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Doppio

ucronia da 15500 k circa

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  1. black cat walking
     
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    DOPPIO


    di Luca Pagnini



    ***

    1 settembre 1939


    Da solo, l’ospite aveva resistito immobile giusto qualche secondo.
    Poi si era alzato.
    Passeggiava oscillando senza tregua tra la finestra, affacciata sul Tamigi, e una delle due poltrone in pelle al centro della stanza. L'abito che indossava era più grande di mezza misura, ma il taglio dimostrava la mano di una sartoria di alta classe.
    Facendolo accomodare nell’ufficio, una giovane e procace segretaria pettinata alla moda francese, capelli nerissimi corti e lisci, l’aveva invitato a sedersi in attesa del direttore. Ringraziando, l’uomo aveva lanciato uno sguardo spudorato alla ragazza che era uscita con gli occhi bassi e un sorriso imbarazzato a colorarle il volto.

    I vetri delle ante di una libreria colma di volumi rimandavano l'immagine di un cinquantaseienne dalla corporatura massiccia e il viso liscio, lo sguardo acceso, quasi spiritato, che lo rendeva interessante a prima vista.
    A ogni tratta del suo spostarsi, l’uomo si appoggiava all'alta spalliera per guardare un attimo la foto di Sua Maestà Giorgio VI appesa dietro la scrivania di mogano; quindi si voltava e tornava a fissare il panorama con le mani poggiate sui fianchi e l'espressione ferma ben oltre l’orizzonte.
    Il picchiettio incessante delle macchine da scrivere, appena ovattato dalla porta socchiusa, gli rivelava la presenza dei tanti giornalisti impegnati nella redazione adiacente.
    La notte appena trascorsa era stata segnata da avvenimenti che l'avrebbero consegnata alla storia: di sicuro il Times sarebbe uscito con un'edizione straordinaria quel pomeriggio stesso.

    Quando la porta si spalancò, l’uomo si stava passando una mano sulla testa calva.
    «Buongiorno», esordì in italiano il direttore.
    «Buongiorno», rispose l’altro che subito, con ottimo inglese appena sporcato da un particolare strascicamento della esse, precisò: «Possiamo parlare nella sua lingua, mister Dawson».
    «Perfetto. Mi scusi per l'attesa, ma, come può immaginare, la riunione con i caporedattori oggi è stata abbastanza articolata».
    Il direttore del Times camminava lento con l'aiuto di un bastone da passeggio nero con pomolo tondo di peltro lavorato. I suoi sessantacinque anni erano evidenti; notando l'interesse del suo ospite per l'oggetto, l'inglese si fermò e con gesto veloce picchiò un paio di volte il bastone contro lo stinco. Il suono del legno sul legno svelò la protesi al di sotto dei pantaloni.
    «Un regalo dei tedeschi a Ypres», chiarì. «Il cronista di guerra è un mestiere pericoloso, a volte. Ma... si accomodi».
    «Anch'io sono rimasto ferito durante la Grande Guerra...» accennò l'italiano sedendosi. «Sul Carso. Ne sono uscito intero, ma per poco non ci lasciavo la pelle».
    «Reporter?»
    «No, caporale dei bersaglieri», disse l'uomo usando il termine italiano, quindi tradusse, «soldati di fanteria più veloci a correre degli altri».
    Dawson aggrottò le sopracciglia e annuì per qualche secondo, poi chiese: «È stato decorato per questo?»
    «No, la granata era italiana».
    «Fuoco amico quindi».
    «Diciamo così. È successo durante un'esercitazione».
    «Capisco...»
    «Se non altro, in convalescenza ebbi la sorte di conoscere il Re di allora».
    «Davvero?»
    «Sì, proprio nei giorni che mi trovavo ricoverato all'ospedale di Ronchi, vicino Gorizia, Vittorio Emanuele III passò per portare conforto ai feriti. Un'esperienza che negli anni successivi mi è davvero servita».
    La nota sarcastica con cui l'italiano aveva detto l'ultima frase fu appena percettibile, Dawson sembrò non notarla.
    «Immagino, l'incontro con le teste coronate fa sempre uno strano effetto anche a me. Ma veniamo a noi... lei vorrebbe il nostro posto di corrispondente da Roma, giusto?»
    «Sì».

    I due parlarono per un po' di giornalismo, di cosa intendessero per notizia e di come doveva essere riportata, poi passarono alla politica.
    «Quindi, secondo lei, l'Accordo di Monaco è stato il primo errore dei paesi occidentali?»
    «No, il secondo. Il primo è stato il Trattato di Versailles. La Germania non doveva essere umiliata e...»
    Il telefono squillò, il direttore si scusò e rispose: «Sì?... Me lo passi... Buongiorno Sir... Sì, è qui... Bene... Sì, a presto».
    Una volta chiusa la breve conversazione, Dawson estrasse una cartellina di pelle da un cassetto e la posò sulla scrivania.
    Intanto l'ospite continuava a cambiare posizione sulla poltrona.
    Dopo qualche secondo di silenzio, l'inglese riprese il dialogo cambiando completamente tema: «Qual è la sua opinione sulla classe lavoratrice?»
    «Be'...» l’italiano inspirò profondamente mentre con la mano destra afferrava un bracciolo, come se la presa potesse aiutarlo a trovare le parole. «Le mie origini parlano per me. Ripensando a mio padre vedo un lavoratore che... in pratica, assolvendo al proprio dovere sociale senz'altra speranza che un pezzo di pane e la salute della famiglia, ripeteva ogni giorno un atto di eroismo. Ecco, direi che i lavoratori sono degli eroi moderni».
    «Lei è stato socialista, vero?» gli chiese secco il direttore.
    «Sì, prima della Grande Guerra, ma cosa...»
    «Questo è un giornale conservatore, dobbiamo sapere come la pensano i nostri collaboratori. E dopo?»
    Il tono di Dawson non era aggressivo, ma sembrava che l'incontro stesse cambiando rapidamente genere: il semplice colloquio di lavoro assomigliava sempre di più a un interrogatorio.
    «Dopo ho capito che il socialismo non aveva futuro».
    «E?»
    «E... mi sono rivolto altrove, con eguale scarsa fortuna».
    In quel momento entrò la segretaria: «L'auto è arrivata».
    «Grazie, Sheryl. La faccia attendere», disse l'inglese aprendo la cartellina. Quindi, mentre l'italiano guardava la ragazza andarsene, lesse qualche riga e continuò: «Nei primi mesi del 1919 ha avuto dei contatti con i massimalisti, poi diventati comunisti, Bordiga e Gramsci, ma nel marzo era tra i fondatori dei cosiddetti Fasci di combattimento...»
    «Vero, ma lei come...»
    «...quindi si fa notare nella campagna elettorale per le elezioni nazionali dell’autunno, ma dal dicembre scompare per più di un anno. Cos'è successo? Dov'è stato nel 1921?»
    Per qualche secondo l'italiano sembrò più sorpreso che irritato, poi, fissando il suo interlocutore, chiese: «Che cosa sta succedendo, mister Dawson? Cosa significano queste domande?»
    «Mi risponda e dopo avrà tutte le informazioni che le servono. Ha la mia parola».
    L'uomo fece per andarsene, dopodiché, con evidente riluttanza rispose: «Il 15 aprile del '19 ci fu l'attacco dei fascisti alla sede dell'Avanti, il giornale di cui ero stato direttore. Non era quella la rivoluzione sociale che l’Italia aspettava, pensai, e forse non era nemmeno quella che intendevo io. Passai l’estate nei dubbi, ma con la sconfitta alle elezioni di novembre ebbi infine la certezza che il popolo non ci seguiva. Anche il fascismo non aveva prospettive. A quel punto abbandonai Milano per ritirarmi al mio paese di origine... La delusione era troppa, volevo solo insegnare e lasciare per sempre la politica. Invece, nel febbraio 1922...»
    «Fu contattato e nominato sottosegretario alla pubblica istruzione nel sesto governo Giolitti».
    «Esatto. Il resto della mia carriera immagino la conosca meglio di me».
    L'altro non parve raccogliere l'astio nella frase e proseguì imperturbabile: «È ancora un anticlericale?»
    «Piuttosto mi definirei un diffidente».
    «Parole come... leggo: "Il Vaticano odierno è identico al Vaticano del secolo XVI. È il covo dell'intolleranza e di una banda di rapinatori", mi sembra facciano trasparire qualcosa di più di una semplice diffidenza».
    «Sono parole che ho scritto molti anni fa, ma l'idea di fondo mi è rimasta. Secondo me, gli uomini possono pregare Dio in molti modi e si deve lasciare a ciascuno il proprio. Direi che il Vaticano non si concilia bene con tale visione».
    «Suppongo di no... Vedo che è stato arrestato diverse volte».
    «Sempre per vicende da poco, e tutte prima del 1921».
    «Cos'ha pensato quando i fascisti sono stati messi fuorilegge?»
    «Che era destino».
    «E quando il Re non ha ratificato il risultato delle elezioni del '35, che videro vincenti le sinistre unite, causando così la secessione del governo repubblicano nel nord?»
    «Che il sangue di troppi italiani sarebbe stato versato inutilmente».
    «Cosa ne pensa di Hitler?»
    «Un completo idiota, un razzista che dev'essere assolutamente fermato...»
    «Ormai saprà anche lei che stanotte la Germania ha invaso la Polonia...»
    «Certo».
    «Cosa farà il suo paese?»
    «Non lo so, e lei, scusi la mia franchezza, sa cosa farà la Gran Bretagna? A questo punto la situazione è alquanto poco chiara per tutti. Dopo l'invasione dei Sudeti, non avete fatto...»
    Dawson chiuse la cartellina e alzando la mano fece segno di aver capito, quindi disse: «Sappiamo entrambi che lei, nel 1917, ha lavorato in Italia per Sua Maestà il Re d'Inghilterra, ricevendo allo scopo rilevanti finanziamenti», lasciò sedimentare le parole e poi aggiunse, «sarebbe pronto a rifarlo?»
    Stavolta la sorpresa trasparì da ogni singolo muscolo facciale dell'italiano, «Per l'MI5?» chiese, dopo qualche istante.
    «Più o meno... Ma venga, è giunto il momento di andare a incontrare qualcuno».
    Dawson si alzò e dirigendosi claudicante verso la porta disse: «L'Europa è sull'orlo di un baratro, forse l'intero mondo lo è... Dobbiamo a ogni costo tentare di impedire la catastrofe, e il suo aiuto ci sarà prezioso».

    ***



    Dopo aver costeggiato Victoria Station, l'autovettura si fermò in Emery Hill Street. La zona era conosciuta per i teatri, ma l'edificio in cui entrarono era un anonimo palazzo risalente al secondo decennio del secolo. I due salirono in ascensore fino al quinto piano. Prima di entrare in un semplice appartamento piccolo borghese, l'italiano fu sottoposto a un’accurata perquisizione da parte di un giovane in abiti civili ma modi spicci da militare.
    All'interno, escluso il ticchettio di una pendola, il silenzio era completo. Attesero qualche minuto in un salottino stile vittoriano, poi lo stesso giovane li introdusse in uno studio arredato in modo spartano: una poltrona di pelle dietro a una scrivania disadorna; una lampada da tavolo d'ottone accesa; al centro dello spazio, due semplici sedie di legno; librerie colme di volumi su ogni parete; un tavolino su cui spiccavano una teiera e due tazze. Le sole note di vita e di colore erano date da una coppia di colombi che svolazzavano in una voliera vicino all’unica ma grande finestra.
    Da una porta al lato opposto entrò un cinquantenne in maniche di camicia che, leggendo con attenzione un foglio, si fermò vicino alla lampada senza accennare di aver notato i due ospiti.
    Per qualche secondo la scena restò immutata, poi il silenzio fu rotto dal tubare dei volatili e l'italiano parlò: «Immagino lei sia la persona che mi darà delle spiegazioni».
    Finalmente l'uomo alzò lo sguardo e sorrise: «Certo. Prego, accomodatevi».

    «Può chiamarmi mister "C"», esordì il padrone di casa, una volta seduti. «Credo che mister Dawson le abbia già spiegato qualcosa».
    «Non molto, in realtà. Intanto chi siete?»
    «MI6».
    «Servizi segreti?»
    «Esatto. Ma non perdiamoci in convenevoli», disse mister "C" avvicinandosi alla gabbia, «abbiamo bisogno di informazioni dall'Italia e lei è la persona giusta per averle».
    L'italiano socchiuse gli occhi: «Che informazioni... e perché io?»
    «Perché è ben introdotto negli ambienti governativi, e noi dobbiamo sapere per tempo se l'Italia entrerà o no in guerra. E soprattutto», ci fu una pausa ad effetto, «a fianco di chi».
    L'uomo prese un po' di mangime da una scatola e aperta la gabbia vi introdusse la mano. I colombi beccarono i semi dal palmo.
    «Splendidi esemplari», intervenne Dawson.
    «Sì, ancora li uso per missioni speciali. Sono molto più affidabili dei telefoni».
    Il direttore del Times sorrise.
    «Dopo la fine della guerra civile e la restaurazione della monarchia», riprese l'italiano, «non credo che il mio governo abbia intenzione di imbarcarsi in un altro conflitto. Inoltre, come saprà, le grandi industrie erano quasi tutte nel territorio della Repubblica Lombardo-Piemontese, e l'esercito realista non ha certo lesinato con le cannonate. Ci vorrà del tempo prima di tornare alla produzione pre-bellica».
    «Lo sappiamo, ma le pressioni interventiste si faranno sentire anche stavolta, come per la Grande Guerra. Non possiamo correre il rischio di farci trovare impreparati. L'Italia è troppo importante per il controllo del Mediterraneo, Hitler ci sta pensando di sicuro».
    «Non oserà passare il Brennero, si infilerebbe in un imbuto».
    «Per ora... e a meno che non ottenga prima l'alleanza del suo paese. Le ricordo le mire in Africa del vostro nuovo Re, e il rifiuto ricevuto dalla Società delle Nazioni. L'ambizione è spesso una cattiva consigliera».
    L'italiano annuì, poi chiese: «Perché vi fidate di me?»
    «Perché ha già lavorato per noi e, soprattutto, perché ha dimostrato nel tempo di essere un vero democratico liberale... forse un po' troppo pacifista, ma in questo caso non è detto che sia un difetto».
    «Cosa dovrei fare?»
    «Niente di più che il suo lavoro. Sarà il corrispondente del Times e il qui presente mister Dawson le farà avere ogni accredito le necessiti. Solo che... quando avrà una notizia la telegraferà prima a noi, soprattutto quelle non pubblicabili. In cambio riceverà la nostra gratitudine e un cospicuo assegno mensile su un conto bancario che lei ci indicherà».
    «Ho capito... Ci devo pensare».
    «Certo, posso concederle ventiquattr'ore».
    «Saranno sufficienti».
    Mentre i due ospiti si alzavano, Mister "C" chiuse la gabbia e si avvicinò per stringere la mano dell'italiano: «Bene, sono certo che saprà prendere la decisione giusta. A presto, signor Mussolini».

    ***



    L'autista lasciò Dawson alla sede del Times, quindi accompagnò Mussolini fino a Park Lane.
    Dopo aver ringraziato, l'italiano entrò in Hyde Park e raggiunse il sentiero chiamato Serpentine Road che attraversava l'intero giardino. Si incamminò godendosi la giornata di sole, mangiò con calma un sandwich al chiosco sulla riva del Round Pond, quindi uscì sulla Broad Walk.
    Per tutta la passeggiata, di tanto in tanto ebbe l'accortezza di guardarsi alle spalle.
    Quando fu in Palace Avenue sparì dietro un grande cancello di ferro battuto dipinto di nero. Senza esitare percorse il cortile ed entrò in una casa di fine '800. Salì un piano di scale e bussò due volte all'unica porta nel pianerottolo.
    L'inquilino che aprì aveva un paio di grandi baffi rossi, e dietro un paio di occhiali con le lenti tonde e spesse lo sguardo stanco, come di qualcuno intento a leggere da ore oppure insonne da giorni.
    Dopo un istante di smarrimento, l'uomo fece un gran sorriso e invitò Mussolini a entrare nel piccolo appartamento.
    «Com'è andata?»
    «Meglio del previsto», rispose Mussolini mentre si toglieva il soprabito e il cappello.
    L'altro sfilò gli occhiali e iniziò a strofinarne le lenti con un fazzoletto, quindi chiuse il libro che era appoggiato sul tavolo accanto a una bottiglia di vodka e sedendosi disse: «Racconta».

    Venti minuti dopo, Mussolini terminò il suo riassunto, prese un bicchiere da un piccola vetrina di legno lavorato e si versò da bere.
    «Se Dawson ti ha portato subito da Sir Stewart Graham Menzies, l'inavvicinabile Mister "C" in persona, hanno davvero bisogno di agenti in Italia, più di quanto pensassimo», commentò l'altro.
    «Pare proprio di sì».
    «Secondo te sospettano qualcosa?»
    «Non credo. Come avevamo previsto l'unico problema è sorto sul vuoto del 1921. Però sono certo che non hanno davvero idea di dove fossi, quindi la storia della crisi di coscienza e il conseguente ritiro al paesello natio regge. Di sicuro faranno dei controlli, e allora incapperanno nel falso rapporto dei Carabinieri di Predappio che ha già ingannato i francesi, e come loro si convinceranno».
    «Sì, ma stai sempre in allerta. Sono meno stupidi di quanto vogliano apparire».
    «Se non stessi attento, non sarei qui. Per questo in Italia, in vent'anni di attività, nessuno ha mai sospettato di me».
    «Né in Italia, né altrove in tutta Europa, se è per questo».
    Mussolini annuì e guardò fuori da una piccola finestra affacciata su Hyde Park, quindi domandò: «Notizie dalla capitale?»
    «Sì. Mercoledì 23 agosto, il ministro degli esteri ha firmato il trattato con Von Ribbentrop», rispose l'uomo, toccando la copertina del libro, «ho ricevuto la conferma proprio stamattina assieme alle ultime dalla Polonia. In meno di due settimane varcheremo i confini anche noi, ne sono certo».
    «Bene, il conflitto si sta accendendo. Forse sarà breve, ma comunque ne uscirà l'Europa, noi saremo pronti. Avere la fiducia dell'MI6 sarà determinante».
    «Essenziale».
    Mussolini sorrise compiaciuto e avvicinatosi al tavolo prese la bottiglia e riempì di nuovo il suo bicchiere, quindi fece lo stesso con un altro che porse al suo sodale: «Brindiamo, tovarish Gorsky: a Stalin e alla rivoluzione!»
    «A Stalin, alla rivoluzione e a te, compagno Mussolini, la miglior spia di tutta l'Unione Sovietica, a te!»

    Edited by black cat walking - 8/7/2011, 21:12
     
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  2. Nozomi
     
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    Ciao!

    Ho ereditato la passione della sf da mio padre che ha una collezione così di Urania in cantina. Mi affascina molto l'ucronia anche se non mi sono letta molto al riguardo. Mi ricordo però di un racconto struggente in un Millemondi Mondadori dove i tedeschi invadevano l'India e si trovavano a fare i conti con Gandhi. Bellissimo!Non ricordo titolo e autore, ma mi fece uscire due lacrime per la commozione.


    Qualche considerazione:
    Il racconto mi è senz'altro piaciuto. Scritto molto bene, pulito, la forma è molto, molto buona. La ricostruzione storica è molto accurata. Per esempio mi era venuto un dubbio sull'esistenza dell'MI5 prima della seconda guerra mondiale invece pare esista addirittura dal 1909! Ero sicura di averti preso in castagna invece sono rimasta io con le braghe calate! :lol:
    Anche l'idea è molto originale.
    Da semplice lettrice di storia e appassionata dei documentari de "La Grande Storia", trovo che il tuo mondo alternativo è molto interessante (idea: perché non ne prendi spunto per scriverci su un racconto lungo, una novella o perché no?, un romanzo?)
    Pur tuttavia, secondo me dovresti chiarire alcune cose affinché tutto giri in modo perfetto.

    1) Ecco, primo dubbio: non è molto chiara la situazione politica in Italia. Il fascismo non c'è stato se non in forma molto limitata, eppure il Paese oscilla tra una democrazia liberale e una dittatura, incerto se stare dalla parte della Germania o con il Regno Unito. Dal 22 al 39 c'è un buco enorme, anche se fai, è vero, un vago riferimento alle guerre coloniali e a una sorta di restaurazione monarchica dopo una fase repubblicana. Andrebbe riempito un po' di più (ovviamente secondo me) per dare più coerenza storica. Per esempio: i comunisti in Italia ci sono ancora? Quale ruolo anno? Senza il fascismo dovrebbero aver avuto un'influenza notevole. E se Mussolini fosse stata una spia segreta dei sovietici loro dovrebbero aver avuto un qualche ruolo al riguardo. Invece dal tuo racconto traspare come se Mussolini agisca come un solitario.
    2) Altro dubbio: vero è che le combinazioni sono tutte possibili, tuttavia è noto che l'ascesa di Hitler al potere sia stata catalizzata dal fascismo. Nessuno nega che, in qualche modo, il nazismo potrebbe essere esistito ugualmente. Però è un punto debole nella coerenza storica che andrebbe sostenuto con altre iniezioni di informazione.
    3) Mussolini cambia bandiera tre volte (addirittura quattro, se lo si vede dall'esterno, ovvero con gli occhi degli inglesi): prima socialista, poi fascista, poi liberale, poi comunista. Tutto è possibile, ma l'idea è molto forzata, specie se qualcuno lo debba tenere in considerazione come spia (e fidarsi di conseguenza).

    Nel complesso mi sento di darti 3 pieno.
    Baci!
    :wub:
     
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  3. black cat walking
     
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    CITAZIONE (Nozomi @ 3/7/2011, 09:30) 
    Ciao!

    Intanto ciao e grazie per il commento molto articolato. ^_^

    CITAZIONE
    Ho ereditato la passione della sf da mio padre che ha una collezione così di Urania in cantina. Mi affascina molto l'ucronia anche se non mi sono letta molto al riguardo. Mi ricordo però di un racconto struggente in un Millemondi Mondadori dove i tedeschi invadevano l'India e si trovavano a fare i conti con Gandhi. Bellissimo!Non ricordo titolo e autore, ma mi fece uscire due lacrime per la commozione.

    Se poi ritroverai anche titolo e autore, lo cercherò e leggerò molto volentieri. :sisi:

    CITAZIONE
    Qualche considerazione:
    Il racconto mi è senz'altro piaciuto. Scritto molto bene, pulito, la forma è molto, molto buona. La ricostruzione storica è molto accurata. Per esempio mi era venuto un dubbio sull'esistenza dell'MI5 prima della seconda guerra mondiale invece pare esista addirittura dal 1909! Ero sicura di averti preso in castagna invece sono rimasta io con le braghe calate! :lol:

    Se avrai modo di leggere altre mie cose, vedrai che mi si può contestare di tutto, meno i riferimenti storici: diciamo che sono una specie di maniaco del dettaglio, e se scrivo una cosa puoi essere certa che l'ho verificata, anche più di una volta... quindi, beh... sei rimasta con i pantaloni calati, ma diciamo che non sapevi che avevi a che fare con un pazzo... ;)

    CITAZIONE
    Anche l'idea è molto originale.
    Da semplice lettrice di storia e appassionata dei documentari de "La Grande Storia", trovo che il tuo mondo alternativo è molto interessante (idea: perché non ne prendi spunto per scriverci su un racconto lungo, una novella o perché no?, un romanzo?)
    Pur tuttavia, secondo me dovresti chiarire alcune cose affinché tutto giri in modo perfetto.

    Vediamo. :shifty:

    CITAZIONE
    1) Ecco, primo dubbio: non è molto chiara la situazione politica in Italia. Il fascismo non c'è stato se non in forma molto limitata, eppure il Paese oscilla tra una democrazia liberale e una dittatura, incerto se stare dalla parte della Germania o con il Regno Unito. Dal 22 al 39 c'è un buco enorme, anche se fai, è vero, un vago riferimento alle guerre coloniali e a una sorta di restaurazione monarchica dopo una fase repubblicana. Andrebbe riempito un po' di più (ovviamente secondo me) per dare più coerenza storica. Per esempio: i comunisti in Italia ci sono ancora? Quale ruolo anno? Senza il fascismo dovrebbero aver avuto un'influenza notevole. E se Mussolini fosse stata una spia segreta dei sovietici loro dovrebbero aver avuto un qualche ruolo al riguardo. Invece dal tuo racconto traspare come se Mussolini agisca come un solitario.

    Su questo punto hai pienamente ragione, e penso che tutta questa sarebbe la parte che aggiungerei caso mai ne facessi un romanzo: i 20 anni di Italia alternativa. In effetti il racconto è stato scritto per il GP e lì c'era il limite di 20000 caratteri, ma i dettagli che ho messo in realtà fanno parte di un'idea che ho già in testa, vedremo. Intanto vedrò se rispondendo ai tuoi quesiti troverò qualche altro piccolo frammento da aggiungere. :)

    CITAZIONE
    2) Altro dubbio: vero è che le combinazioni sono tutte possibili, tuttavia è noto che l'ascesa di Hitler al potere sia stata catalizzata dal fascismo. Nessuno nega che, in qualche modo, il nazismo potrebbe essere esistito ugualmente. Però è un punto debole nella coerenza storica che andrebbe sostenuto con altre iniezioni di informazione.

    Secondo me, più che catalizzato dal fascismo, inzialmente Hitler ha copiato la rappresentazione esteriore (vedi il saluto) e tutta quella parte che gli serviva ad addomesticare il popolo. Probabilmente, senza il fascismo, il nazismo ci sarebbe stato ugualmente, magari con simboli e scenografie diverse. Detto questo, se allargherò il tutto inserirò di sicuro anche qualche informazione sul nazismo alternativo, i cui adepti, quanto meno, non si saluteranno romanamente. :zozo:

    CITAZIONE
    3) Mussolini cambia bandiera tre volte (addirittura quattro, se lo si vede dall'esterno, ovvero con gli occhi degli inglesi): prima socialista, poi fascista, poi liberale, poi comunista. Tutto è possibile, ma l'idea è molto forzata, specie se qualcuno lo debba tenere in considerazione come spia (e fidarsi di conseguenza).

    Per gli inglesi sono "solo" tre (l'ultima svolta, quella fondamentale, loro non la conoscono), però tieni conto che le prime due sono state velocissime, mentre l'apparenza liberale, a quel punto, è stabile da 20 anni. Inoltre, e questa è storia vera, Mussolini aveva davvero già lavorato per l'MI5, quindi loro hanno avuto (avrebbero avuto) un occhio di riguardo. Per quanto riguarda invece i sovietici: lui sta con loro dal 1921, quale miglior garanzia? (questo aldilà del fatto che, in quel campo, credo che chiunque non sarebbe mai immune da sospetti).

    CITAZIONE
    Nel complesso mi sento di darti 3 pieno.
    Baci!
    :wub:

    Grazie anche per il voto e i baci e a presto! :D
     
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  4. Selene B.
     
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    Ciao!
    Interessante il tentativo di costruire una storia alternativa, tra l'altro Mussolini si presta bene col suo passato socialista. Però mancano molti dettagli, devo dire che non sono riuscita a capire molto di quello che succede in questa tua Italia nel periodo a cui fai riferimento. Dal momento che l'interesse della trama si basa su questo (su una ricostruzione precisa e dettagliata della storia alternativa), rivedrei un po' il racconto. Per come è al momento devo votare 2.
     
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  5. black cat walking
     
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    CITAZIONE (Selene B. @ 4/7/2011, 10:22) 
    Ciao!

    Ciao Selene! ^_^
    CITAZIONE
    Interessante il tentativo di costruire una storia alternativa, tra l'altro Mussolini si presta bene col suo passato socialista. Però mancano molti dettagli, devo dire che non sono riuscita a capire molto di quello che succede in questa tua Italia nel periodo a cui fai riferimento. Dal momento che l'interesse della trama si basa su questo (su una ricostruzione precisa e dettagliata della storia alternativa), rivedrei un po' il racconto. Per come è al momento devo votare 2.

    Grazie per la lettura, anche se il commento e il giudizio mi lasciano un po' perplesso. Sembra che tu abbia votato il racconto che avresti voluto leggere e non quello che ho scritto io. E' vero che una gran parte della storia italiana alternativa è solo accennata, ma il racconto parla soprattutto d'altro, è su quello che, secondo me, avresti dovuto dare il tuo giudizio: c'è una storia? E' completa con inizio, svolgimento, fine? Regge? I personaggi, i luoghi, come sono? E' scritta bene, male, così così? Queste cose non me le dici, invece mi parli di quello che manca.
    Cosa sia successo di preciso in Italia è davvero fondamentale per questo racconto? Secondo me no. Ovvio che avrei potuto scrivere molte altre cose, ma qui ho parlato d'altro. Ecco, magari avere un parere su ciò che ho scritto mi sarebbe stato più utile, tipo suggerimenti su cosa sarebbe indispensabile per capire meglio questo racconto (per esempio, quali sono i dettagli essenziali che secondo te mancano a questa storia?), e non quello che servirebbe per farlo diventare un romanzo. Forse non ci sono riuscito, ma il mio intento non era quello di accendere un faro sull'Italia alternativa (non qui, non in questo racconto), ma solo sulla possibile esistenza alternativa di Mussolini, quindi, su questo punto: com'è il racconto?
    Comunque sia, ribadisco il grazie. A presto! :)


     
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  6. Selene B.
     
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    User deleted


    CITAZIONE
    Cosa sia successo di preciso in Italia è davvero fondamentale per questo racconto? Secondo me no. Ovvio che avrei potuto scrivere molte altre cose, ma qui ho parlato d'altro.

    Se la storia alternativa non è importante in questo racconto e il centro è altrove, allora mi scuso ma non l'ho proprio capito.
     
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  7. Ashait
     
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    Mandato tutto in messaggio su FB :)
     
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  8. Nozomi
     
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    CITAZIONE
    Se poi ritroverai anche titolo e autore, lo cercherò e leggerò molto volentieri.

    Eccolo qua!
    www.uchronia.net/bib.cgi/label.html?id=turtlastar
    Il terrore e la fede - Harry Turtledove (ah, cacchio! Ecco perché mi era piaciuto!) millemondiestate 1989
    Baci!
    G!

    Chiedo scusa a tutti per l'OT!
     
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  9. Peter7413
     
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    Ola!
    Racconto davvero valido, complimenti. La sensazione che trasmette è di solidità. Ti dico subito che manca il quattro solo perchè appare troppo ristretto in questi 15000 caratteri. In certi punti si sarebbe voluto leggere di più, avere maggiori informazioni su quel quasi ventennio italiano che nomini, ma che alla fine trascuri.
    L'identità di Mussolini l'ho intuita fin dalla prima descrizione che ne fai, ma non mi sembra un problema. Molto buono Dawson, dovresti dare più spazio a Mister C.
    Ottima la ricostruzione storica, ottima l'atmosfera che fuoriesce dalle righe.
    In definitiva un 3 più che ampio con notevoli possibilità di miglioramento.

    A rileggerti presto!

    Edited by Peter7413 - 6/7/2011, 18:56
     
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  10. black cat walking
     
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    CITAZIONE
    Ti dico subito che manca il quattro solo perchè appare troppo ristretto in questi 15000 caratteri.

    Acc! :muro:
    Scherzi a parte, grazie Maurizio per commento e suggerimenti! :lol:
     
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  11. RobertoBommarito
     
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    Ciao black cat walking,

    Lo stile è molto buono. Si vede fin dalle battute iniziali:
    CITAZIONE
    Da solo, l’ospite aveva resistito immobile giusto qualche secondo.
    Poi si era alzato.
    Passeggiava oscillando senza tregua tra la finestra, affacciata sul Tamigi, e una delle due poltrone in pelle al centro della stanza. L'abito che indossava era più grande di mezza misura, ma il taglio dimostrava la mano di una sartoria di alta classe.

    con questo alternarsi di frasi lunghe e frasi brevi. Crei un ottimo ritmo di lettura che riesci a mantenere fino alle battute finali. Buoni i dialoghi, che aiutano a rendere concreti i personaggi.

    Come dici nel commento precedente il racconto non è incentrato sulla storia italiana alternativa, ma quando si parla di storia alternativa appunto, a mio parere non si può lasciare questo aspetto nel background, senza approfondire. E i dettagli che offri nel racconto non mi sono bastati. La sensazione che mi ha trasmesso il racconto è di qualcosa che non è ancora finito. Può essere migliorato, espandendolo. Voto 3, anche se non pieno.

    A rileggerti!
     
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  12. Ashait
     
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    Luca
    Concordo con praticamente tutti: ci sta un ampliamento, nel senso di, qualche notizia in più sull'Italia. Hai almeno altri 5000 caratteri che se invece di lasciarli sulla tastiera, li metti giù, renderebbero la subcreazione più "pesante", quindi l'impianto del racconto ancora più credibile.
    Poi una cosa mia personale: ci sta che i fascisti non diventino il partito dominante proprio per l'assenza di Mussolini, ma Giolitti? Io ho dei ricordi odiosissimi di Giolitti... :P Non c'è proprio un altro politico esistito davvero che potresti usare come suo sostituto? Ok, fine delle richieste puramente personali.
    A parte questo, è scritto molto bene, ogni tanto butti lì un po' di onniscenza maci può anche stare.
    Mi è piaciuto perché la documentazione e l'ambientazione sono solide, lo stile è buono, non ci sono schifezze grammaticali e il personaggio di Mussolini è ben costruito. Spendi qualche carattere in più anche per Dowson e Mr C e diventa perfetto.
    Bravo. Per me sarebbe un tre bello abbondante – e sono una stretta con i voti - ma non voto perchè non ho partecipato :P
     
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  13. B. Bacardi
     
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    et voilà, sebbene non mi piacciono gli spoiler perché quando ne apri uno ti arriva un altro.
    Un buon racconto, ottima idea, ma, per me, pessimo stile narrativo. Non me ne avere, nessuna rivalsa per passate discussioni, abbiamo chiarito e credo, spero (fanne ciò che vuoi) di esserti d’aiuto per ripulire questo stile arricchito di inutili e a volte sbagliati aggettivi e descrizioni.
    Quest’introduzione è pesante e più volte ha rimandato la mia lettura, parlo sempre per me e solo delle mie sensazioni e ti metto tra parentesi quello che avrei voluto leggerci:

    CITAZIONE
    Da solo, l’ospite aveva resistito immobile giusto (seduto solo, è seduto e l’azione successiva e quella di alzarsi) qualche secondo.
    Poi si era alzato.
    Passeggiava oscillando (perché oscillando? è di troppo e brutto) senza tregua tra la finestra, affacciata sul Tamigi, e una delle due poltrone in pelle al centro della stanza. L'abito che indossava era più grande di mezza misura, ma il taglio dimostrava la mano di una sartoria di alta classe. (messa così, sembrerebbe che Benito abbia addosso un abito di un altro, se è un abito sartoriale, come descritto, è su misura, quindi perfetto)
    Introducendolo (?, forse intendevi: facendolo accomodare…) nell’ufficio, una giovane e procace segretaria pettinata alla moda francese (ai più è sconosciuta la moda del taglio nel ’39, confesso: anche a me, lo toglierei), capelli nerissimi corti e lisci, l’aveva invitato a sedersi in attesa del direttore. Ringraziando, l’uomo aveva lanciato uno sguardo spudorato alla ragazza che era uscita con gli occhi bassi e un sorriso imbarazzato a colorarle il volto. (altra descrizione di troppo e aggettivi inutili se non se ne fa niente)

    Queste cose e descrizioni di Mussolini sono quanto di più sfruttato sulla sua indole e carisma, quindi a mio avviso hai perso un’occasione di mostrarci qualcosa di nuovo su di lui e hai continuato a ripetere questo errore, che per me è una mancata occasione, anche dopo descrivendo per filo e per segno immagini fotografiche note a tutti.
    Inoltre, gli hai dato dieci anni di più, nato a Pedrappio 1883, nel 1939 aveva 46 anni, se è voluto taccio, altrimenti è un errore.



    CITAZIONE
    Il picchiettio incessante delle macchine da scrivere, appena ovattato dalla porta socchiusa, gli rivelava la presenza dei tanti giornalisti impegnati nella redazione adiacente.
    La notte appena trascorsa era stata segnata da avvenimenti che l'avrebbero consegnata alla storia: di sicuro il Times sarebbe uscito con un'edizione straordinaria quel pomeriggio stesso.

    Qui ripeti l’avverbio appena due volte in tre righe, che insieme all’aggettivo “alquanto” davanti a “poco” e numerosi altri sparsi per tutti il racconto, rallentano e stonano perché usati male e in contrasto. alquanto ha questo significato nel dizionario: agg. indef. In quantità intermedia, ma più vicina al tanto che al poco; parecchio.
    voto 3, ero tentato di mettere 4, ma è colpa tua che non sei venuto incontro ai miei “gusti personali” e se solo non mi avessi sorpreso con l’ottimo finale, ti avrei dato 1, meno.


    Edited by B. Bacardi - 7/7/2011, 18:36
     
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  14. black cat walking
     
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    Grazie anche a Paola, Roberto e Bacardi! :D
    CITAZIONE
    CITAZIONE (B. Bacardi @ 7/7/2011, 17:29) 
    Un buon racconto, ottima idea, ma, per me, pessimo stile narrativo. Non me ne avere, nessuna rivalsa per passate discussioni, abbiamo chiarito e credo, spero (fanne ciò che vuoi) di esserti d’aiuto per ripulire questo stile arricchito di inutili e a volte sbagliati aggettivi e descrizioni.
    Quest’introduzione è pesante e più volte ha rimandato la mia lettura, parlo sempre per me e solo delle mie sensazioni e ti metto tra parentesi quello che avrei voluto leggerci:


    Da solo, l’ospite aveva resistito immobile giusto (seduto solo, è seduto e l’azione successiva e quella di alzarsi) qualche secondo.
    Poi si era alzato.
    Passeggiava oscillando (perché oscillando? è di troppo e brutto) senza tregua tra la finestra, affacciata sul Tamigi, e una delle due poltrone in pelle al centro della stanza. L'abito che indossava era più grande di mezza misura, ma il taglio dimostrava la mano di una sartoria di alta classe. (messa così, sembrerebbe che Benito abbia addosso un abito di un altro, se è un abito sartoriale, come descritto, è su misura, quindi perfetto)
    Introducendolo (?, forse intendevi: facendolo accomodare…) nell’ufficio, una giovane e procace segretaria pettinata alla moda francese (ai più è sconosciuta la moda del taglio nel ’39, confesso: anche a me, lo toglierei), capelli nerissimi corti e lisci, l’aveva invitato a sedersi in attesa del direttore. Ringraziando, l’uomo aveva lanciato uno sguardo spudorato alla ragazza che era uscita con gli occhi bassi e un sorriso imbarazzato a colorarle il volto. (altra descrizione di troppo e aggettivi inutili se non se ne fa niente)

    Appena ho un minuto vedrò cosa posso fare per venirti incontro... ;)

    CITAZIONE
    Queste cose e descrizioni di Mussolini sono quanto di più sfruttato sulla sua indole e carisma, quindi a mio avviso hai perso un’occasione di mostrarci qualcosa di nuovo su di lui e hai continuato a ripetere questo errore, che per me è una mancata occasione, anche dopo descrivendo per filo e per segno immagini fotografiche note a tutti.
    Inoltre, gli hai dato dieci anni di più, nato a Pedrappio 1883, nel 1939 aveva 46 anni, se è voluto taccio, altrimenti è un errore.

    Ehm... errore di chi?
    17+39=...46??? :o: :P
    Comunque, è Mussolini, cosa volevi che dicessi di diverso, mica lo conoscevo di persona... :D

    CITAZIONE
    Il picchiettio incessante delle macchine da scrivere, appena ovattato dalla porta socchiusa, gli rivelava la presenza dei tanti giornalisti impegnati nella redazione adiacente.
    La notte appena trascorsa era stata segnata da avvenimenti che l'avrebbero consegnata alla storia: di sicuro il Times sarebbe uscito con un'edizione straordinaria quel pomeriggio stesso.

    Qui ripeti l’avverbio appena due volte in tre righe, che insieme all’aggettivo “alquanto” davanti a “poco” e numerosi altri sparsi per tutti il racconto, rallentano e stonano perché usati male e in contrasto. alquanto ha questo significato nel dizionario: agg. indef. In quantità intermedia, ma più vicina al tanto che al poco; parecchio.

    Anche qui come sopra, ci metterò mano, grazie.

    CITAZIONE
    voto 3, ero tentato di mettere 4, ma è colpa tua che non sei venuto incontro ai miei “gusti personali” e se solo non mi avessi sorpreso con l’ottimo finale, ti avrei dato 1, meno.

    Allora m'è andata bene! :lol:
    Grazie di nuovo e a presto!

    CITAZIONE
    @Roberto

    CITAZIONE
    Come dici nel commento precedente il racconto non è incentrato sulla storia italiana alternativa, ma quando si parla di storia alternativa appunto, a mio parere non si può lasciare questo aspetto nel background, senza approfondire. E i dettagli che offri nel racconto non mi sono bastati. La sensazione che mi ha trasmesso il racconto è di qualcosa che non è ancora finito. Può essere migliorato, espandendolo. Voto 3, anche se non pieno.

    Ne terrò conto, chissà che alla fine questo non diventi il mio primo romanzo, grazie di nuovo. :)


    Edited by black cat walking - 7/7/2011, 18:42
     
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  15. B. Bacardi
     
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    come errore di Chi? mio, no?
    era per vedere se eri attento ... che figura del menga, non so neppure contare
     
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26 replies since 30/6/2011, 23:08   409 views
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