ha le idee chiare su come dovrebbe essere organizzato un viaggio di nozze. Del resto è solo una bambina.
    Nella realtà gli sposi dovrebbero visitare da turisti città esotiche, oppure ammirare e fotografare monumenti dell’antichità. La sera dovrebbero camminare mano nella mano su spiagge illuminate dalla luna e bagnate dalle onde, magari andare a romantici concerti o a rappresentazioni teatrali. E poi, quando il giorno si è trasformato in notte, finire assieme sotto le coperte e fare quello che dovrebbe fare una coppia di sposi.
    Invece, la vocazione naturale di Margie Mille Avventure è quella di affrontare i tremendi pericoli che si nascondono in tutti gli angoli della casa di Stefania per salvare, di solito all’ultimo momento, chi invece ha la capacità di cacciarsi in ogni sorta di guai; stiamo parlando del sottoscritto ovviamente. Già, perché da queste parti è l’uomo che deve essere salvato.
    L’unica cosa che è capitata a me, e che sono riuscito a risolvere per conto mio, è quando Stefania ha deciso che l’auto si dovesse guastare prima di arrivare all’altare. Soluzione: si va a piedi. Proprio una grande avventura.
    E quindi ecco che, solo nella giornata di oggi, la prima della mia nona luna di miele, sono stato prima recuperato da Margie, splendida nella sua tenuta da speleologa, dal fondo buio dello sgabuzzino in cui ero incautamente finito e poi ho rischiato di affogare nella vasca da bagno dopo un’improvvisa tempesta. Anche se per fortuna sono capace di galleggiare in acqua senza tanti problemi, ho dovuto aspettare fino a quando Margie non mi ha raggiunto a bordo della sua tavola da surf e ha scacciato un paio di squali di plastica che stavano curiosando dalle mie parti.
    Adesso, come se non bastasse, sono legato a una specie di totem indiano, parte del corredo apache di Sara; mentre Dino sta interpretando la parte dell’affamato tirannosauro in cerca di un pranzo, girando attorno a me in cerchi sempre più stretti per rendere il momento più drammatico.
    Dino è mio amico e non ha nessuna intenzione di farmi del male, ma il suo ruolo è quello e non può farci nulla.
    Vedo il suo muso agitarsi davanti alla mia faccia, minaccioso, fino a quando non arriva Margie a bordo della sua jeep, che poi è la stessa che mi ha prestato il giorno del matrimonio.
    Non frena neppure e investe Dino facendolo rotolare fin sotto al letto.
    Ahi, che male.
    Spero che non si sia fatto male.
    Margie scende con un balzo e pochi istanti dopo sono salvo e libero. Lei è stupenda nella sua divisa da esploratrice, con la camicia color cachi e gli short mimetici; un fucile per la caccia agli elefanti le sta a tracolla sulle spalle.
    E chi non si innamorerebbe di lei?
    — Per fortuna sei salvo, marito mio! — tuona una voce.
    Mi aspetterei almeno un bacio, anche se non è che sia un’esperienza così sconvolgente, ma non è per nulla quello che passa nella testa di Stefania, e quindi nella testa di Margie. Niente da fare; anche se tutto sommato mi sarei accontentato del gesto simbolico di affetto.
    Magari dopo.
    Invece si passa direttamente al tè con le amiche.
    Il tavolo viene apparecchiato in fretta, io trovo posto subito prima ancora che arrivino Sara, Cinzia e Anna e poi aspettiamo assieme che arrivi anche Margie.
    Eccola lì che si sta cambiando, poco lontano da noi.
    La camicia scivola via, gli stivali di plastica pure e poi ecco gli short che scendono e rivelano due candide natiche rosa. Purtroppo non sono in una posizione abbastanza comoda da poter osservare tutto il suo corpo, ma so già che lo sognerò stanotte.
    Qualche istante dopo ci raggiunge.
    — Allora, come è andato il viaggio di nozze? — chiede Anna.
    — È stato bello, peccato che sia finito! — risponde Margie.
    Come finito? E le spiagge e le passeggiate? E soprattutto le notti di passione?
    — Racconta, racconta!
    È Cinzia a chiedere un resoconto. Magari vuole pure le foto delle vacanze. Proprio lei, che, quando si è trattato del nostro viaggio di nozze, mi ha abbandonato in cucina vicino alla lettiera del gatto di casa fino a quando non si è ricordata, tra una corsa a cavallo e l’altra, che forse dovevo esserci pure io.
    Sto a stento a sentire il resoconto delle avventure di Margie, visto che le ho vissute in prima persona, anche se ho l’impressione che lei stia aggiungendo dei particolari inventati.
    Poi mi accorgo che l’abito che ha messo è quello da segretaria e che la camicia bianca che indossa è slacciata e che le si vede la curva del seno.
    Cazzo! Che sfacciata.
    Così non sto più a sentire quello che dice, ma sto attento ai suoi movimenti, nella speranza di vedere qualcosa di più.
    E mi rodo.

    Oggi ho fatto sesso.
    Con Margie.
    Però è stata una delusione; non è stato per nulla come me lo ero immaginato.
    Nel pomeriggio è venuta a casa di Stefania una sua compagna di classe di nome Jessica. Credo che prima di mettersi a giocare abbiano fatto dei compiti o guardato la televisione, non lo so con precisione. In ogni caso, dopo la merenda, sono arrivate in camera a giocare.
    — E questo è Ben, il marito di Margie Mille Avventure! — mi ha presentato Stefania dopo aver mostrato prima di me tutte le altre bambole.
    Sì, suo marito per questa settimana. La prossima chissà.
    Jessica mi ha guardato, ha sfiorato con la mano il vestito da idraulico che indossavo e poi ha domandato: — Ma c’è l’ha il pisello?
    — Il pisello?
    — Ma sì, il pisello. Quello che hanno i maschi. Lui è un maschio, no?
    Che domanda stupida; certo che sono un maschio. Se non sono una femmina, non posso che essere un maschio.
    Stefania è rimasta un poco interdetta; poi, per non apparire troppo sprovveduta, ha alzato fiera la testa e ha risposto: — Certo!
    Ecco! Servita!
    — Ne sei sicura?
    — E tu che ne sai.
    — Lo so e basta. Controlliamo!
    Come controlliamo?
    Non avevo fatto neppure in tempo a formulare quel mio pensiero, che cominciai ignominiosamente a essere denudato. Pochi istanti dopo ero ritto davanti alle due bambine che mi osservavamo attente.
    — Guarda! Non ha il pisello. Te lo avevo detto che non lo aveva.
    Come non ho il pisello?
    Stefania si protese verso di me e mi guardò tra le gambe. Scosse la testa e si girò verso Jessica.
    — No, non lo ha!
    Oddio, non ho il pisello!
    — È un bel guaio.
    — Pazienza.
    Come pazienza?
    — Come pazienza, Stefania. Se non ha il pisello non può fare sesso.
    Quelle parole mi calarono addosso come un macigno, assai peggio di quella volta che mi era arrivato un intero cassetto in testa.
    — Sesso? — Stefania non sembrava molto convinta. Magari Jessica si sbagliava.
    — Sì, sesso. Quello che fanno gli innamorati quando sono soli.
    — E tu che ne sai?
    Jessica fissò la porta chiusa della stanza e abbassò la voce nel timore che la madre di Stefania potesse sentirle. — Lo so perché mia sorella ha un ragazzo e mi ha raccontato tutto. E adesso so come si fa sesso. E per farlo ci vuole il pisello.
    — Davvero?
    — Sì. Adesso ti faccio vedere — disse Jessica prendendo prima me e poi Margie e iniziando a descrivere e ad applicare ciò che diceva di conoscere.
    Quello che è seguito è stata l’esperienza più umiliante della mia vita. Tutto è cominciato con una violenta serie di urti e di sbattimenti tra me e Margie. Ora ero davanti a lei e poi ero dietro, ora ero sopra e poi finivo sotto. Quindi, approfittando del fatto che entrambi siamo snodati, c’è stata una sequenza di strane posizioni che Jessica accompagnava con brevi risate o profondi sospiri, seguita anche da un momento in cui la faccia di Margie si è avvicinata, misteriosamente, a dove ci sarebbe dovuto essere il mio pisello.
    La cosa è continuata fino a quando Jessica non decise di terminare il suo resoconto, spietatamente deliziata di aver stupito la sua amica e di aver fatto con lei una figura importante.
    — Ma lui non ha il pisello, quindi niente sesso! — fu la sua tragica conclusione.
    Niente pisello. Niente sesso.
    In pochi minuti avevo scoperto di non avere qualcosa che non avevo neppure immaginato di dover avere, che mi mancava qualcosa di non cui non avevo mai sospettato l’esistenza, ma che adesso sapevo necessario per la mia felicità.
    E avevo fatto del sesso, e molto a lungo, ma del sesso che, a sentire un’esperta, era del tutto senza qualità.
    Non avevo il pisello. Ero liscio. Completamente liscio.
    La mia vita era completamente rovinata.

    Con chi posso parlarne?
    Esclusi subito di parlarne con Margie. Era la mia attuale moglie, almeno fino al mio prossimo matrimonio, e anche se avevo avuto con lei quella sessione di sbattimenti selvaggi uno contro l’altra, pareva completamente indifferente alla cosa.
    Forse non era per nulla una sua esigenza.
    Avrei potuto chiamarla Margie Mille Avventure Meno Una.
    Potevo forse rivolgermi alle sue amiche?
    Ne dubitavo. A parte l’imbarazzo di far sapere a quelle che erano nello stesso momento sia delle ex-mogli che possibili future moglie della mia imbarazzante mancanza fisica, erano anche le ultime a poter essere informate sulla questione. Non era previsto che le femmine avessero il pisello; questo era chiaro a me quanto a Stefania.
    Quando pensai a Sara nel suo completo da dottoressa che dichiarava di essere pronta a operare su di me decisi che anzi, dovevano essere proprio le ultime a saperlo.
    No.
    Questa distinzione tra maschi e femmine escludeva anche il pony di Margie, Mamma Oca che osservava tutta la stanza da sopra uno scaffale e la giraffa Carolina che aveva il suo territorio sopra la scrivania.
    Non rimanevano in molti: l’orso Toto e il mio amico Dino.
    Cercai di capire se sotto tutto quel pelo Toto nascondesse qualcosa. Considerate le sue dimensioni, che erano almeno il doppio delle mie, sembrava qualcosa di facile da capire, ma non lo era affatto. E non andava dimenticato il suo sacro ruolo di celebrante, cosa che mi rendeva quasi indegno di porgli quel genere di domande.
    Dino.
    Lo avrei chiesto a Dino. Lui non mi avrebbe negato nessuna risposta; non per nulla era il mio migliore amico.
    Approfittai della prima occasione e, al termine di una fuga in jeep in cui io ero relegato nel vano posteriore mentre Margie guidava con scaltrezza e Stefania ci faceva inseguire da Dino gridando “È più grosso di come appare”, cercai un suo consiglio. In fondo, essendo un dinosauro, era in grado di essere sufficientemente distaccato sull’argomento.
    Non lo avessi mai fatto.
    Mi bastò un solo sguardo, mentre giaceva riverso sul dorso, forse senza fiato per lo sforzo del lungo inseguimento, per notare un certo rigonfiamento posto all’attaccatura delle zampe. Pensai che si trattasse senza dubbio di un errore, di un’escrescenza di plastica rimasta dopo il processo di fusione, di un qualcosa a cui non avevo mai fatto caso in precedenza, ma che adesso interpretavo come un pisello.
    Possibile che Dino fosse stato riprodotto in maniera così biologicamente completa?
    Osservai meglio.
    Era proprio così.
    Sembrava che un rettile scomparso da milioni di anni avesse ricevuto più dignità di una povera bambola maschio.
    Rinunciai a fargli la domanda fatale: ovvero se quello fosse il suo pisello. A questo punto non avrei sopportato la risposta e ancor più la successiva domanda.
    E perché io no?

    Purtroppo la parte peggiore della mia umiliazione doveva ancora venire.
    Una settimana dopo Jessica tornò a trascorre il pomeriggio a casa di Stefania. Ci vollero solo pochi minuti perché i loro discorsi si spostassero su “quei discorsi”, perché a quanto pareva la sorella di Jessica doveva aver cambiato amico ma non modo di divertirsi.
    — Naturalmente mi ha detto di non dire niente a nessuno, però ieri eravamo sole a casa e lei ha invitato da noi il suo nuovo ragazzo, e lo ha portato in camera sua, dicendomi di stare chiusa nella mia. Però…
    — Raccontami! — incalzò Stefania.
    — Però io me ne sono stata buona per un poco, poi sono uscita in silenzio e mi sono attaccata alla sua porta ad ascoltare. Si sentivano un sacco di rumori, e allora mi sono messa a guardare dal buco della serratura e ho visto cosa facevano, perché il letto di mia sorella è proprio davanti alla porta e c’era abbastanza luce.
    Stefania si fece più vicina all’amica. Io e Margie eravamo sul tappeto davanti a loro. Già temevo una ripetizione della pessima esperienza di qualche giorno prima.
    — Allora: erano senza vestiti e si vedeva il pisello di lui.
    — Davvero? E come era fatto.
    — Come un pisello. Insomma, ma ti devo spiegare tutto?
    Stefania si ritrasse seccata. — Guarda che io ho chiesto a Marco, di farmi vedere il suo pisello insomma. Però non è come dici tu, non capisco come possa servire a fare sesso.
    — Ti dico che funziona — rispose Jessica guardandosi attorno.
    No. Io no questa volta.
    E fui ascoltato. E fu anche peggio così.
    — Guarda — disse Jessica prendendo Dino. — Lui ha il pisello ed è pure grosso. Non serve se non è grosso.
    — Quello di Marco non era mica così — si schernì Stefania.
    — Ma Marco è solo un bambino. Qui stiamo parlando di sesso. Allora ho visto cosa facevano mia sorella e il suo ragazzo e adesso te lo mostro — disse Jessica prendendo nell’altra mano Margie Mille Avventure.
    Per favore, no.
    Per favore: non chiedetemi di descrivere quello che è successo, quello a cui ho dovuto assistere. Anche se non ero più direttamente coinvolto è stato ancora più umiliante della precedente occasione e provo un’enorme dolore ogni volta che mi torna in mente.
    Dino, il mio migliore amico, ha fatto sesso con Margie, mia moglie. E questa volta deve essere stato del vero sesso, perché da quel giorno Margie non ha mai più smesso di sorridere.
     
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  2. Daniele_QM
     
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    Alberto, sono il primo a commentare! :D
    Il racconto è sicuramente un esempio di originalità e a tratti divertente. Però devo dirti che l'ho trovato molto al di sotto della tua media - tra l'altro se lo rileggi con attenzione troverai due o tre refusi - e poco coinvolgente.
    SPOILER (click to view)
    La parte migliore è quella iniziale, in cui si gioca sull'equivoco finché non si capisce che parli di due bambole. Sviluppandolo in altro modo sarebbe stato un finale simpatico, ma capisco che tu volevi fare altro.

    Il voto finale per me è 2, sorry.
     
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    CITAZIONE (Daniele_QM @ 3/5/2009, 23:10)
    Alberto, sono il primo a commentare! :D
    Il racconto è sicuramente un esempio di originalità e a tratti divertente. Però devo dirti che l'ho trovato molto al di sotto della tua media - tra l'altro se lo rileggi con attenzione troverai due o tre refusi - e poco coinvolgente.
    SPOILER (click to view)
    La parte migliore è quella iniziale, in cui si gioca sull'equivoco finché non si capisce che parli di due bambole. Sviluppandolo in altro modo sarebbe stato un finale simpatico, ma capisco che tu volevi fare altro.

    Il voto finale per me è 2, sorry.

    Grazie per la lettura, ma sei un Malvagio :P
    SPOILER (click to view)
    Io non ho paura a sperimentare se mi passa in testa un'idea interessante... anche perché qui non è Sanremo dove si cerca di andare sul sicuro...
    Chiaro che è un esperimento: sono partito senza sapere dove andare e l'impostazione scelta ha determinato dei limiti.

    Io poi, di solito, gioco scoperto. Ho preferito mettere quasi subito in chiaro il discorso delle bambole, perché secondo me non avrebbe retto tutta la lunghezza del racconto (che è anche più corto del solito) e volevo concentrarmi su altro...

    Refusi? Succedono ;)
     
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  4. rehel
     
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    Il mestiere è il solito. lo stile pulito e raffinato, ironico dove serve.
    Tuttavia il racconto non prende eccessivamente. E' carino e si legge bene, strappa anche dei sorrisi, ma non è una di quelle storie che ti ronza nella testa per un po', dopo la lettura.
    Credo che il problema sia dovuto al personaggio. Un bambolotto di gomma che ha il complesso di non avere il suo bravo pene di plastica. Temo che il lettore si identifichi poco e tu sai che una delle cose principali è rappresentata proprio dalla possibilità del lettore di identificarsi nella lettura.
    Ottimo l'incipit e devo dire che questa storia in mano a un altro forsde avrebbe reso molto meno.
    Segnalo solo una frase allitterata:
    Sto a stento a sentire...
    Comunque gradevole e rientra nelle mie corde.
    Per cui un tre, un pelo stiracchiato. :shifty:
     
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  5. stefko01
     
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    Ciao Alberto.
    Per me hai sfoderato un racconto geniale.
    Fino a ora consideravo "La Dea della Stazione" (del nostro amico "socio") il miglior racconto che avevo letto su USAM. Oggi tu mi hai fatto vacillare.
    Il vero protagonista di questa storia non è il bambolotto di gomma, secondo me, ma la bellezza, la purezza, la scaltrezza, la curiosità, la spietatezza che anima i piccoli esseri umani.
    E poi la psicologia femminile, che si addestra feroce contro il genere maschile sin dalla prima età. Fantastica intuizione la tua.
    Raramente, leggendo un racconto di un non professionista (o forse lo sei) mi sale su l'invidia per voler aver scritto io la storia. Nel tuo caso sento questo, invidia, dunque complimenti!
    Forse il tema del vizio capitale è l'invidia, direi l'invidia del pene, che - nonostante tutta la superiorità che il genere femminile dimostra quotidianamente e nei fatti nei confronti del genere maschile - credo sia il sentimento che talvolta le donne possono provare verso noi uomini: il pene, l'unica nostra (debolissima) forza che ancora ci rimane. Quando ci modificheranno geneticamente per essere lisci come il tuo Ben saremo del tutto fregati.
    Il voto è un super 4.
    A causa di un finale un po' rapido decido però di lasciare "La Dea della Stazione" in prima posizione. Non me ne vorrai.
    Comunque stra-stra-bravo.
    Stefano

    PS. Mi veniva in mente, ma forse è un po' troppo "hard", che potresti aggiungere un appendice maschile al racconto. Due cuginetti più grandi di Stefania, qualche giorno dopo, uno che spiega all'altro cos'è l'omosessualità. E Dino e Ben che fanno da cavie... I maschietti dodici-tredicenni sono per natura incuriositi da questi argomenti. Solo però se riesci a non "sporcare" il racconto e a mantenere il tono umoristico e pulito che irradia questa magnifica storia. Facci su una pensata.
    Fantastico e superumoristico sarebbe se la cosa avvenisse dopo la celebrazione di un matrimonio gay. Ma forse questo non è pensabile da parte di bambini, e dunque poco credibile.

    Ciao
     
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  6. abonvi
     
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    Mai letto "Una vera bambola" di A. M. Home in Burned Children of America?. Sento assonanze.
    Geniale il commento di Stefko!
     
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    CITAZIONE (abonvi @ 8/5/2009, 11:01)
    Mai letto "Una vera bambola" di A. M. Home in Burned Children of America?. Sento assonanze.
    Geniale il commento di Stefko!

    Sorry no. Anche perché leggo solo fantascienza e fantasy.
    In realtà ho rivisto tempo fa un video dei (? - non ricordo, forse i Limp Bizkit o simili) in cui c'erano i bambolotti della band che ne facevano di ogni....
    unire la cosa ai tormentoni di Toy Story è abbastanza breve...
     
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  8. abonvi
     
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    Appena ritrovo il libro te lo scannerizzo e te lo mando
     
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  9. shivan01
     
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    questo è uno di quei casi in cui andare a segnalare refusi è superfluo, a mio parere.
    il racconto è in certi tratti geniale, e comunque sempre originale, e questo è merce rara. 4

    Edited by shivan01 - 8/5/2009, 12:43
     
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  10. abonvi
     
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    "Casi" o "casini"?
    ^_^
     
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  11. shivan01
     
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    CITAZIONE (abonvi @ 8/5/2009, 12:22)
    "Casi" o "casini"?
    ^_^

    Casi, casi

    Grazie mille per avermi notificato l'errore.

    Ciao
     
    .
  12. abonvi
     
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    He he! Errore freudiano, molto freudiano
     
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  13. shivan01
     
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    Probabile, ma pure dovuto a una fretta ingiustificata. Mi scuso con alberto e ringrazio di nuovo te.
     
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  14.  
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    CITAZIONE (abonvi @ 8/5/2009, 11:31)
    Appena ritrovo il libro te lo scannerizzo e te lo mando

    Ti ringrazio sinceramente, ma sono sepolto dalle cose da leggere :cry: . non riuscirei ad averne il tempo...

    CITAZIONE (shivan01 @ 8/5/2009, 12:18)
    questo è uno di quei casi in cui andare a segnalare refusi è superfluo, a mio parere.
    il racconto è in certi tratti geniale, e comunque sempre originale, e questo è merce rara. 4

    Grazie.
    Ma non ho capito: ho lasciato dei refusi? Se li ho lasciati è giusto che li paghi... sono io che cerco di macinare troppi racconti in fretta e sono sempre in ritardo...

    Orca: devo rispondere anche a Stefan :( ... appena posso che adesso devo andare in missione fuori ufficio
     
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  15. TrueKira
     
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    Ciao!
    Scusa se il commento sarà breve, ma scarseggio di tempo :(
    Il racconto devo dire che è originale, cosa non da poco. E' simpatico, mi ha fatto sorridere in alcuni punti.
    Però... non so, alla fine mi ha detto poco, come se mancasse una vera base nella storia. Sembra messa in piedi con uno scopo che stenti a cercare, come se l'avessi scrivere senza nemmeno tu sapere dove andare a finire. La sensazione è questa. Su come scrivi c'è poco da dire. Non mi sembra uno stile originale, ma senz'altro accurato e non banale. Trovi le giuste frasi per tutto. L'unica cosa è quella scritta sopra. Credo che partendo da un'idea più solida e strutturata si riesca a fare di meglio.
    Un racconto leggero che si lascia leggere, però nulla di particolarmente entusiasmante.
    Per me è un 2, anche se penso che queste votazioni così "strette" non rendano giustizia; dire 2 sembra dire "bocciato", invece è tutto sommato un racconto più che sufficiente.

    Ciao :)
     
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22 replies since 3/5/2009, 21:52   895 views
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