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Tempus Fugit
- Buongiorno signora Peretti! Mi chiamo Vincenzo Verzeni Junior e sono un assassino. Lara Peretti rimase impietrita sul tappeto rosso all’ingresso del commissariato. Un uomo anziano vestito da Babbo Natale, senza barba, le sorrideva porgendole la mano. L’uomo, dall’alto del suo metro e novanta, appariva ancora forte nonostante un’età non più verde tradita dal biancore dei capelli e dalle numerose rughe che gli solcavano il volto. Sembrava contento di vedere la donna e rimase deluso nell’accorgersi che, anziché stringergli la mano, lei preferisse indietreggiare di un passo proteggendosi, con un gesto istintivo, il pancione: come per difendere il figlio che nel giro di pochi mesi l’avrebbe resa madre. - Ah… è per come sono vestito… - l’uomo, imbarazzato, cercò di darsi una rassettata - Lo sapevo che poteva non essere una buona idea. Sono ridicolo eh? Volevo vestirmi in tema con la vigilia, e poi era anche una metafora: un Babbo Natale che porta in dono alle forze dell’ordine la propria colpevolezza… Mi piaceva l’idea, ma ora mi rendo conto che solo un ritardato poteva pensarne una simile. E poi mi perdoni, ma è tutta la giornata che sono seduto su questa panchina all’entrata e sono tutto stropicciato… - Scusi, chi ha detto di essere? - chiese Lara, contrita. - Vincenzo Verzeni Junior. Stamattina ho cercato di spiegarlo al maresciallo, suo marito, ma non ha voluto ascoltarmi - rispose l’uomo. - Stia seduto lei! - intervenne l’Appuntato Attilio Vona - Sta cominciando a rompermi i coglioni lo sa? Vuole starsene in commissariato fino a stasera? E che se ne stia! Ma zitto! - Ragazzo, cercavo solo di spiegare alla signora la mia situazione - si difese Verzeni sedendosi sulla panca - Sono le quattro, fra un paio d’ore me ne andrò e non avete ancora fatto niente. - Sì, come no… Buongiorno signora Peretti, scusasse per l’accaduto… - disse Vona rivolgendosi a Lara - Il maresciallo non c’è, ma non dovrebbe tardare. Prego, venga ad accomodarsi. Nel suo stato non dovrebbe rimanere in piedi. Quanto manca ormai? Due mesi? Tre? - Due… - rispose Lara seguendo l’Appuntato fino all’ufficio del marito - Ma, Attilio, chi è quell’uomo? Il suo nome… Mi sembra conosciuto… - Quello? Non è nessuno. Stamattina di buon’ora è entrato e ha iniziato con la manfrina che è un assassino e che dovevamo scoprire chi ha ucciso e dove lo tiene, il corpo del morto intendo. - E basta? - Beh, no, ha anche detto che ci dava tempo la giornata, fino a stasera, e che se non lo avessimo incriminato se ne sarebbe andato e che mai più l’avremmo rivisto. Il maresciallo gli ha fatto qualche domanda, ma poi c’è stata quest’auto rubata su in paese ed è partito con la pattuglia ordinandomi di lasciarlo lì, che è un deficiente e di aspettare che se ne vada con le sue gambe com’è venuto. - Mmmh… Attilio, posso usare il computer di mio marito? Quel nome, mi sembra proprio di averlo già sentito… - Ma può darsi, lei è laureata no? Con tutto quello che ha studiato chissà quanti nomi ha letto! - Attilio, posso? - Ma prego! Mi scusi, parlo sempre tanto io! Faccia! Io me ne torno dietro la mia postazione all’ingresso. Rimasta sola, Lara si sedette alla scrivania del marito e digitò VINCENZO VERZENI su Google. - Ecco dove l’ho sentito! - esclamò leggendo i risultati della ricerca. Infervorata, si alzò e si diresse all’ingresso, dove Verzeni l’aspettava sorridendo. - Eccola, finalmente! Prego, venga a sedersi qui con me. Speravo tanto che il mio nome potesse stuzzicare i suoi ricordi accademici. Criminologia 2, vero? - Vero, come fa a sapere cos’ho studiato? - chiese Lara accettando l’invito a sedersi sulla panca. - Signora Peretti! Ma che fa? - sbraitò Vona da dietro la sua postazione. - Attilio, lasciami fare, ma rimani in vista per favore. E zitto! - Ok… - Che autorevolezza! - esclamò Verzeni - L’Accademia Militare lascia sempre strascichi, eh? - Lei sa molte cose di me, ma io non so nulla di lei - lo interruppe Lara. - Non è proprio esatto. Lei sa che mi chiamo Vincenzo Verzeni Junior - l’uomo sorrise, in attesa della risposta della donna. - Io so che lei dice di chiamarsi così, ma dubito che sia il suo vero nome. - Molto bene! - l’uomo sembrava estasiato. - Perché ne dubita signora Peretti? - si intromise l’appuntato. - Attilio… Vincenzo Verzeni, noto anche come il Vampiro di Bergamo, fu un famoso serial killer dell’ottocento. - Ah, sì? - E dubito che questo signore si chiami proprio così. - Bene mia cara!- intervenne l’uomo - Nei limiti di ciò che mi è possibile, può contare sul mio aiuto! Adesso le spiego… - Se posso contare sul suo aiuto allora mi dica a che gioco sta giocando? - Appunto! Mi ascolti! - l’uomo era entusiasta - Siamo arrivati al momento delle domande! - Cioè? - Tre domande! Come Aladino e la sua lampada, ricorda? Beh, quelli erano desideri, le mie sono domande… Gliene concedo tre! E mi impegno a rispondere correttamente! - Bene. Allora mi dica, uno, chi ha ucciso? Due, dove si trova il corpo? Tre, perché? - Ma ovviamente tre domande che non rovinino il gioco! Che divertimento ci sarebbe, mi scusi? Lei ha la preparazione adeguata e si trova sulla pista giusta. Faccia funzionare il cervello e mi faccia domande indirette che l’aiutino a risolvere il caso! Lara rimase immobile a fissare l’uomo che, tutto sudato per l’entusiasmo, si era sbottonato parzialmente la giubba rossa da Babbo Natale. - Allora, per cominciare, nessuna domanda. Una telefonata. Mi segua nell’ufficio di mio marito. - Ma signora Peretti! É contro le regole! - cercò di intervenire Vona. - Attilio, zitto! Dimentichi che sono un ispettore di polizia anch’io? E anche più specializzato di mio marito? - Ma quell’uomo è un pazzo, che gli da corda a fare? Lara sembrò sul punto di scoppiare. Era fatta così, da sempre. Quando un caso le entrava in testa non era capace di mollarlo fino alla soluzione. E poi era trascorso talmente tanto tempo dalla sua ultima indagine, prima della maternità, che vedeva quel vecchio paranoico come un toccasana venuto ad allietarle il Natale. - Attilio, piazzati davanti all’entrata dell’ufficio e tienici d’occhio. Con mio marito me la vedrò io quando tornerà dalla caccia al ladro d’auto - il tono di Lara non ammetteva repliche. L’appuntato Vona fu costretto a cedere. - Signora, agli ordini… - Molto bene. - Lara sorrise - Verzeni, o come cavolo si chiama, mi segua. - Agli ordini Signora Peretti! - esclamò alzandosi in piedi con un agile scatto l’uomo misterioso. Raggiunto l’ufficio, Lara gli fece cenno di accomodarsi su una delle due sedie di fronte alla scrivania del marito e prese un cellulare dalla borsetta. - E ora la telefonata - disse fissando le reazioni sul volto del presunto Verzeni. - Sentiamo! - fu la vivace risposta di questi. Lara piegò gli angoli della bocca in una smorfia appena accennata. Le succedeva sempre quando una situazione cominciava a puzzarle. Si sedette alla scrivania e compose il numero. - Pronto? - chiese quando riuscì a prendere la linea - Sì, sono io, Lara Peretti. Sì sì, procede tutto bene, grazie. La maternità? Ti dico solo che appena posso torno al lavoro, qui in paese è tutto così monotono. Mio marito? Ah, lui ci sguazza ed è contento così. Senti, dovresti farmi un favore. Puoi? Grazie. Controllami un certo Vincenzo Verzeni Junior. - Nato a Bottanuco l’undici aprile 1939 - disse l’uomo. - Nato a Bottanuco l’undici aprile 1939 - ripeté Lara al telefono - Grazie, rimango in attesa… Come? Macellaio in pensione? Buona questa! Che? Risulta residente a Torino da quattro anni, ma prima? Nulla? Non esiste niente prima di questi quattro anni? Sicura? Mmh, strano, davvero strano. Grazie, grazie mille. Devo staccare, ma magari ti richiamo, ok? Lara staccò la telefonata e guardò Verzeni. - Molto divertente, e così faceva il macellaio eh? Vincenzo Verzeni amava macellare le sue vittime. L’uomo alzò le spalle, sorridendo. - Però siamo a un punto morto, sappiamo dove ha vissuto questi quattro anni e basta. - Le ricordo le domande - disse Verzeni alzando l’orologio da polso verso di lei - Sono le quattro e mezza, comincia a essere tardi… - Allora mi risponda: come si chiamava fino a quattro anni fa? - A domanda, risposta, come da regolamento. Fino a quattro anni fa - fece una pausa come per cercare di ricordare - Michele Profeta. - Come il serial killer di Padova… - Ottimo! Ottimo davvero! - l’uomo fece un mezzo applauso - Sapevo che non mi avrebbe deluso! - Perché? Le altre volte l’hanno delusa? - Un’altra domanda, così presto? Devo rispondere? Poi gliene rimarrà soltanto una, lo sa? - l’uomo sembrava divertirsi molto. - Risponda. - Molto bene! La risposta è sì: sono sempre rimasto estremamente deluso. - Quante volte? - Sarebbe la terza domanda, ma questa gliel’abbuono. Mi sta dando grandi soddisfazioni, lo sa? - Allora, quante volte? - Oh dunque… Direi… - nel rispondere l’uomo sembrava contare sulle dita - Almeno otto… Sì, otto! Con pause di quattro anni. E tutte le volte un’identità diversa, contenta? Lara sembrava colpita. - E se n’è sempre andato indisturbato, da tutti i commissariati in cui si è presentato? L’uomo sogghignò. - Basta regali, signora Peretti. Il vecchio orologio a pendolo nell’ufficio del maresciallo batté le cinque del pomeriggio. - Tic toc, tic toc, un’ora e devo andare… - Potrebbe anche rimanere un po’ di più - ribatte Lara. - Ma non sono queste le regole del gioco, cara - le rispose l’uomo - Manca il morto, o sbaglio? Lara si morse le labbra. - Certo, il morto… - Eh già, il morto - l’uomo ora sembrava sfidarla. - Se quello che mi ha raccontato è vero, lei sarebbe uno dei più longevi serial killer della storia, lo sa? - Sempre che non sia solo un pazzo o un burlone - l’uomo sorrise. - A quanto pare è l’idea che in quarant’anni ha dato a tutti. Però mi sfugge una cosa: lei si è informato su di me e sa che non sono una che molla l’osso tanto facilmente. Anche se fra un’ora lei sparirà io continuerò a darle la caccia, fino a quando non l’avrò ritrovata e allora sì che il suo gioco finirà, per sempre. Se ne rende conto? - Sarà divertente - l’uomo continuava a sorridere, ma per un breve attimo a Lara sembrò di scorgere un’ombra insinuarsi sotto la gioviale espressione. - A meno che… - A meno che? - A meno che il suo gioco non stia finendo comunque… - Continui… - l’uomo la guardò dritta negli occhi. - Questo sarebbe comunque l’ultimo giro, vero? Lei è malato! L’uomo sorrise. - Terza domanda… La risposta è sì. Brillante, oltre ogni mia aspettativa. Ci divertiremo davvero tanto noi due. Lara fece scorrere la propria sedia indietro di qualche centimetro, come d’istinto. Aveva notato per la prima volta nell’uomo un’espressione maligna, tutta per lei. Ora la scrivania che li divideva sembrava ben poca cosa. - Perché ha scelto me? - Ha finito le domande, mi spiace. Ora gliene faccio qualcuna io. Usi la testa come sa fare e ragioni. Perché vado sempre nei commissariati? - Per sfidare le forze dell’ordine, per prenderle in giro, dimostrare la sua superiorità. - Ma non solo… Lara ora cominciava ad avere paura. - Quattro anni Lara, perché quattro anni fra un’apparizione e l’altra? - Perché… Perché il suo gioco non finisce con la giornata ai commissariati, continua anche dopo, negli anni! - Però comincia sempre nei commissariati, perché? - Perché hanno qualche connessione con la futura vittima... - Bravissima - disse l’uomo con un sorriso rimanendo a fissarla negli occhi. Lara sentiva di avere perso il controllo della situazione. Tornò a cingersi la pancia con le mani, ora aveva paura. - Attilio! - urlò Lara. - Mi dica signora Peretti! - disse Attilio spuntando dal corridoio - Mi scusi, mi ero allontanato un attimo per andare ai servizi! - Attilio, voglio che fermi quest’uomo! - Ma signora Peretti, su quali prove? Non posso certo prendermi una responsabilità tale… - Allora sarà mio marito a ordinartelo! - esclamo Lara digitando il numero. L’uomo nel frattempo continuava a osservarla, insistente. - Pronto, Saverio? Sì, sono io, ciao amore. Senti, sono qui al commissariato con quel tale. Come chi? Quello che dice di essere un assassino! No, secondo me non è un deficiente e vorrei che lo fermassi. Come? No, non ho nessuna prova, ma so che non racconta bugie! Come perché? L’ho appena interrogato! Dove? Sono qui al commissariato! L’ho interrogato nel tuo ufficio! Che cosa? Cosa vuol dire come mi sono permessa di interrogarlo nel tuo ufficio? Saverio! Aspetta! Se non lo fermi questo adesso sparisce! Lo sai, è il mio campo! Lo so che questo è il tuo commissariato, ma… Come ne parliamo quando arrivi? E dove sei? Ma se ne sta andando! Non arriverai mai in tempo! Cosa? Saverio! Mi ha minacciata! Saverio! Lara rimase a bocca aperta, inviperita. - Ha riattaccato? - le chiese l’uomo. - Sì… - Mi spiace, il tempo è finito. Devo andare. - Lo so… - Bene… - disse l’uomo alzandosi e stirandosi - Allora tolgo il disturbo. E lei non può fermarmi, non ha prove, neanche una. - Mi dica qualcos’altro prima di andare via… - Lara si sentiva tremare, una sensazione nuova, mai provata, forse dovuta alla nuova condizione di mamma o forse solo all’istinto di sopravvivenza - Sono io? Sono io la sua prossima vittima? Mi dica almeno questo! L’uomo era già uscito dalla stanza, parlò senza voltarsi. - Lara, Lara… Ora però mi sta deludendo. Una donna forte come lei che implora come una femminuccia qualsiasi. - Starò attenta, viaggerò sempre armata, mi farò scortare! - gli urlò Lara inseguendolo lungo il corridoio - Non riuscirà a farmi un bel niente, ha capito? Niente! Giunto all’uscita, l’uomo si fermò, proprio sul bordo estremo del lungo tappeto rosso natalizio che Vona aveva steso quella stessa mattina e si voltò verso Lara. - Bene, signora Peretti - le disse esibendole il migliore dei sorrisi - Credo che nei prossimi quattro anni mi godrò la pensione girovagando per queste zone davvero incantevoli. - Cosa… Cosa sta dicendo? - Lara sembrava in trance. - Sempre che la mia malattia non mi fermi prima, ma in quel caso dubito che lei verrà a saperlo. - Vivrò per sempre nel dubbio… - Comunque, sempre che il nostro buon Signore mi abbuoni ancora questi pochi anni, può starne certa, io e lei ci rivedremo. - Oddio… - colta da improvvisi dolori allo stomaco, Lara si premette le mani contro la pancia e fu costretta a sedersi sulla panchina. - Ma perché lo fa? Perché? L’uomo la fissò intensamente dalla soglia. - Poggibonsi, Trani, Livorno, cominci da questi. - Cosa sono? Alcuni dei commissariati che ha visitato? - Chieda delle mogli dei Marescialli e senta cosa le rispondono - l’uomo sogghignò. - Le mogli dei Marescialli? Sono loro le vittime? Il suo obiettivo? Ma perché? - È lei l’esperta. Lara, ancora dolorante, lo fissò, ricambiata. - Lei si diverte, è una sfida… - E ho sempre vinto - disse l’uomo sogghignando - Buon Natale, signora Peretti. E nel suo completo tutto rosso da Babbo Natale uscì dal commissariato.
Edited by Peter7413 - 28/1/2011, 08:49
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