Intanto, secondo me, puoi sicuramente continuare a scrivere.
Allora... il racconto è ben scritto e in alcune parti (quelle più filosofiche) è anche interessante, nel complesso però non mi ha entusiasmato.
Intanto c'è il problema (per me, ovviamente) dell'argomento "immortalità": per trattarlo con originalità si deve davvero penare.
In questo caso abbiamo il solito immortale stanco della sua immortalità che però, dopo millenni, incappa in ciò che a un comune mortale capita anche diverse volte in una vita sola: s'innamora (al di là della sua incertezza in merito). L'impressione che ho avuto io leggendo è che, per quanto Caterina possa essere affascinante e sembrare diversa da tutte le migliaia (milioni?) di altre donne che Enrico ha già incontrato (diversità che infine non c'è), alla fine tutto si rivolva con un banale innamoramento (che non ha avuto neanche il tempo di diventare amore) finito tragicamente, e una semplice morale finale che si dura fatica a credere che Enrico non possa aver appreso già da qualche secolo.
Il momento del suicidio/omicidio è quello più carico di tensione, lì la lettura si è fatta avvincente e credevo in una svolta che purtroppo non ho colto. Non ho provato neanche pena per la povera Caterina che in fondo, dal punto di vista letterario, non ha avuto il tempo di diventare un personaggio da "amare" mentre ha avuto il solito destino di incappare in un folle (immortale, ma pur sempre folle). Se non fosse stato tale, prima di arrivare alla prova estrema, Enrico avrebbe avuto mille altri modi per provare che Caterina era come lui. Lui può aver avuto tutte le più buone intenzioni (e la necessità di scoprire, senza parole, è una bella idea), ma alla fine si è comportato da folle, forse d'amore o di uno un po' fuori dalla realtà (magari da immortale lo sarebbe chiunque
), ma sempre di follia si tratta. E questo è il primo appunto che mi viene da fare sullo sviluppo del soggetto.
Il secondo è ancora più importante, perchè incide su tutta la psicologia del protagonista: la sua presunta ricerca della morte. Dico presunta perchè lui stesso a un certo punto è arrivato alla conclusione che se si fosse fatto saltare in aria, non sarebbe "rinato", tanto è vero che pensa:
CITAZIONE
in effetti, io non sia del tutto immortale. Non ho miracolosi poteri rigenerativi. Se il mio corpo esplodesse, non credo che i pezzi tornerebbero insieme. È per questo che, più o meno ai tempi delle prime lampadine, mi sono tagliato il mignolo della mano sinistra. Volevo vedere se sarebbe ricresciuto, ma tuttora rimane solo una falange. Quindi, immagino, anch’io potrei smettere di esistere. Purtroppo oggigiorno è difficile farsi condannare alla ghigliottina.
Ecco, la ghigliottina no, ma un giubbotto di dinamite oggigiorno non glielo avrebbe negato nemmeno Bib Laden, senza contare quante altre occasioni avrebbe potuto avere dalla riscoperta della polvere da sparo in poi.
L'idea di creare un immortale stanco di esistere, che in fondo tanto immortale non è, non è semplice da sostenere e secondo me te la sei cavata troppo facilmente con la storia della ghigliottina, perchè di modi per finire a brandelli, il nostro, ne avrebbe a decine. La motivazione della sua ricerca va in quel senso, ma appare debole anche perché, a quanto dice lui, sono 800 anni che l'ha iniziata (la ricerca) ma anche in questi 800 anni ha lo stesso provato a "suicidarsi".
Lo stile come sempre è buono (forse c'è qualche avverbio in -mente di troppo), anche se ho trovato un po' smelensa la fase dell'innamoramento (ma d'altronde quella è) e qualche frase fatta tipo
CITAZIONE
la faceva sembrare una bambina che ha scoperto dove la zia nasconde i cioccolatini.
non mi pare da immortale, soprattutto "ruvido" come è lui all'inizio...
Spero di esserti stato d'aiuto.
Per il voto dico 3, non pienissimo ma 3.
A rileggerci!