UNO SIMPATICO
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UNO SIMPATICO

di Antonino Alessandro, fantascienza, 19570 cc

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  1. Alessanto
     
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    Ecco a voi:

    UNO SIMPATICO



    Quando a una persona simpatica viene chiesto: “È disposto a rinunciare al suo corpo?” per prima cosa fa un sorriso, forse seguito da un “sta’ scherzando?” e quindi da un altro sorriso questa volta indeciso
    Proprio questo, in effetti, è ciò che successo nell’ufficio del dottor Slahovic.
    Adesso, recluso in questa prigione di quarzo tra scosse elettriche che mi fanno solletico e conoscenze da far invidia a una moltitudine di geni, non avendo più una bocca di cui far sollevare gli angoli, mi rendo conto che quella risata soffocata dalla deferenza e dalla voglia di sperimentare una stranezza, mi avrebbe protetto molto di più di un firewall con decodifica a chiave random, o di un fucile a impulsi con annesso caricatore da combattimento.
    Mi chiamo Mario Ursini e sono -strano definirmi con il verbo essere, ma d'altronde se essere vuol dire esistere oltre la fisicità di un corpo, allora le mie parole sono corrette- un semplice analista di dati.
    Alt! Cosa sono quelle facce schifate?
    La connessione mi fa vedere bene l’immagine che si è formata nelle vostre menti: un tizio ingobbito su un terminale, capelli radi, un mazzo di fili collegati alla corteccia cerebrale che bisbiglia comandi di ricerca e sviluppa regressioni statistiche.
    Mi dispiace deludervi ma io ero diverso. Per nulla ingobbito, anzi slanciato e fresco di palestra, capelli folti sempre al loro posto.
    Nel ringraziarvi per essere qui vi invito a mettetevi comodi nelle poltrone connettive e godervi il viaggio. Sono certo che alla fine ciò che ho chiesto non sembrerà così campato in aria.
    Dicevamo, allora, di Slahovic: vi faccio vedere cosa ho trovato nella banca dati della mia vecchia società.

    ...3...2
    Fruscio, voci che vanno e vengono, immagini sfocate dall’angolo di una stanza.
    ...1.
    «Cazzo, Mario, sei un coglione!» dice Michele pulendosi. Fili trasparenti gli colano dal fondo dei pantaloni.
    Mario sghignazza dalla sedia di fronte, osservando il collega che con un pezzo di carta cerca di togliersi la colla dal tessuto lucido.
    «Ridi pure, stronzo.»
    «Grazie del permesso!» risponde Mario appoggiato al tavolo, un sorriso stampato sul viso e il mento sul pugno. Poi contempla di sottecchi Giulia a pochi metri: non si è nemmeno voltata. I capelli neri legati in una coda di cavallo che si muovono appena, assecondando gli occhiali che passano da un foglio sulla scrivania al terminale, le dita veloci sulla tastiera danzano in un ticchettio uniforme.
    «Ecco: sei contento? Scommetto che non andrà via!» dice Michele proseguendo le operazioni con scarsi risultati. «Se rimangono sporchi, mi devi un paio di pantaloni!» completa rivolgendo uno sguardo truce al collega che, distolta l’attenzione dalla donna e dallo scollo della maglietta, ridacchia ancora.
    «Contaci, proprio...» ribatte Mario da dietro la tazza da caffè gialla: Bart Simpson che mira con una fionda viola un punto imprecisato del soffitto.
    Poi allinea l’occhio destro tra il pollice e l’indice e spara un elastico contro un foglio appeso con una puntina al pannello di sughero a sinistra.
    Michele scuote la testa rinunciando a strofinare la stoffa, poi sbuffando, molla una ginocchiata alla sedia, che scivola via sulle ruote, e si avvia verso il bagno.
    Mario inarca la schiena ancora con un sorriso storto, avanzo dello scherzo di poco prima e osserva la scrivania ingombra di giocattoli a molla, ranocchie che saltano, picchi infilati nelle matite, post-it colorati e pinze reggi-fogli enormi.
    «Divertita?» chiede alla donna a pochi metri da lui.
    Lei rimane zitta proseguendo il lavoro.
    Mario fa spallucce, raccoglie l’elastico da terra e prende la mira verso il nuovo bersaglio.
    «Idiota...» dice la donna toccandosi l’orecchio; Mario ha mancato la coda di cavallo.
    L’uomo la osserva sorridendo.
    «Le persone ti credono spiritoso?»
    «Beh...» bofonchia Mario, alzando gli occhi come a voler riflettere.
    «Io no! Quindi smettila di rompermi le palle: mi sono stufata delle tue cazzate» dice la donna. Il sopracciglio si è appena affacciato dalla montatura di celluloide.
    Mario continua ad avere gli angoli della bocca all’insù ma gli occhi sono duri. Da’ un colpetto alla bambolina vestita da hawaiana appoggiata sulla scrivania che, ubbidiente, inizia a danzare.
    «Succederà...» dice.
    «Cosa?»
    «Mi troverai simpatico.»
    «Non contarci.»
    La donnina sta ancora ballando sulla base di plastica colorata quando il dottor Slahovic si avvicina alla scrivania.
    Un’occhiata al piano di lavoro, uno sguardo di biasimo, e poi un «venga nel mio ufficio.»
    /
    Ticchettio di tastiere, immagini che scompaiono. Buio
    /


    Cosa impediva a Michele di rompermi il muso?
    Beh... Non vi è mai capitato di accanirvi con il più stupido della classe?
    Okay, mi correggo: con il “più buono della classe”.
    Ogni agglomerato di persone ha sempre un fiero rappresentante della razza degli idioti che viene preso di mira: lo si scopre in pochi secondi, come a sentirne l’odore, come se fosse circondato da un’aura o avesse un cartello appeso al collo. Percepiamo sempre la debolezza del singolo sia essa fisica o caratteriale. A quel punto la madre dello sventurato diventa il sollazzo verbale di tutti, il tono di voce preso in giro allo sfinimento, e ogni parola trasformata in una freccia scagliata contro il suo amor proprio.
    Quindi niente di nuovo, no?
    In quell’ufficio, Michele era un perfetto rappresentante della tribù degli stupidi e nessuno, me compreso, perdeva occasione di ricordarglielo.
    Cosa aggiungere poi della mia amica? Fredda come una lastra di marmo, direte. Lo penso anch’io.
    Tornando alla proposta di Slahovic. Voi cosa avreste fatto? Viene il vostro capo, vi propone di entrare in un progetto sperimentale che garantisce soldi, il potere della conoscenza e possibilità di una nuova vita. Oltre che la possibilità di abbandonare un lavoro di merda.
    Come potevo rifiutare?
    Il passaggio da uomo a pura entità è stato tutto sommato semplice: un po’ di innesti sul cranio, il corpo immerso in un fluido trasparente dall’odore di antisettico ed ero pronto a diventare la spia perfetta.
    Di certo saprete che l’informazione è vita, no?
    E io ero proprio questo: in un mondo in cui tutto è cablato, dove con la pressione di un tasto dall’altra parte del mondo si avvia una centrale nucleare con la stessa semplicità con cui si accende un frullatore, ero un forziere di informazioni.
    Saltellavo da una rete domestica, a quella di una banca a quella di uno stato alla velocità di un battere di ciglia, saccheggiavo banche dati, scardinavo firewall, passeggiavo tra connessioni protette come nel marciapiede sotto casa.
    Per non parlare delle reti di telecamere. Come credere che siano caduti i governi della Confermazione Franco-Svizzera e della Repubblica del Magreb Occidentale? Ho un occhio sempre aperto sul mondo e sui suoi vizi: tradimenti, prostituzione, corruzione. Un’intera collezione di peccati archiviati con meticolosità e a mia completa disposizione.
    Ma non pensiate che lavorassi solamente: guardate cosa è successo una volta cambiando un solo, insignificante, numero nella banca dati di un ospedale.

    ... 3... 2.
    Rumore di clacson, di automobili che decollano, sirene che ululano, immagini disturbate da un angolo di un grande ambiente.
    ... 1.
    «Mi dispiace ma suo figlio non ce l’ha fatta…» dice il dottore dentro il camice lindo. Davanti a lui una giovane coppia, si abbracciano l’un l’altro: l’uomo accarezza i capelli della donna che, singhiozzando, nasconde il viso sul petto di lui.
    «Ma…» sussurra la donna, mentre il marito la stringe più forte.
    «Possiamo vederlo?» dice l’uomo.
    «Certo, seguitemi.»

    /
    *Stacco. Immagini da una parete di un corridoio*
    /

    Il gruppo, dottore in testa, percorrono il corridoio lindo, barelle vuote appoggiate sulle pareti e infermieri che assistono alla triste processione.

    /
    *Stacco. Immagini da un angolo di una stanza*
    /



    Il medico li conduce all’interno di una sala operatoria, per terra, sulle mattonelle bianche, siringhe usate, sacche di sangue e guanti di lattice gettati alla rinfusa. Una lettiga coperta con un lenzuolo bianco puntellato di rosso fa intravedere la sagoma di un corpo.
    Il dottore sposta il lenzuolo e si mette da parte, il volto buio sparisce in un angolo.
    La donna si avvicina a occhi chiusi.
    Sospira e li apre.
    Crolla per terra in ginocchio e inizia a ridere, il marito accanto a lei si è portato le mani sul viso. Il dottore si fa avanti.
    «Signora...»
    «Questo non è mio figlio!»
    /
    Audio che va' via, immagini che si deformano. Risate. Buio.
    /


    Divertente, vero?
    Questo è uno degli svaghi che mi concedo tra un’intercettazione e l’altra, tra una nudità a pagamento e una pista di psichina.
    Come dicevo: non si può sempre lavorare.
    C’era una cosa che mi ero chiesto su tutta questa storia: perché me?
    Non ero il migliore dei miei colleghi. Non ero il più forte. Non ero il più preparato. Eppure eccomi qui. Dopo qualche tempo, in una banca dati ho scoperto altre interessanti novità.

    ...3...2.
    Fruscio.
    ...


    Ah! Scusate l’interruzione. Nel caso vi chiedeste cosa è successo a quella famiglia volevo dirvi che se ne sono tornati a casa felici e contenti, abbracciando il loro bambino creduto morto.
    Cosa vi credevate? Io sono uno simpatico, no?
    Torniamo al motivo per cui mi hanno scelto.

    ...3...2.
    Immagini da un angolo di una stanza, ticchettio di terminali, rumore di ghiaccio in un bicchiere.
    ...1.
    «Che vuol dire chiudere?» chiede Slahovic.
    «Dottore, credo che sia abbastanza intelligente da comprendere senza ulteriori spiegazioni» dice l’uomo nel suo abito scuro portando il bicchiere con un liquido ambrato alle labbra.
    «Ma...»
    «Ha idea di cosa succederebbe se si venisse a sapere quello che abbiamo fatto? La nuova amministrazione vuole chiudere la vicenda. Senza parlare dei soldi spesi che facciamo fatica a giustificare al consiglio. Il suo lavoro è stato molto apprezzato. Riceverà un indennizzo consono.»
    «E quel poveretto che abbiamo usato?» dice Slahovic, osservando il cumulo di appunti sulla scrivania.
    Il dottor Granelli sorride e alza gli occhi al cielo.
    «Non ci provi, dottore! Ho letto il fascicolo di quel tizio e i suoi appunti per la selezione» fa una pausa e sul video indica l’icona a forma di blocco notes. Il video si ricopre di appunti scritti a mano. Granelli legge ad alta voce.
    «Il soggetto è egocentrico con tendenza alla misantropia. Genitori morti, figlio unico e senza affetti, non è stato in grado di mantenere una relazione stabile. Non portato per il lavoro in team, dimostra la sua brillantezza intellettuale quando il compito assegnato lo stimola adeguatamente. Questo suo stato emotivo potrebbe rendergli appetibile e interessante ciò che il progetto richiede. Si rammenti che a oggi, questo è il miglior candidato a nostra disposizione…» l’uomo smette di parlare, Slahovic guarda un punto della sua scrivania in silenzio.
    «Quindi non mi venga a parlare di “poveretti usati”; siamo lontani dalla realtà. Quello era uno stronzo. Uno sfaticato, bastardo, inutile figlio di puttana. Ho già disposto la sua eliminazione.»
    «Eliminazione?» dice Slahovic.
    «Ho letto nei suoi appunti che quando il corpo muore la mente si dissolve…»
    «Questo è vero, ma...»
    Granelli guardò l’orologio sulla scrivania,
    «Tra dodici minuti staccheremo la spina» dice aggiustandosi il nodo della cravatta. Quindi si alza e nel suo abito nero tende una mano verso il dottor Slahovic.
    /
    Immagini che spariscono. Risate. Buio.
    /


    Non male, vero?
    E io chissà cosa mi credevo. Sono stato scelto perché sono uno stronzo solitario. Uno che non ha legami, uno che anche se fosse sparito nessuno se ne sarebbe accorto.
    Vi chiederete cosa ho provato quando hanno staccato la spina. In effetti non so dirlo. Forse leggerezza. Come quando si è mangiato troppo: la notte si hanno gli incubi e la luce del mattino viene accolta col cuore carico di riconoscenza. Oppure come quando sai che un tuo caro è morto dopo aver sofferto.
    Anzi, vi faccio vedere come è andata.

    ...3...2.
    Silenzio, immagini dall’angolo di un grande ambiente.
    ...1.
    «Come sono i segnali vitali?» chiede Granelli illuminato dalla luce blu nella piscina dove il corpo nudo è immerso. Cavi che escono dalla nuca e dalle tempie, tubicini trasparenti che si inseriscono nel naso, nel pene, nell’ano, aghi che si insinuano sotto la pelle morbida degli incavi delle braccia,.
    «Stabili» dice il tecnico al terminale all’interno della sala controllo.
    «Connessioni psiconiriche?»
    «Regolari» risponde il tecnico, osservando un indicatore sulla console affollata di monitor e dati.
    «Avviate la procedura di distacco» ordina Granelli.
    «Inizio tra cinque... quattro... tre... due... uno... adesso.»
    Il livello del fluido limpido scende mentre un gorgoglio liquido si diffonde nella sala controllo. Dopo pochi minuti il corpo pallido si adagia sul fondo della piscina.
    Le pareti trasparenti di abbassano facendo gocciolare residui di liquido sul pavimento. Altri due tecnici con maschere e guanti si avvicinano, uno sguardo di intesa oltre il vetro e si portano sui fili che escono dalla testa.
    Ci impiegano non più di venti secondi a staccarli. Un suono intermittente satura la sala; sparisce quando il tecnico alla console preme un tasto.
    «Connessioni disabilitate» dice uno dei due all’interfono guardando la sala controllo.
    «Ricevuto» risponde Granelli. I liquidi che scorrono nei tubicini smettono di gorgogliare rimanendo inerti nei loro contenitori cilindrici.
    «Segni vitali in diminuzione. Ritmo cardiaco in aumento. Saturazione 90 in discesa» annuncia il tecnico al terminale.
    L’uomo vestito di nero annuisce.
    Nella console osserva i diagrammi della pressione e dell’ossigenazione che scendono mentre un numero su uno schermo aumenta.
    «Saturazione 80 in discesa, battito centosessanta» dice il tecnico poi dopo una pausa: «Saturazione 60 in discesa, battito centoottanta.»
    Granelli osserva il corpo inerte, poi una mano si contrae, stringendosi a pugno come a voler afferrare qualcosa. Attorno a lui tutti si affrettano a prendono appunti.
    «Non è sedato?» chiede con non curanza.
    «No» risponde il tecnico non staccando gli occhi dal monitor. Poi prosegue: «Saturazione 50 in diminuzione.»
    Passano altri due minuti, finalmente l’uomo abbassa un interruttore e sui monitor le linee vitali sottili come spaghetti spariscono.
    «Il soggetto è deceduto.»
    Granelli annuisce poi un gesto di saluto ed esce.
    /
    Immagini spariscono. Buio.
    /

    Credevate fosse accaduto di peggio, vero? Immaginavate sussulti, grida, dolore e invece, niente. Una piscina che si svuota, un corpo esanime sul fondo viscido, una mano che si contrae e una spina che penzola da qualche parte. Attorno a me, solo uomini in camice bianco che prendono appunti.
    Avrò visto questa scena cento volte. Mi colpisce la tranquillità che aleggia: i movimenti misurati, i fluidi che giacciono fermi e gli occhi sugli indicatori che urlano di una vita che se ne va.
    Nessuno parla mentre Mario Ursini muore.
    Non provate pena per me e, mi raccomando, non agitatevi sulle poltrone, la connessione potrebbe saltare e vi perdereste la parte migliore della vicenda. Quindi, rilassatevi, e non privatevi del piacere di sapere cosa è successo dopo.

    ...3...2.
    Fruscio, musica, immagini deformate dall’angolo di un piccolo ambiente.
    ...1.
    La commessa sposta la tenda; la donna lancia un grido coprendosi il seno col vestito.
    «Non si preoccupi signora, non c’è nessuno» dice la ragazza. «Volevo solo vedere come le stava...»
    Luisa è arrossita ma non dice nulla. Cerca di rilassarsi assumendo un contegno noncurante. Lentamente indossa il vestito di lino e chiude la cerniera lampo. Si guarda allo specchio.
    «Le sta molto bene. Le mette in evidenza le forme.»
    «Non pensa che mi ingrassi?» dice Luisa con voce un po’ tremante.
    «Per nulla. Anzi, si guardi» risponde col sorriso da ventenne la commessa, mentre passa una mano, leggera sul fianco della cliente.
    «Dovrebbe portarli raccolti. Ha un bel collo» dice sollevandole i capelli.
    La donna chiude gli occhi mentre sente il respiro della ragazza sulla pelle nuda delle spalle, «Beh... io, non so...» riesce a bofonchiare.
    «Dammi ascolto: stai meglio con i capelli tirati su. Girati, adesso. Voglio vedere come ti cade sul davanti» dice la commessa sorridendole di nuovo passando a un "tu" confidenziale.
    La cliente si volta, il vestito non è abbottonato, l’incavo tra i seni fa bella mostra di sé.
    «Dunque, dunque. Vediamo un po’» dice la ragazza, pensierosa. «Abbottoniamo fino a qui e... sì, mi sembra vada bene.»
    La commessa la sfiora con tocco leggero.
    «Aspetta, ti controllo l’orlo» dice inginocchiandosi sul pavimento del camerino. Poi dopo aver armeggiato un po’ con la stoffa conclude: «Penso che così sia perfetto.»
    Gli sguardi si incrociano di nuovo: due piccoli rigonfiamenti tendono la stoffa leggera del vestito.
    Una mano risale lungo il profilo delle sue gambe, la donna chiude gli occhi…
    /
    Fruscio, immagini che spariscono. Buio.
    /


    So cosa state pensando: cosa c’entrano quelle belle donne che si accarezzano con la nostra vicenda? Avrà voluto mostrarci una delle scene a cui assiste dall’occhio nero dell’obbiettivo, nascosto tra i meandri della rete, risponderà qualcuno.
    In un certo senso è vero. Vi chiedo un po’ di pazienza: l’assenza del corpo non ha sopito alcuni normali appetiti più che umani. Ho sempre la speranza di sentire le mie sinapsi di rame, per una volta, attivarsi e permettermi di percepire sensazioni simili a quelle di una parte di me, un tempo ben viva.
    E poi occorre intrattenere i propri ospiti, altrimenti che padrone di casa sarei?
    Preciso tuttavia che qualora mi crediate un semplice millantatore potrete orientare le vostre connessioni verso lidi più interessanti: Cyperporc con le sue simulazioni e mugugni di silicio attendono nuovi visitatori. A meno che non preferiate Powerdicks. Ferme restando le conseguenze del vostro gesto nel nostro piccolo affare, vi troverete già avanti con il lavoro.
    Qualora decidiate di proseguire ad ascoltarmi mi permetto di suggerirvi uno spunto di riflessione: ciò che avete visto è accaduto dentro un anonimo camerino di un negozio di periferia.

    ...3...2.
    Immagini in bianco e nero da una parte, ansimi .
    ...1.
    L’uomo è seduto sul divano, nudo. Intorno a lui il salone silenzioso, la scrivania di vetro ingombra di documenti. Sul viso un sorriso di piacere mentre il suo pene indossa un donna gonfiabile che osserva la stanza con sguardo stupito. Il dottor Granelli si alza, sempre proseguendo le sue attività e attacca il filo che esce da una natica del giocattolo, poi si sdraia sul pavimento e gira l’interruttore.
    Una spia rossa si accende. Geme mentre la sua compagna muta fa’ su e giù sempre più veloce. Poi un lampo dall’alimentatore e l’uomo strabuzza gli occhi irrigidendo la mascella e snudando i denti che digrignano. La plastica della signorina si scioglie. Granelli scosso da spasimi rigidi si muove fino a che un fumo scuro non si alza dal suo corpo.
    /
    Fruscio.
    /

    ...3...2.
    Immagini in bianco e nero, clacson di auto e rumore di strada.
    ...1.
    Un’ambulanza porta via il corpo di Slahovic. Un infermiere chiude la zip del sacco nero dentro cui è adagiato. Accanto a lui un uomo piange indicando il semaforo.
    «Era verde vi dico!»
    /
    Buio.
    /


    Mi rincresce se queste ultime scene vi hanno impressionato.
    Il controllo della realtà oltre la mera conoscenza, ecco ciò la morte del corpo mi ha regalato. Nato per essere colui che guarda dal buco della serratura adesso sono qualcosa di diverso.
    Sono certo che non avessero immaginato che questo potesse succedere; dubito che avrebbero dato a me tanto potere. A uno stronzo, inutile, figlio di puttana.
    In ogni caso, ho fiducia che abbiate modo di riflettere alla mia proposta, per voi penso più che conveniente.
    Quando deciderete non avrete da fare altro che… guardare verso una telecamera e chiamarmi.
    Sperando di non avervi annoiato, ora vi lascio: c’è una persona di nostra conoscenza che devo ancora convincere di quanto sono simpatico.

    /
    Buio.
    /


    Edited by Alessanto - 7/10/2009, 12:51
     
    .
  2. federica68
     
    .

    User deleted


    allora devo dire che il racconto per certi versi mi ha coinvolta e per certi versi no.
    Nel senso, è ben scritto a meno di sviste varie che ti segnalo (sta, va fa, con l'apostrofo sono all'imperativo e non al presente, per es), ma non sono riuscita a empatizzare molto con mario.
    Non so, in fondo il fatto che sia morto non mi ha scossa più di tanto...

    intanto ti segnalo le cose che ho visto

    CITAZIONE
    “sta’ scherzando?”

    sta

    CITAZIONE
    le dita veloci sulla tastiera danzavano in un ticchettio uniforme.

    attento ai tempi dei verbi, sei tutto al presente altrove

    CITAZIONE
    Scommetto che non va’ più via!

    va

    CITAZIONE
    completa Michele rivolgendo uno sguardo truce al collega che, distolta l’attenzione dalla donna e dallo scollo della maglietta, ridacchiava ancora.

    azz i tempi dei verbi!!

    CITAZIONE
    spara l’elastico contro un foglio

    che elastico? forse meglio UN elastico


    CITAZIONE
    Michele scosse la testa

    i tempi!!!


    CITAZIONE
    dice la donna toccandosi l’orecchi;

    svista



    CITAZIONE
    col “più buono della classe”.

    con il


    CITAZIONE
    Come potevo rifiutare?

    i tempi

    CITAZIONE
    fa’ una pausa

    fa


    CITAZIONE
    non è stato in grado di portare a termine una relazione stabile

    mhh
    se la relazione è stabile, non credo venga portate a termine, che implica finire, forse meglio mantenere o instaurare, o una roba del genere


    CITAZIONE
    «Saturazione 60 in discesa, battito centosessanta» dice il tecnico poi dopo una pausa: «Saturazione 30 in discesa, battito centoottanta.»

    manca il sonoro... a questo punto credo che tutti i monitor suonino. Non è possibile disinserire gli allarmi stabilmente per più di 2 minuti in genere quando i parametri sono così. E i monitor scampanano come pazzi ti perforano il cervello. Con una sat O2 del 60% il tizio è praticamente morto, dovrebbe essere bluastro e marezzato, 30 non l'ho mai vista in un vivo, tanto meno 20... forse una volta 45, ma era un problema di microcircolo e non cardicircolatorio

    CITAZIONE
    «Non è sedato?» chiede.
    «No» risponde il tecnico non staccando gli occhi dal monitor. Poi prosegue: «Saturazione 20, battito in diminuzione.»

    che non sia sedato non dovrebbe importargli, l'ipossia gli avrebbe già fatto perdere conoscenza da un pezzo, inverosimile che stringa il pugno, e da 180 di frequenza cardiaca, (prossima alla fibrillazione) non ho mai visto diminuire il battito, ma l'arresto secco, se non rientra da solo. Visto che viene constatato il decesso, non ci stanno delle cose come quelle che descrivi che sembrano indicare che lui sopravvive ancora a condizioni pazzesche, i dottori se ne sarebbero accorti subito, visto che non stava morendo normalmente...



    CITAZIONE
    che urlano di una vita che se ne va’.

    va





    CITAZIONE
    La commessa sposta la tenda mentre la donna è nuda; lancia un grido coprendosi il seno col vestito.

    soggetti. Sembra che sia la commessa a urlare


    non so, sono perplessa... da te mi sarei aspettata più partecipazione emotiva e una trama più articolata. In fondo la trama si riduce a 2 bastardi che fanno un esperimento ignobile su un tizio, e diversi flash sembrano un po' fuori posto e un po' gratuiti... so che sei in grado di fare molto di più, dacci dentro

    questa volta è un 2 abbondante, ma non arriva al 3, non volermene
















    Edited by federica68 - 2/10/2009, 09:38
     
    .
  3. Daniele_QM
     
    .

    User deleted


    Intanto un paio di segnalazioni:
    CITAZIONE
    Nel ringraziarvi per essere qui vi invito a mettetevi comodi nelle poltrone connettive e godetevi il viaggio

    "a mettervi... a godervi"

    CITAZIONE
    non va’ più via!»

    via l'apostrofo

    CITAZIONE
    Michele scosse la testa rinunciando a strofinare la stoffa, poi sbuffando, molla una ginocchiata alla sedia, che scivola via sulle ruote, e si avvia verso il bagno.

    "scuote", non "scoss": finora hai usato il presente

    CITAZIONE
    pinze reggi fogli enormi

    mi sa che un trattino tra "reggi" e "fogli" ci va, oppure attacca le due parole

    CITAZIONE
    Le rimane zitta proseguendo il lavoro.

    Lei

    CITAZIONE
    raccoglie l’elastico da terra prende la mira

    una virgola tra "terra" e "prende"? oppure una congiunzione?

    CITAZIONE
    dice la donna toccandosi l’orecchi

    Non si capisce se si tocca "l'orecchio", "le orecchie" o "l'orecchino"! :P

    CITAZIONE
    all’insù

    all'in su (credo sia corretto così)

    CITAZIONE
    di rosso fa’ intravedere

    via l'accento da "fa"

    CITAZIONE
    Audio che va' via

    anche qui, niente accento (o apostrofo)

    CITAZIONE
    ho capito perché mi avevano scelto oltre che altre interessanti novità.

    questa frase è bruttisima!
    direi: "ho capito perché mi avevano scelto e ho scoperto altre interessanti novità"

    CITAZIONE
    fa’ una pausa

    fa

    CITAZIONE
    Come quando si è mangiato troppo

    Tu sei mangiato? GASP!! E da chi? :XD:
    Come quando si HA mangiato troppo!

    CITAZIONE
    una vita che se ne va’

    va

    CITAZIONE
    La donna, chiude gli occhi

    via la virgola

    [QUOTE«Dammi ascolto: stai meglio con i capelli tirati su][/QUOTE]
    il fatto che cominci a darle del tu mentre prima le dava del lei è voluto? se sì, forse vi farei accenno.

    CITAZIONE
    ecco ciò la morte del corpo mi ha regalato

    ciò "che" la morte...

    CITAZIONE
    Nato per essere colui che guarda dal buco della serratura adesso sono qualcosa di diverso.

    metterei una virgola dopo serratura

    CITAZIONE
    Quando deciderete non avrete da fare altro che… guardare una telecamera e chiamarmi

    virgola dopo deciderete. Forse sarebbe meglio dire "guardare in una telecamera" o "verso una telecamera"


    Allooooora, dopo tutte queste segnalazioni, insorge l'Aguzzino che è in me... :killer:
    Sembra quasi che tu l'abbia scritto di corsa senza rileggerlo... e sì che - mi sembra... - tu abbia avuto un mese di tempo per farlo!!! :corpa:
    Okay, veniamo alla storia.
    Parto col dire che non amo molto l'io narrante che si rivolge al lettore o ai lettori, però in questo caso lo passo poiché sembra quasi che il nostro protagonista lo faccia attraverso la rete, forse scrivendo una mail al mondo o in qualche altro modo simile.
    Il tono della narrazione è piacevole, il ritmo buono, l'alternanza tra raccontato e mostrato funziona. Il finale è buono, le immagini restano impresse.
    Nel complesso una storia che fila anche se forse in alcuni tratti si perde un po' in eccessive riflessioni che rallentano il ritmo.
    Tre. ;)
     
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    Losco Figuro

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    Il racconto è carino anche se non mi ha preso del tutto, tra l'altro dà molto di Tagliaerbe (film, non racconto).
    Comunque è ben scritto, salvo qualche appunto che ti scrivo di seguito. Solo che non ho proprio capito lo scopo della scena nel camerino.

    Voto 3


    CITAZIONE (Alessanto @ 1/10/2009, 20:40)
    Quando a una persona simpatica viene chiesto: “È disposto a rinunciare al suo corpo?” per prima cosa fa un sorriso, forse seguito da un “sta’ scherzando?”

    «uno "sta scherzando?"»
    L'apostrofo a sta serve solo per la seconda persona dell'imperativo

    CITAZIONE (Alessanto @ 1/10/2009, 20:40)
    Adesso, recluso in questa prigione di quarzo tra scosse elettriche che mi fanno solletico

    direi "il solletico"

    CITAZIONE (Alessanto @ 1/10/2009, 20:40)
    e conoscenze da far invidia a una moltitudine di geni, non avendo più una bocca di cui far sollevare gli angoli mi rendo conto che quella risata soffocata dalla deferenza e dalla voglia di sperimentare una stranezza mi avrebbe protetto molto di più di un firewall con decodifica a chiave random o di un fucile a impulsi con annesso caricatore da combattimento.

    Mi sembra un po' troppo lunga tutta questa frase.

    CITAZIONE (Alessanto @ 1/10/2009, 20:40)
    Mi chiamo Mario Ursini e sono -strano definirmi con il verbo essere, ma d'altronde se essere vuol dire esistere oltre la fisicità di un corpo, allora le mie parole sono corrette- un semplice analista di dati.

    Dopo il primo trattino e prima del secondo serve lo spazio

    CITAZIONE (Alessanto @ 1/10/2009, 20:40)
    Nel ringraziarvi per essere qui vi invito a mettetevi comodi nelle poltrone connettive e godetevi il viaggio.

    Refuso: "mettervi", "godervi"

    CITAZIONE (Alessanto @ 1/10/2009, 20:40)
    <i>...3...2

    Sempre lo spazio dopo i puntini di sospensione

    CITAZIONE (Alessanto @ 1/10/2009, 20:40)
    terminale, le dita veloci sulla tastiera danzavano in un ticchettio uniforme.

    "danzano", hai cambiato tempo

    CITAZIONE (Alessanto @ 1/10/2009, 20:40)
    «Ecco: sei contento? Scommetto che non va’ più via!»

    "va", senza apostrofo
    CITAZIONE (Alessanto @ 1/10/2009, 20:40)
    dice Michele proseguendo le operazioni con scarsi risultati. «Se rimangono sporchi, mi devi un paio di pantaloni!» completa Michele rivolgendo uno sguardo

    Toglierei quel secondo "Michele"

    CITAZIONE (Alessanto @ 1/10/2009, 20:40)
    truce al collega che, distolta l’attenzione dalla donna e dallo scollo della maglietta, ridacchiava ancora.

    "ridacchia", altro cambio di tempo

    CITAZIONE (Alessanto @ 1/10/2009, 20:40)
    «Contaci, proprio...» ribatte Mario da dietro la tazza da caffè gialla: Bart Simpson che mira con una fionda viola un punto imprecisato del soffitto.

    "mira [..] a un punto". Mirare qualcosa vuol dire "guardare", con la fionda si mira "a qualcosa"

    CITAZIONE (Alessanto @ 1/10/2009, 20:40)
    Poi allinea l’occhio destro tra il pollice e l’indice e spara l’elastico contro un foglio appeso con una puntina al pannello di sughero a sinistra.

    Direi "un elastico", non l'avevi menzionato finora

    CITAZIONE (Alessanto @ 1/10/2009, 20:40)
    Michele scosse

    "scuote"

    CITAZIONE (Alessanto @ 1/10/2009, 20:40)
    Le rimane zitta proseguendo il lavoro.

    Refuso: "Lei"

    CITAZIONE (Alessanto @ 1/10/2009, 20:40)
    Mario fa spallucce, raccoglie l’elastico da terra prende la mira verso il nuovo bersaglio.

    Serve una virgola dopo "terra"

    CITAZIONE (Alessanto @ 1/10/2009, 20:40)
    «Idiota...» dice la donna toccandosi l’orecchi; Mario ha mancato la coda di cavallo.

    Refuso, "orecchio"

    CITAZIONE (Alessanto @ 1/10/2009, 20:40)
    Da’ un colpetto alla bambolina vestita da hawaiana appoggiata sulla scrivania che, ubbidiente, inizia a danzare.

    "Dà"

    CITAZIONE (Alessanto @ 1/10/2009, 20:40)
    Percepiamo sempre la debolezza del singolo sia essa fisica o caratteriale.

    Metterei una virgola dopo "singolo"

    CITAZIONE (Alessanto @ 1/10/2009, 20:40)
    E io ero proprio questo: in un mondo in cui tutto è cablato, dove con la pressione di un tasto dall’altra parte del mondo si avvia una centrale nucleare con la stessa semplicità con cui si accende un frullatore, ero un forziere di informazioni.

    Anche se la frase è corretta, vedrei meglio "dall'altra parte del mondo" dopo "centrale nucleare".
    Così la prima impressione che si ha è che dall'altra parte del mondo accendano le centrali premendo un tasto (come ovunque, direi), e non che la centrale si trovi dall'altra parte del mondo rispetto al tasto.

    CITAZIONE (Alessanto @ 1/10/2009, 20:40)
    Saltellavo da una rete domestica, a quella di una banca a quella di uno stato

    La virgola non serve

    CITAZIONE (Alessanto @ 1/10/2009, 20:40)
    alla velocità di un battere di ciglia, saccheggiavo banche dati, scardinavo firewalls,

    "firewall", senza s, non si usa la forma plurale per le parole straniere entrate nella lingua italiana

    CITAZIONE (Alessanto @ 1/10/2009, 20:40)
    passeggiavo tra connessioni protette come se fosse nel marciapiede sotto casa.

    Come se fosse chi? Magari "fossi stato", o togli semplicemente "se fosse" che è ancora meglio ^_^

    CITAZIONE (Alessanto @ 1/10/2009, 20:40)
    «Mi dispiace ma suo figlio non c’è l’ha fatta…»

    "non ce l'ha"

    CITAZIONE (Alessanto @ 1/10/2009, 20:40)
    Il gruppo, dottore in testa, percorrono

    "percorre"

    CITAZIONE (Alessanto @ 1/10/2009, 20:40)
    Il medico li conduce all’interno di una sala operatoria, per terra, sulle mattonelle bianche, siringhe usate,

    Se metti una virgola dopo "operatoria" sembra che il dottore li conduca per terra ^__^;;
    Direi punto o punto e virgola

    CITAZIONE (Alessanto @ 1/10/2009, 20:40)
    Una lettiga coperta con un lenzuolo bianco puntellato di rosso fa’ intravedere la sagoma di un corpo.

    "fa"

    CITAZIONE (Alessanto @ 1/10/2009, 20:40)
    Audio che va' via, immagini che si deformano. Risate. Buio.

    "va"

    CITAZIONE (Alessanto @ 1/10/2009, 20:40)
    C’era una cosa che mi ero chiesto su tutta questa storia: perché me?

    Uhm... perché dice "perché me" e non "perché io" o "perché a me"? :huh:
    È strana come espressione

    CITAZIONE (Alessanto @ 1/10/2009, 20:40)
    Eppure eccomi qui. Dopo qualche tempo ho trovato in una banca dati della mia vecchia società e ho capito perché mi avevano scelto oltre che altre interessanti novità.

    Manca il complemento oggetto: ha trovato cosa in una banca dati?
    O forse c'è solo un "in" di troppo e voleva essere "ho trovato una banca dati"?

    CITAZIONE (Alessanto @ 1/10/2009, 20:40)
    Ah! Scusate l’interruzione. Nel caso vi chiedeste cosa è successo a quella famiglia volevo dirvi che se ne sono tornati a casa felici e contenti, abbracciando il loro bambino creduto morto.

    Metterei una virgola dopo "famiglia"

    CITAZIONE (Alessanto @ 1/10/2009, 20:40)
    «Dottore, credo che sia abbastanza intelligente da comprendere senza ulteriori spiegazioni» dice l’uomo nel suo abito scuro portando il bicchiere con un liquido ambrato alle labbra.

    Io metterei "alle labbra" subito dopo "portando", mi sembra migliore come resa

    CITAZIONE (Alessanto @ 1/10/2009, 20:40)
    fa’ una pausa

    "fa"

    CITAZIONE (Alessanto @ 1/10/2009, 20:40)
    non è stato in grado di portare a termine una relazione stabile.

    Uhm... una relazione stabile non si porta a termine, se no non era poi così stabile. ^__^;;

    CITAZIONE (Alessanto @ 1/10/2009, 20:40)
    Si rammenti che a oggi, questo è il miglior candidato a nostra disposizione…»

    Serve una virgola dopo "che"

    CITAZIONE (Alessanto @ 1/10/2009, 20:40)
    Le pareti trasparenti di abbassano

    Refuso, "si"

    CITAZIONE (Alessanto @ 1/10/2009, 20:40)
    Ci impiegano non più di venti secondi a staccarli.

    Il "Ci" mi sembra superfluo

    CITAZIONE (Alessanto @ 1/10/2009, 20:40)
    «Segni vitali in diminuzione. Ritmo cardiaco in aumento. Saturazione 90 in discesa»

    Come mai la saturazione l'hai sempre scritta a numeri e invece il battito, più correttamente, in lettere? :huh:

    CITAZIONE (Alessanto @ 1/10/2009, 20:40)
    «Saturazione 60 in discesa, battito centosessanta» dice il tecnico poi dopo una pausa: «Saturazione 30 in discesa, battito centoottanta.»

    Serve una virgola dopo "tecnico"

    CITAZIONE (Alessanto @ 1/10/2009, 20:40)
    Granelli osserva il corpo inerte, poi una mano si contrae, stringendosi a pugno come a voler afferrare qualcosa. Attorno a lui tutti si affrettano a prendono appunti.

    Refuso: "a prendere"

    CITAZIONE (Alessanto @ 1/10/2009, 20:40)
    Credevate fosse accaduto di peggio, vero? Immaginavate sussulti, grida, dolore e invece, niente.

    La virgola dopo "invece" è di troppo

    CITAZIONE (Alessanto @ 1/10/2009, 20:40)
    urlano di una vita che se ne va’.

    "va"

    CITAZIONE (Alessanto @ 1/10/2009, 20:40)
    La commessa sposta la tenda mentre la donna è nuda; lancia un grido coprendosi il seno col vestito.

    Hai perso il soggetto, quello della seconda frase è ancora "la commessa", ma dovrebbe essere la donna presumo (ma poi prché si denuda per provarsi un vestito ?__?)

    CITAZIONE (Alessanto @ 1/10/2009, 20:40)
    Cyperporc con le sue simulazioni e mugugni di silicio attendono nuovi visitatori.

    "attende" (poi non so se "Cyper" anziché "Cyber" sia un refuso o meno ^_^)

    CITAZIONE (Alessanto @ 1/10/2009, 20:40)
    Immagini in bianco e nero da una parte, ansimi .

    Ti è scappato uno spazio di troppo

    CITAZIONE (Alessanto @ 1/10/2009, 20:40)
    indossa un donna gonfiabile

    Refuso: "una"

    CITAZIONE (Alessanto @ 1/10/2009, 20:40)
    Il dottor Granelli si alza, sempre proseguendo le sue attività e attacca il filo che esce da una natica del giocattolo, poi si sdraia sul pavimento e gira l’interruttore.

    Serve una virgola dopo "attività".
    Attacca il filo a che cosa? Dove?

    CITAZIONE (Alessanto @ 1/10/2009, 20:40)
    Una spia rossa si accende. Geme mentre la sua compagna muta fa’ su e giù sempre più veloce.

    Il soggetto. A gemere, così come è scritto, è la spia.
    "fa"

    CITAZIONE (Alessanto @ 1/10/2009, 20:40)
    In ogni caso, ho fiducia che abbiate modo di riflettere alla mia proposta,

    "sulla" proposta, non "alla"

    Ehm... e... lo so che non si dovrebbero commentare i commenti ma "all'insù" si scrive proprio così, e con la forma impersonale si usa il verbo essere ("si è detto", "si è fatto", "si è mangiato", non "si ha detto", "si ha fatto", "si ha mangiato")
     
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  5. Alessanto
     
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    Grazie per la lettura. Sono di fretta solo una cosa per federica:
    SPOILER (click to view)
    Lo sai che hai scritto la stessa cosa che mi ha detto mia moglie appena lo ha letto? :D


    Per quanto riguarda gli altri, sistemo e vi dico.
     
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  6. bravecharlie
     
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    comincio a trovare espedienti per aggirare le magagne del mio browser. a parte questo, andiamo col racconto partendo da:

    CITAZIONE
    una bocca di cui far sollevare gli angoli

    suona molto male. "alla quale" starebbe molto meglio al posto di "di cui"

    CITAZIONE
    risponde Mario appoggiato al tavolo, un sorriso stampato sul viso e il mento sul pugno. Poi contempla di sottecchi Giulia a pochi metri: non si è nemmeno voltata. I capelli neri legati in una coda di cavallo che si muovono appena, assecondando gli occhiali che passano da un foglio sulla scrivania al terminale, le dita veloci sulla tastiera danzavano in un ticchettio uniforme.

    perché quel "danzavano" all'imperfetto se tutto è narrato al presente? è una cosa che ritorna anche più in là nel racconto...

    CITAZIONE
    Michele scosse la testa rinunciando a strofinare la stoffa, poi sbuffando, molla una ginocchiata alla sedia

    qui addirittura nella stessa frase si passa dal passato remoto al presente.

    CITAZIONE
    fa’ una pausa

    non credo che voglia l'accento, a meno che non lo si usi come imperativo ("fa' questo, fa' quello...")

    CITAZIONE
    una vita che se ne va’.

    stessa cosa.

    il racconto mi è parso un po' lento nel ritmo, ma può dipendere anche dal tema trattato. il profilo psicologico di Mario è abbastanza ben tracciato, quello degli altri personaggi un po' meno (soprattutto Slahovic l'ho visto un po' poco credibile quando si fa venire lo scrupolo di coscienza al pensiero di ucciderlo). a parte ciò trovo poco altro da dire, trama abbastanza classica sviluppata in maniera piuttosto buona ma senza gran sussulti. una riflessione: si è parlato in quest'USAM dell'alto livello di immedesimazione permesso dalla narrazione in prima persona al presente. ciò è vero, ma viene a cadere secondo me quando si usa il "direct address to the reader" (rivolgersi a chi legge). è una tecnica un po' datata (Dickens la usava tantissimo) che se tempo fa permetteva di stabilire un ponte tra produttore e fruitore su una realtà condivisa (vedi appunto la Londra vittoriana coi suoi problemi, valori ecc.) oggi (e soprattutto in racconti fantastici, horror o di SF) "spezza" il patto narrativo (in altre parole, quando la voce narrante si rivolge al lettore è come se smettesse di "vivere" gli eventi e gli ricordasse che sta leggendo una cosa frutto di fantasia). metto un 2, alla prossima :)
     
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  7. Alessanto
     
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    Ho corretto un po' di refusi vari. Il lavoro, però, non è completo...
     
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  8. Yue07
     
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    Prima di commentare, ti dico che ci tenevo molto a leggere un tuo scritto per intero. Non so per la lunghezza o per la complessità dei tuoi racconti, fatto sta che mi sono sempre interrotta a metà. Stavolta, però, ho tenuto duro.
    Un po' mi hai delusa. In genere scrivi in maniera fluida e scorrevole, stavolta invece la narrazione appare appesantita in più punti. Per quanto riguarda l'argomento...sarò io ad essere un po' ritardata^^, ma ho dovuto sofferarmi spesso su quello che leggevo per capire cosa stavi dicendo. Ho trovato però la trama interessante e originale. Perciò voto 3.
     
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  9. Alessanto
     
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    CITAZIONE (Yue07 @ 4/10/2009, 11:31)
    Prima di commentare, ti dico che ci tenevo molto a leggere un tuo scritto per intero. Non so per la lunghezza o per la complessità dei tuoi racconti, fatto sta che mi sono sempre interrotta a metà. Stavolta, però, ho tenuto duro.
    Un po' mi hai delusa. In genere scrivi in maniera fluida e scorrevole, stavolta invece la narrazione appare appesantita in più punti. Per quanto riguarda l'argomento...sarò io ad essere un po' ritardata^^, ma ho dovuto sofferarmi spesso su quello che leggevo per capire cosa stavi dicendo. Ho trovato però la trama interessante e originale. Perciò voto 3.

    Grazie per il commento.
    Colgo l'occasione per "spiegare" un pò il racconto. Partendo dal presupposto che l'USAM è un laboratorio, ci possono essere esperimenti che riescono meglio altri che riescono peggio. In questo pezzo ho voluto provare a inserire un narratore che si rivolge al lettore in ambito SF.
    Mi dispiace molto di averti delusa.
    Spero che questo non ti impedità di leggere altro di mio! :cry:
    In tutta onestà non credevo di passare per uno che racconte storie complesse: anzi proprio il contrario.
    Per quanto concene la poca fluidità: qualche parola di troppo l'ho lasciata, lo riconosco. Ma era per dare la sensazione di "parlato" immaginado il lettore seduto in una poltrona alla Matrix che vive gli avvenimenti attraverso degli spezzoni trasmessi direttamente dall'entità Mario.

    Altre considerazioni:
    @ federica: può essere mai che potrei mai avercela con te per un 2? ;)
    Molte grazie per le indicazioni di carattere medico: apporterò le modifiche opportune. Per il resto il fatto che tu non abbia empatizzato con il protagonista non mi preoccupa se questo è frutto di una "disconnessione" tra la lettrice "federica" e il personaggio "Mario", molto di più se è proprio la scrittura che non funziona per cui due domande:
    1- E' la scrittura o "tu" che non "approvi" Mario.
    2- il fatto che la sua morte non ti abbia toccato è dovuto alla mancaza dell'empatia oppure perché Mario non ti ha fatto pena?

    @ brave.
    Interverrò per quanto concerne il il dottore perché non era uno scrupolo ma una scusa. E questo va chiarito.

    @CMT
    Sequenza del camerino: la spiegazione dovrebbe essere data nelle ultime due righe dello spezzone.

    Sto prendendo in considerazione la possibilità di sfotire un po'...

    Grazie a tutti!
     
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  10. federica68
     
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    CITAZIONE (Alessanto @ 2/10/2009, 14:58)
    Grazie per la lettura. Sono di fretta solo una cosa per federica:
    SPOILER (click to view)
    Lo sai che hai scritto la stessa cosa che mi ha detto mia moglie appena lo ha letto? :D

    SPOILER (click to view)
    quale delle tante? :blink: mi pareva di aver scritto un post chilometrico... :lol: :lol:

    comunque: telepatia femminile!!
    un baciotto solidale a tua moglie :woot:

     
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  11. federica68
     
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    CITAZIONE (Alessanto @ 4/10/2009, 15:14)
    @ federica: può essere mai che potrei mai avercela con te per un 2? ;)
    Molte grazie per le indicazioni di carattere medico: apporterò le modifiche opportune. Per il resto il fatto che tu non abbia empatizzato con il protagonista non mi preoccupa se questo è frutto di una "disconnessione" tra la lettrice "federica" e il personaggio "Mario", molto di più se è proprio la scrittura che non funziona per cui due domande:
    1- E' la scrittura o "tu" che non "approvi" Mario.
    2- il fatto che la sua morte non ti abbia toccato è dovuto alla mancaza dell'empatia oppure perché Mario non ti ha fatto pena?

    mah guarda, una bella domanda

    direi che è per il genere di scrittura. Ti faccio un esempio: a volte, quando un personaggio "stronzo" muore si prova comunque qualcosa, che so sollievo, e a volte se è proprio bastardo anche gioia, ecc ecc... invece questa volta non l'ho "sentito". In fondo non mi coinvolgeva quello che faceva non solo quanto a immedesimazione con lui, ma neppure per rifiuto, non so come spiegarmi

    e poi il tipo di personaggio è voluto, credo, con quel carattere e quelle reazioni e quindi non direi di essermi posta il problema se approvare o meno quello che fa, questo non lo faccio in genere, non mi viene; ma sicuramente avrei avuto bisogno di vederlo mentre faceva le sue cose... invece ho fatto molta fatica a visualizzare le scene, soprattutto quelle in cui lui è "connesso", mentre credo che fossero molto visive nelle tue intenzioni, visto che le descrivi come la scena di un film (angolatura, stacchi, ecc ecc).

    in genere la tua scrittura è molto più visiva, almeno per me, è come trovarsi dentro la scena, e direi che non sempre descrivi personaggi "buonisti", eppure in un modo o nell'altro ci si trova coinvolti da quello che fanno: invece questa volta non è successo...

    non saprei dirti se dipende dal fatto che mario si riferisce direttamente al lettore e quindi si crea uno stacco simile a quello che si verifica quando si descrive invece di mostrare, come dice Alfredo, o da alte cose, ma almeno a me ha fatto questo effetto

    spero di esserti stata di qualche aiuto
     
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  12. rehel
     
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    In effeti questo Mario non è che sia un simpaticone e allora chissenefregadiquellocheglisuccede... cavolacci suoi.
    Sì, direi che la mancanza di empatia nei confronti del personaggio è la cusa principale della mancanza di un coinvolgimento eccessivo. La storia si legge, ma non rimane molto, dopo, la storia non risuona nella mente, e questo è un difetto.
    Il personaggio delle storie è SEMPRE un "eroe", anche se negativo. Questo non vuol dire che debba essere uno strafigo pieno di belle qualtà, ma che il lettore si deve sentire in qualche modo in risonanza con lui.
    La letteratura è piena di esempi di eroi negativi, ma sempre e comunque eroi, fra virgolette. E ritorno a parlare del racconto di Brave: il personaggio principale è uno che ha buttato all'aria la propria famiglia per una serata di sesso facile. Ma per rimediare a questo stato di cose è disposto pure a farsi tagliare a pezzi.. :shifty: Tutto pur di rimediare a ritornare al proprio quadretto familiare idilliaco. Più di così cosa si pretenderebbe da un "eroe"? E il lettore è tutto dala sua parte. E' ovvio. Ma addirittura il nostro eroe manda tutto all'aria perché quello che stà facendo si rivela una mostruosità, e lo fa anche a costo di rinunciare al suo estremo tentativo. Come non si può stare dalla sua parte, c'è da spellarsi le mani. ;)
    Certo, conta anche la costruzione della storia, e anche in questo Brave è parecchio in gamba.
    Comunque, secondo me, occorre lavorare sul personaggio "simpatico" e modificarlo.
    Io non voglio dire che bisogna essere "ruffiani" nei confronti del lettore, ma anche lui, poveretto, ha bisogno di immedesimarsi quando legge e non può certo farlo con questo Mario.
    Direi un due, ma mooolto migliorabile. :)
     
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  13. marramee
     
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    A parte un protagonista che, purtroppo, di simpatico non ha niente (volutamente, s'intende) e certe divagazioni non sempre necessarie, la storia funziona bene. Anzi, lo stile un po' "differente" ravviva un soggetto che potrebbe sembrare già sfruttato. La mancanza di empatia col protagonista è penalizzante (in pratica dubito che qualcuno si emozioni vedendo che fine fa). Il racconto è scritto bene, anche se potrebbe essere comunque migliorato. Incerto tra il due molto abbondante e il tre, voto tre.
     
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  14. VdB
     
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    Voto tre
    SPOILER (click to view)
    Pregi
    Scritto con oculatezza, ritmo serrato e ironia riescono a convivere con equilibrio. Non era facile ma ci sei riuscito. Apprezzabile anche i gioco tra descrizioni delle immagini e il discorso in presa diretta di Mario. In particolare molto ben scritta appunto la parte delle visioni catturate nell’etere, davvero.
    Difetti
    Qualche volta eccedi nel raccontare, o in periodi complessi, ma poca cosa. Il limite della storia è nella storia stessa, devo dire che pur leggendola con attenzione e senza problemi, non mi ha catturato. Dovrei pensarci su, in effetti, ma così di pancia, ti dico che Mario ci porta a “spasso” per poi farci arrivare alla vendetta conclusiva. Cioè, monti una struttura complessa per poi metterci sopra due cose semplici, semplici. Ecco, diciamo che la sensazione è questa: il racconto ha molte potenzialità, che restano comunque inespresse.

    Piccola segnalazione:
    SPOILER (click to view)
    CITAZIONE
    Adesso, recluso in questa prigione di quarzo tra scosse elettriche che mi fanno solletico e conoscenze da far invidia a una moltitudine di geni, non avendo più una bocca di cui far sollevare gli angoli mi rendo conto che quella risata soffocata dalla deferenza e dalla voglia di sperimentare una stranezza mi avrebbe protetto molto di più di un firewall con decodifica a chiave random o di un fucile a impulsi con annesso caricatore da combattimento.

    Inizio asfissiante, dovresti rivederlo
    a rileggerci
    gV
     
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  15. Alessanto
     
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    User deleted


    CITAZIONE (VdB @ 7/10/2009, 12:40)
    Voto tre
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    Pregi
    Scritto con oculatezza, ritmo serrato e ironia riescono a convivere con equilibrio. Non era facile ma ci sei riuscito. Apprezzabile anche i gioco tra descrizioni delle immagini e il discorso in presa diretta di Mario. In particolare molto ben scritta appunto la parte delle visioni catturate nell’etere, davvero.
    Difetti
    Qualche volta eccedi nel raccontare, o in periodi complessi, ma poca cosa. Il limite della storia è nella storia stessa, devo dire che pur leggendola con attenzione e senza problemi, non mi ha catturato. Dovrei pensarci su, in effetti, ma così di pancia, ti dico che Mario ci porta a “spasso” per poi farci arrivare alla vendetta conclusiva. Cioè, monti una struttura complessa per poi metterci sopra due cose semplici, semplici. Ecco, diciamo che la sensazione è questa: il racconto ha molte potenzialità, che restano comunque inespresse.

    Piccola segnalazione:
    SPOILER (click to view)
    CITAZIONE
    Adesso, recluso in questa prigione di quarzo tra scosse elettriche che mi fanno solletico e conoscenze da far invidia a una moltitudine di geni, non avendo più una bocca di cui far sollevare gli angoli mi rendo conto che quella risata soffocata dalla deferenza e dalla voglia di sperimentare una stranezza mi avrebbe protetto molto di più di un firewall con decodifica a chiave random o di un fucile a impulsi con annesso caricatore da combattimento.

    Inizio asfissiante, dovresti rivederlo
    a rileggerci
    gV

    Grazie del voto e della lettura.
    SPOILER (click to view)
    In effetti la mia idea era proprio una "portata a spasso" del protagonista al lettore. Con quelle immagini e sequenze Mario doveva far vedere di cosa fosse capace, innestando nel discorso alcune divagazioni. Queste divagazioni, riconosco non tutte necessarie, dovrebbero rendere come incisi in un discorso fatto davanti a una platea.

    Per quanto riguarda la frase da bombole d'ossigeno: ho sistemato.


    Grazie ancora.
     
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17 replies since 1/10/2009, 19:40   402 views
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