Il piccolo Re
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Il piccolo Re

12000 caratteri - di Maurizio Bertino

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  1. Peter7413
     
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    Il piccolo Re

    Rostagno posò la fotografia sul tavolo, contrariato.
    - Non posso dire di essere soddisfatto, Barbero – disse fissando negli occhi l’uomo di fronte a sé.
    Il vecchio montanaro ricambiò lo sguardo, ma non rispose.
    - Voi eravate stato scelto con l'unico scopo di proteggere Pesenti e il fatto che siate tornato solo e per di più che abbiate perso l'uso della parola mi contraria molto.
    Barbero allargò le braccia, si indicò la bocca, coperta dalla lunga barba nera, e scosse il capo.
    - Cosa avete visto di così spaventoso al borgo da farvi perdere la parola? Questa - e nel dirlo alzò la fotografia che stava studiando fino a un momento prima - non dice nulla. Troppo mossa, troppo buia. Cos'è questo? Sembra un occhio. E questa? Una zampa di animale? Forse un lupo? Un cane?
    Barbero assentì con il capo.
    - Ma sembrerebbe attaccata a un arto umano…
    Barbero fece un gesto vago.
    - Se fosse, potrebbe tornarmi utile. Ma mi servirebbe un resoconto, anche scritto. Avessi saputo che eravate analfabeta non avrei acconsentito al vostro ingaggio, ma Pesenti era convinto che voi foste l’uomo giusto e io, folle, ho accettato senza fare domande, fidandomi di quel pazzo incosciente. Ora mi siete completamente inutile!
    Il vecchio montanaro piemontese, che aveva accompagnato Pesenti in tutte le sue imprese, assentì mesto.
    Rostagno si lasciò andare sullo schienale della sedia, le mani sulle tempie, quasi esasperato, e così rimase per lunghi istanti.
    - Bene - si riscosse infine - proviamo a capirci qualcosa. Partiamo dall'inizio.

    - Lei è Feltrin?
    - Sono io.
    - Sono Pesenti dell'Ufficio Informazioni dello Stato Maggiore del Regio Esercito e lui è Barbero, la mia guida alpina.
    - Era ora.
    - Ci serve il suo aiuto, dobbiamo salire al borgo, scattare fotografie che comprovino quello che lei ha scritto nelle sue lettere, ci deve accompagnare.
    - Vi accompagnerò.
    - Bene. Ma mi permetta la curiosità: perché non ha più fatto ritorno a Torino? Lei è a conoscenza che a seguito di questa decisione ha compromesso la sua carriera militare?
    - Dovevo rimanere a guardia del presidio.
    - Scusi?
    - Loro sono lassù, vicini. Dovevo rimanere a guardia del presidio.


    Rostagno riprese in mano la fotografia e la guardò a lungo.
    - Siete arrivati al confine senza problemi? - Barbero assentì. - Bene. E Feltrin? L'avete trovato al villaggio, quello sotto il borgo da lui definito maledetto nelle sue lettere? Ha accettato di accompagnarvi? Vi è apparso strano? Pazzo forse?
    Barbero assentì a ogni domanda.
    - Feltrin era stato inviato con una squadra di uomini scelti per scoprire le cause dietro le morti di alcuni abitanti di quel borgo, attaccati da cani neri particolarmente feroci. Alla fine ci inviò il resoconto di una strage che aveva risparmiato lui solo, ma non fece mai ritorno. La vostra missione era di documentare con fotografie che mostrassero chiaramente quello che era accaduto. Di questo ne era conscio, Barbero?
    Barbero indicò la fotografia.
    - Sì, infatti lei è riuscito a riportarci la macchina fotografica Pettazzi e di questo la ringrazio. Tuttavia rimane pressoché inutile, dato che ne abbiamo ricavato quest'unica foto. Ma continuiamo. Siete saliti al borgo e vi siete entrati subito? - Barbero negò. - No? Vi siete appostati al margine del bosco? Per quanto tempo? Barbero, mi ascolta?
    L’uomo stava fissando la finestra dell’ufficio, si riscosse e alzò l’indice della mano destra.
    - Un giorno? Va bene. E com’è possibile che in tutto questo tempo Pesenti non abbia scattato neanche una fotografia? - Rostagno sembrava contrariato. - Nel borgo c'era qualcuno?
    Barbero scosse la testa con decisione.
    - Nessuno? E Feltrin come reagì? - Barbero indicò il crocifisso sulla scrivania. - Cosa mi vuol dire? Chiesa? Cimitero?
    Il vecchio montanaro assentì con forza e si alzò in piedi mimando il gesto dello scavare.
    - Feltrin scavava nel cimitero del borgo? - Barbero tornò a sedersi assentendo con il capo.

    - C’erano. Li avevo disseppelliti io stesso. Le prime tre vittime erano qui, in questa terra ora vuota. C’erano. E adesso anche le tombe più antiche sono vuote. Tutti, si è preso tutti.
    - Questo in effetti è strano, un cimitero vuoto non l’avevo visto mai neanch’io, ma ora basta, Feltrin. Mi appare provato. Venga, beva un goccio, si disseti. E poi entriamo, andiamo a vedere se è rimasto qualcosa nel borgo. Sembra non esserci nessuno e neppure abbiamo incontrato i cani neri che descriveva nelle sue lettere. Barbero è già andato in avanscoperta.
    - Grazie, mi riempia questa ciotola e me la riporti. Berrò, ma voglio scavare ancora.


    La luce della lampada ebbe un sussulto, Rostagno si alzò in piedi e cominciò a camminare per lo studio. - Nelle sue lettere Feltrin accennava a corpi disseppelliti da lui stesso, quelli delle prime vittime, per capire se erano affetti da malattie infettive, però poi li ricollocò - disse fra sé. - Forse voleva effettuare nuovi controlli.
    Un rumore dalla finestra attirò la sua attenzione: un uccello, un corvo, gracchiava forte dall’esterno. Si avvicinò e batté sul vetro per farlo volare via, senza successo. Rifletté ancora e infine tornò a sedersi.
    - Entraste nel borgo? - domandò nuovamente a Barbero, che assentì - E trovaste qualcuno?
    Il montanaro scosse la testa.
    - No? Neanche dei corpi? No? Sangue? Assi divelte? Sì? Immagini di un assedio terminato con successo? Ma nessun corpo.
    S’interruppe. Aprì un cassetto del mobile alle sue spalle e ne estrasse un plico di lettere. - Lettere di Feltrin - spiegò.
    Le posò sul tavolo, cominciò a passarle in rassegna, ne prese una.
    - La scena si presentava come quella di un maniero assediato - lesse. - Un maniero che un piccolo Re dei tempi antichi intendeva riconquistare. O almeno questo mi raccontarono gli abitanti del borgo. Secondo le loro leggende, questo Re era venuto in possesso di un libro maledetto, il Libro del Comando, e in lui era germogliato l’interesse per le arti arcane. Adesso, a distanza di secoli, era tornato dall’aldilà alla guida di un esercito maledetto. Animali cuciti fra loro, uomini ad animali, cani, corvi, ratti. Una maledizione antica si era insediata in quel borgo sperduto, dimenticato, attaccato dallo spirito di un Re di cui pochi avevano conservato memoria - si interruppe ripiegando la lettera. - E va avanti così a descrivere di come alla fine il piccolo Re avesse riconquistato il suo maniero e di come avesse catturato anche lui e gli avesse fatto provare il terrore dello stare al suo fianco e infine l’avesse rifiutato, lasciandolo andare, lui solo, e si fosse tenuto tutti gli abitanti di quel borgo maledetto. Parole che pensavo di un pazzo, parole che spettava a voi confutare o meno - guardò Barbero, ma questo non batté ciglio. - Lei ha visto queste creature?
    Barbero negò, ma con poca convinzione.
    - Non ha visto uomini e animali uniti insieme? - Barbero negò con decisione. - No? E cosa allora? Solo animali? Solo cani neri?
    Barbero assentì.
    - Tabacco? - gli offrì Rostagno.
    Barbero scosse la testa.
    - Va bene, riprendiamo. Entraste nel borgo e non trovaste nulla, giusto? - Barbero scosse il capo, sospirando. - Bene. Feltrin vi condusse alla Bottega del Pane, la taverna intorno alla quale la comunità intera si raccolse durante l’assedio?
    Il vecchio montanaro assentì chiudendo gli occhi, come a voler allontanare un brutto ricordo.
    - Sì? Entraste e trovaste qualcosa? No? Corpi? Animali? Niente? - l’uomo scosse il capo, il suo respiro cominciava a farsi affannoso. - E poi accadde qualcosa, giusto? Arrivarono i cani neri?

    - Sono loro, sono venuti per noi.
    - Di cosa sta parlando Feltrin?
    - I cani, il suo esercito, il piccolo re.
    - Barbero! Fuori ci sono dei cani, sembra abbiano la rabbia, chiudi la porta, barricala. Io preparo la macchina per la fotografia, sbrigati!
    - Entreranno.
    - Sono solo cani Feltrin!
    - Entreranno.

    - I cani circondarono la Bottega del Pane? Sì? E voi vi barricaste? Fu in quell’occasione che Pesenti preparò la macchina per la fotografia, non è vero? E poi cosa successe? I cani attaccarono? Ma avevate barricato le porte, giusto? Ed entrarono ugualmente?

    - Ma come fanno? La porta sta per cedere! Feltrin, cosa sta facendo? Si muova! Prenda l’arma! Ma cosa fa? Cosa aspetta? Non stia lì seduto! Si dia da fare, per Dio! Barbero carica il fucile e tieniti pronto! Sono solo cani, solo cani!

    - E cosa successe? Attaccarono? Feltrin fu attaccato? Sopravvisse?
    Barbero accennò un no con il capo.
    - E Pesenti? Continuò a manovrare la macchina mentre lo attaccavano? Che gli successe?
    Barbero indicò la Pettazzi e quindi se stesso.

    - Barbero, la macchina! Prendila e scappa! Corri! La lastra è impressa! Devono vedere! Devono vedere tutti!

    - Le diede l'ordine di scappare con la macchina fotografica? - Barbero assentì con il capo, la testa affondata fra le mani - Sì? E lei lo eseguì senza battere ciglio? Lo lasciò morire dilaniato dai cani? Perché? Era suo amico, perché lo lasciò?
    Barbero rialzò la testa, si strinse nelle spalle e, come per giustificarsi, indicò la fotografia sul tavolo.
    I due uomini si guardarono a lungo, in silenzio.
    - Direi che la situazione è abbastanza chiara adesso - riprese infine Rostagno. - La zona è infestata da un branco di cani neri affetti da rabbia. Trasmetterò le informazioni ai miei superiori e sarà predisposto al più presto un battaglione che verrà inviato per la bonifica del territorio.
    Barbero si rilassò sulla sedia.
    - Le sue informazioni, alla fine, si sono rivelate molto utili e il sacrificio di Pesenti non sarà vano. Le follie di Feltrin sono smascherate, a parte alcuni particolari che oserei definire curiosi non ci sono elementi per pensare al soprannaturale. La porta della Bottega del Pane può aver ceduto perché mal tenuta. La fotografia con questo strano arto di animale può essere il risultato di un'errata durata dell'esposizione dovuta ai tempi accelerati dall'attacco dei cani. Si spiega tutto. Solo non mi spiego come lei possa essere sopravvissuto, Barbero - e nel dirlo si sporse in avanti verso di lui.
    Barbero alzò le spalle, come a significare che non lo sapesse nemmeno lui, e sostenne lo sguardo di Rostagno.
    - Ma probabilmente anche questo può essere spiegato con la rabbia che aveva contagiato i cani. Presi dal fervore del sangue di Feltrin e di Pesenti, l'hanno lasciata fuggire. Lei è un uomo fortunato, Barbero. Il Regio Esercito le è grato per il servizio, ma si vergogni per avere abbandonato così impunemente un amico alla mercé del suo destino.
    Il suono delle campane della città intonò la mezzanotte, il corvo continuava a gracchiare fuori dalla finestra.
    - Direi che è tutto, la congedo. Vada a riposarsi, ne ha bisogno.
    I due uomini si alzarono e si diressero verso la porta dello studio. Sull'uscio si strinsero la mano.
    - Un'ultima cosa, se mi permette - disse ancora Rostagno.
    Barbero assentì con il capo.
    - Ha visto, per caso, nella Bottega del Pane, il libro di cui le ho parlato, il Libro del Comando? Quello che Feltrin sosteneva essere appartenuto al piccolo Re? In una delle sue deliranti lettere scrisse di averlo ritrovato e poi abbandonato nel borgo quando era dovuto fuggire.
    Barbero lo guardò con aria interrogativa.
    - Ah già, non sa leggere, come potrebbe averlo notato. Niente libro, dunque?
    Cenno negativo.
    - Come immaginavo. Buonanotte Barbero.
    Si congedarono.

    - Barbero, che fai? Mi hai sentito? Prendi la Pettazzi e scappa! Se riescono a entrare... Ma mi ascolti? Ho detto... Attento! Hai un ratto sul braccio! E quel corvo da dove diavolo spunta? Buon Dio, ma che succede? O Santa... Eccoli che arrivano! Ma cosa sono? Non sono cani. Non sono cani! Ahhh!

    Uscito dal palazzo del Regio Esercito, Barbero si inoltrò in una via laterale. Un corvo venne a posarsi sulla sua spalla. Un ratto uscì dalla sua giacca. Un cane nero lo aspettava nell'ombra.
    Portami, risuonò nella sua testa la voce che fin dal suo primo ingresso nel borgo aveva annullato il suo essere e l'aveva trasformato in un suddito.
    Estrasse dalla tasca un libro, Libro del Comando scritto in rilievo sulla prima pagina. Lo aprì, erano disegnate istruzioni dettagliate su come cucire ratti, corvi, cani, uomini… Istruzioni su come creare un esercito di mostri a Torino e condurre il piccolo Re alla conquista del Regno.

    FINE

    Edited by Peter7413 - 7/8/2011, 15:44
     
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  2. Fini Tocchi Alati
     
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    Ciao Peter! :)
    Inizio dal tuo e da quello di Ken, che li ho freschi nella memoria.
    Dunque, ho riletto e devo dire che sono rimasto un po' insoddisfatto :( . Continuo a dire che la storia che hai scritto è davvero valida, che usi i dialoghi in modo magistrale e che, grazie ai dialoghi, riesci a mantenere vivo per tutto il racconto un espediente interessante (ovvero l'interrogatorio di un uomo sordo e analfabeta).
    Tuttavia, continuo a ritenerlo un ottimo spunto che deve essere sviluppato. Nei limiti imposti dallo Skannatoio il tuo racconto faceva un figurone, ma già prima mi sembrava che mancasse (e mi sembra ancora che manchi) qualcosa a livello di storia, un prima e un dopo che, secondo me, dotresti sviluppare.
    Inoltre, questa nuova lettura mi ha fatto accorgere di un problema che prima non avevo notato: spesso le battute dei dialoghi tendono a raccontare cose che i personaggi dovrebbero sapere, o, perlomeno, cose che mai si sentirebbe dire da un personaggio.
    Cose così, insomma:
    "- Barbero, che fai? Scappa! Scappa! Cos'hai sulla spalla? Un corvo? Perché i cani non ti attaccano? Cos'è quel ratto che ti cammina sul braccio. Barbero guardami! I tuoi occhi, non sei più tu! Chi sei? Ahhh, i cani!! Ma non sono cani! Uomini, uomini uniti a cani! Corvi! Che creature sono? Aiuto! Barbero!"
    Mi sembra assai forzato (ai limiti, forse, dell'infodump) che Pesenti, nel pieno dell'azione (lo stanno mangiando vivo! :argh: ) dica a Barbero: "Cos'hai sulla spalla? Un corvo?" e poi "Perché in cani non ti attaccano?" eccetera, eccetera.
    Lo stesso valga per alcune battute di Rostagno (in questo caso, immagino tu sia stato costretto per tenere su, come dicevo prima, l'espediente dell'interrogatorio).
    In entrambi i casi, secondo me, devi inventarti qualcosa per evitare battute che sono ingenue e inadatte ai personaggi che le pronunciano.

    Un'altra cosa.
    Barbero è un montanaro ignorante.
    Ci deve essere veramente un valido motivo per cui è stato scelto per la missione e questo valido motivo non riesco a individuarlo. E non penserai mica di cavartela con questa battuta : "Avessi saputo che eravate analfabeta non avrei acconsentito al vostro ingaggio, ma Pesenti era convinto che voi foste l’uomo giusto e io, folle, ho accettato senza fare domande, fidandomi di quel pazzo incosciente. Ora mi siete completamente inutile!" No, no, non te la cavi! :P

    Vabbè, alla resa dei conti sono costretto a metterti solo 2. Me ne dispiace perché continuo a dire che il tuo spunto ha notevoli potenzialità. La prossima volta che lo leggo, le voglio vedere tutte 'ste potenzialità :) !
     
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  3. kendalen
     
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    Molto bene, parto con questa nuova avventura proprio da te!

    Comincio da un'osservazione: prima di chiamare Barbero con l'appellativo di "vecchio montanaro" fai passare troppo tempo, tanto che il lettore si chiede "e questo chi è?" prima di arrivarci (e, comunque, usi troppo il suo nome, dovresti sfoltire decisamente, le alternative non ti mancano!). Dovresti, secondo me, farlo subito, appena viene introdotto il personaggio, cioè qui:
    CITAZIONE
    - Non posso dire di essere soddisfatto, Barbero – disse fissando negli occhi l’uomo di fronte a sé.
    Barbero Il vecchio montanaro ricambiò lo sguardo, ma non rispose.

    Da questo punto in poi, puoi usare indifferentemente il suo nome o qualsiasi sinonimo di "montanaro". ;) Ah, e con tutto che sono piemontese pure io, toglierei la precisazione "delle alpi piemontesi", che non aggiunge molto (e, d'altra parte, Barbero è un nome tipicamente piemontese: visto che è l'unico di cui siamo ragionevolmente certi essere "indigeno", e che si fa riferimento a Torino, si fa 2 + 2, se si vuole).
    CITAZIONE
    in seguito a attacchi

    -> ad attacchi (rompiscatole inside, lo so)
    CITAZIONE
    la macchina fotografica Pettazzi

    -> secondo me basta "la Pettazzi", che nel tono colloquiale ci sta (come se al giorno d'oggi si dicesse "la Nikon" o "la Canon", no?) e poi si capisce subito di cosa si sta parlando, visto che si parla di estrarre una foto.
    Ripetizione:
    CITAZIONE
    Rostagno scosse il capo contrariato. - Nel borgo c'era qualcuno?
    Barbero scosse la testa con decisione.

    La lunga parte in cui Rostagno legge la lettera, invece: bene, che hai introdotto prima il piccolo Re del titolo. Male, invece, secondo me, che tardi così tanto a dire che Rostagno sta leggendo. Si capisce, eh, ma non è immediato. Forse sarebbe meglio se tu mettessi:
    CITAZIONE
    - La scena si presentava come quella di un maniero assediato - lesse. - Un maniero che un piccolo Re dei tempi antichi intendeva riconquistare.

    inframezzando la lettura con qualche particolare di come sta leggendo (tipo che si gratta la testa, o si muove a disagio sulla sedia, o fa smorfie con la bocca), in modo da rendere un po' meno pesante il pezzo e dare al lettore l'impressione di vedere Rostagno incredulo alle parole che lui stesso sta leggendo. In effetti, l'interrogatorio è ancora un po' troppo un fiume in piena di Rostagno: meno di prima, eh, ma ancora un filo di troppo.
    Mentre devo dire che le battute incalzanti, sempre dello stesso personaggio, senza interruzioni, funzionano molto bene per descrivere la concitazione dell'attacco dei "canuomini" (scusa ma qui la citazione di Balle Spaziali mi è venuta in automatico :P), anche se forse non molto credibili (in questo concordo con Fini Tocchi Alati). Però, appunto, funzionano e l'obiettivo è raggiunto.
    Meglio anche la conclusione, si vede che hai accettato molti dei consigli che sono venuti fuori nello Skannatoio.
    In definitiva, è di sicuro un passo in avanti rispetto al testo proposto la prima volta, ma credo che si possa migliorare ancora. È ovvio che quanto ti ho scritto sopra riflette la mia idea e il mio modo di concepire i racconti, così come è ovvio che non necessariamente un miglioramento nella mia ottica sia un miglioramento oggettivo. Però sono convinto anch'io che le potenzialità del racconto siano ancora in parte inesplorate... Pensaci su!

    Per ora, ti devi accontentare di un 3. ;)
     
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    Oh! Ora non sò se la terza lettura, o le migliorie che hai apportato, ma è decisamente più chiaro!
    e stavolta mi è piaciuto. ;)
    Sostituirei i nomi con aggettivi qualificativi, pronomi, soprannomi, quello che ti pare pur di non doverli leggere una riga si e una no.
    Per il resto è molto più accattivante di quanto ricordassi, sono riuscita a cogliere con chiarezza i cambi tra il ricordo e il presente, questa parte "- Ma come fanno? La porta sta per cedere! Feltrin, cosa sta facendo? Si muova! Prenda l’arma! Ma cosa fa? Cosa aspetta? Non stia lì seduto come se non ci fosse speranza! Barbero carica il fucile e tieniti pronto! Sono solo cani, solo cani!" continua a sembrarmi inverosimile per gli stessi motivi che già ti avevo spiegato. però la parte finale, "portami", "portami". "portami" è davvero ben riuscita.
    Non voterò per ora perché ho letto solo iltuoracconto e credo che per equità dovrei prima scandagliare il livello globale.
    Però ho trovato quella poesia che mi erasfuggita allo skannatoio.
     
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  5. Peter7413
     
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    Grazie davvero a tutti per i consigli!
    Attilio per il momento non riesco a riprenderlo per "riconcettuarlo", ma mi salvo i tuoi suggerimenti!
    Kendalen, ho già riportato quasi tutti i tuoi suggerimenti. Tu hai un talento per rendere lo scritto più fluido e per me ogni tuo consiglio è oro!
    Polissena, sono contento che ti sia piaciuto! Per la frase che mi hai sottolineato ancora non so come fare per modificarla e mantenere al contempo il ritmo che desideravo, ma cercherò di fare il possibile!
    Nei prossimi giorni leggerò anche i vostri, grazie ancora!
    :)
     
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  6. kendalen
     
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    CITAZIONE (Peter7413 @ 1/8/2011, 19:29) 
    Grazie davvero a tutti per i consigli!
    Attilio per il momento non riesco a riprenderlo per "riconcettuarlo", ma mi salvo i tuoi suggerimenti!
    Kendalen, ho già riportato quasi tutti i tuoi suggerimenti. Tu hai un talento per rendere lo scritto più fluido e per me ogni tuo consiglio è oro!
    Polissena, sono contento che ti sia piaciuto! Per la frase che mi hai sottolineato ancora non so come fare per modificarla e mantenere al contempo il ritmo che desideravo, ma cercherò di fare il possibile!
    Nei prossimi giorni leggerò anche i vostri, grazie ancora!
    :)

    Esagerato. Mi limito ad autoflagellarmi con un gatto a nove code preventivamente intriso di polvere di peperoncino tutte le volte che scrivo qualcosa di poco fluido - per dire, dopo lo Skannatoio per una sola frase (che Polissena mi ha fatto notare) ho avuto la schiena zebrata per una settimana. Alla fine si impara, ma qualcosa sfugge sempre. :diablo: :diablo: :diablo: :lol:
    Sono contento che i miei consigli ti vadano a genio! :B):
     
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    e bada bene che io gliela ho fatta notare solo per vedergli la schiena striata!
     
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  8. Alessanto
     
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    Letto.

    Mi piace lo spunto e la costruzione a FB. Rispetto alla versione Skannatoio credo sia migliorato. Non mi convincono molto alcuni passaggi dei dialoghi che risultano forzati. Forse cercherei di allungare i FB e inserire qualche informazione lì per evitare i passaggi a vuoto.
    Per ULAM secondo me sarebbe stato ottimo.

    Dal punti di vista stilistico ci sono troppe ripetizioni (leggi il testo vedi quante volte usi il verbo annuire). Sistemerei l'ultima frase: così è troppo spiegata.
    Pensavo a qualcosa del tipo (ma è solo un idea):
    Estrasse dalla tasca un libro, Libro del Comando scritto in rilievo sulla prima pagina. Lo aprì: istruzioni su come creare un esercito di mostri a Torino.
    E condurre il piccolo Re alla conquista del Regno.


    Voto 2 che sarebbe stato un 3 senza quelle ripetizioni davvero fastidiose.

    Ciao!
     
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  9. Peter7413
     
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    Alessanto, grazie per la rilettura!
    Me lo sono rivisto eliminando un po' di assentì. Ce ne sono ancora, ma adesso almeno li ho intervallati. Con la revisione tesa a spezzare l'interrogatorio erano aumentati a dismisura!
    Sul finale mi segno il tuo suggerimento, ma mi piacerebbe mantenerlo così perché tengo molto al riferimento diretto al Regno Italiano e alle intenzioni del piccolo Re di conquistarlo.
    Piccola nota sulla genesi del racconto: era nato come Ulam nel mese de La caccia selvatica e in questi mesi, così come altri tre sempre nati in Ulam, sto cercando di metterlo a posto slegandolo dal contesto per cui era nato. Questo Il piccolo Re era quello che mi dava più dubbi, ma l'esito dello Skannatoio mi aveva rinfrancato. Ora però i dubbi mi stanno tornando tutti!
    Grazie ancora e a rivederci a breve sul tuo tread!
     
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  10. rehel
     
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    Io ero in quella edizione di ULAM e forse è per questo motivo che non sono disturbato da alcune cose che altri hanno notato.
    In effetti il riferimento alla storia di Riccardo Coltri per me è quasi scontato e non avverto il disagio dato da una eventuale incompletezza della storia; per me così è a posto, visto il riferimento passato alla Corsa Selvatica.
    Così non mi trovo ad avere molto da dire. Apprezzo l'ottimo ritmo che hai saputo conferire al tutto. Mi piace l'idea di espandere il contagio al Regno e tutto mi appare convincente e ben costruito.
    Mi sembra tu abbia apportato alcune modifiche rivolte a cercare di rendere indipendente questa versione rispetto alla precedente di ULAM. Il tentativo mi appare riuscito e si può leggere la storia senza per forza di cose dovere andare a cercarne i riferimenti che l'hanno fatta nascere. E' il mio parere, mentre altri hanno manifestato un giudizio contrario, ma come ho anticipato io ero della partita iniziale... :)
    Voto quattro.
     
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  11. Cattivotenente
     
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    Ho già diffusamente commentato questo racconto nello skannatoio e non ritengo di dover addentrarmi nuovamente nel merito. Riporto di seguito ciò che ho scritto in un altro post all'autore:
    "Ho riletto "Il piccolo Re" e, dopo la "ripulita" mi è piaciuto ancora di più. Ho notato che hai recepito anche qualche mio consiglio (almeno così mi è parso). Ma perché archiviarlo? Potrebbe essere l'antefatto a un romanzo breve sull'epica battaglia di Torino fra il tuo Randall Flagg e la sua corte di mostruosità da una parte, e il Regio Esercito dall'altra. Dai che non vedo l'ora di sentire rumore di sciabole sguainate e latrati di cani neri!"
    Mi rimane un solo dubbio, sortomi dall'essere venuto a conoscenza che il racconto nasce come costola di un'altra opera che non conosco, "La Caccia Selvaggia", se ho ben capito. L'idea dei corpi umani cuciti a quelli animali è tua o è ripresa dal filone originario di cui "Il Piccolo Rè" è uno spin-off? Nel secondo caso, dovrei rivedere verso il basso il mio giudizio sul racconto, che in buona parte è stato motivato dall'originalità dell'idea e dall'atmosfera di magia nera che, anche a livello cromatico, permea l'intero testo. Attendo dunque che al quesito venga data risposta, prima di assegnare il voto, che potrebbe essere, a seconda dei casi, un 2 o un 3. Ciao.

    ... come non detto, rieccomi. Mi mancava un consiglio su ciò che io e altri ti abbiamo fatto notare già nello skannatoio, ovvero i dialoghi forzati. Qui hai dato una bella raspata, ma secondo me non hai soffiato via la limatura. Mi permetto di suggerirti di seguito una mia alternativa.
    Tua versione:
    "- Barbero, che fai? Scappa! Scappa! Cos'hai sulla spalla? Un corvo? Perché i cani non ti attaccano? Cos'è quel ratto che ti cammina sul braccio. Barbero guardami! I tuoi occhi, non sei più tu! Chi sei? Ahhh, i cani!! Ma non sono cani! Uomini, uomini uniti a cani! Corvi! Che creature sono? Aiuto! Barbero!"
    mia versione:
    - Barbero, che fai lì impalato? Mi hai sentito? Prendi la Petazzi e scappa! Se riescono a entrare... Ma mi ascolti? Ho detto... Attento! Hai un ratto sul braccio! E quel corvo da dove diavolo spunta? Buon Dio, ma che succede? O Santa... Eccoli che arrivano! Ma cosa sono? Non sono cani. Non sono cani! Ahhh!

    ... o qualcosa del genere. La lascerei un po' più sul vago. Credo si capisca benissimo cosa vede Pesenti (giusto il nome?), a maggior ragione alla luce di quello che scopriremo sui misteri contenuti nel "Libro del Comando". Mi pare (leggermente) più verosimile come versione e, conservando il contenuto informativo di base, evita info-dump e poco verosimiglianza, spostando le battute a qualche istante prima dell'invasione canina. Ecco, ora ti saluto per sul serio. Cià.

    Edited by Cattivotenente - 4/8/2011, 01:03
     
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  12. Peter7413
     
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    CITAZIONE (Cattivotenente @ 4/8/2011, 00:46) 
    Ho già diffusamente commentato questo racconto nello skannatoio e non ritengo di dover addentrarmi nuovamente nel merito. Riporto di seguito ciò che ho scritto in un altro post all'autore:
    "Ho riletto "Il piccolo Re" e, dopo la "ripulita" mi è piaciuto ancora di più. Ho notato che hai recepito anche qualche mio consiglio (almeno così mi è parso). Ma perché archiviarlo? Potrebbe essere l'antefatto a un romanzo breve sull'epica battaglia di Torino fra il tuo Randall Flagg e la sua corte di mostruosità da una parte, e il Regio Esercito dall'altra. Dai che non vedo l'ora di sentire rumore di sciabole sguainate e latrati di cani neri!"
    Mi rimane un solo dubbio, sortomi dall'essere venuto a conoscenza che il racconto nasce come costola di un'altra opera che non conosco, "La Caccia Selvaggia", se ho ben capito. L'idea dei corpi umani cuciti a quelli animali è tua o è ripresa dal filone originario di cui "Il Piccolo Rè" è uno spin-off? Nel secondo caso, dovrei rivedere verso il basso il mio giudizio sul racconto, che in buona parte è stato motivato dall'originalità dell'idea e dall'atmosfera di magia nera che, anche a livello cromatico, permea l'intero testo. Attendo dunque che al quesito venga data risposta, prima di assegnare il voto, che potrebbe essere, a seconda dei casi, un 2 o un 3. Ciao.

    E' un'idea che l'autore del libro riprende da una leggenda molto diffusa in Europa e che io ho ripreso per questo racconto.
    Sii buono... ;)

    E sottolineo che questo racconto non è uno spin off, ma a tutti gli effetti un racconto a se.
     
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  13. Cattivotenente
     
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    CITAZIONE (Peter7413 @ 4/8/2011, 00:59) 
    CITAZIONE (Cattivotenente @ 4/8/2011, 00:46) 
    Ho già diffusamente commentato questo racconto nello skannatoio e non ritengo di dover addentrarmi nuovamente nel merito. Riporto di seguito ciò che ho scritto in un altro post all'autore:
    "Ho riletto "Il piccolo Re" e, dopo la "ripulita" mi è piaciuto ancora di più. Ho notato che hai recepito anche qualche mio consiglio (almeno così mi è parso). Ma perché archiviarlo? Potrebbe essere l'antefatto a un romanzo breve sull'epica battaglia di Torino fra il tuo Randall Flagg e la sua corte di mostruosità da una parte, e il Regio Esercito dall'altra. Dai che non vedo l'ora di sentire rumore di sciabole sguainate e latrati di cani neri!"
    Mi rimane un solo dubbio, sortomi dall'essere venuto a conoscenza che il racconto nasce come costola di un'altra opera che non conosco, "La Caccia Selvaggia", se ho ben capito. L'idea dei corpi umani cuciti a quelli animali è tua o è ripresa dal filone originario di cui "Il Piccolo Rè" è uno spin-off? Nel secondo caso, dovrei rivedere verso il basso il mio giudizio sul racconto, che in buona parte è stato motivato dall'originalità dell'idea e dall'atmosfera di magia nera che, anche a livello cromatico, permea l'intero testo. Attendo dunque che al quesito venga data risposta, prima di assegnare il voto, che potrebbe essere, a seconda dei casi, un 2 o un 3. Ciao.

    E' un'idea che l'autore del libro riprende da una leggenda molto diffusa in Europa e che io ho ripreso per questo racconto.
    Sii buono... ;)

    E sottolineo che questo racconto non è uno spin off, ma a tutti gli effetti un racconto a se.

    Conosco la leggenda della caccia selvaggia, ma non ricordo si parli di bestie cucite, solo di spiriti e altre creature soprannaturali. Mi interessa sapere se i frankenstein sono tuoi o meno. E poi chiedi a CATTIVOtenente di essere buono? Ma sei matto? ;)
    Ah, rivedi il post precedente.
     
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  14. Peter7413
     
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    CITAZIONE (Cattivotenente @ 4/8/2011, 01:06) 
    CITAZIONE (Peter7413 @ 4/8/2011, 00:59) 
    E' un'idea che l'autore del libro riprende da una leggenda molto diffusa in Europa e che io ho ripreso per questo racconto.
    Sii buono... ;)

    E sottolineo che questo racconto non è uno spin off, ma a tutti gli effetti un racconto a se.

    Conosco la leggenda della caccia selvaggia, ma non ricordo si parli di bestie cucite, solo di spiriti e altre creature soprannaturali. Mi interessa sapere se i frankenstein sono tuoi o meno. E poi chiedi a CATTIVOtenente di essere buono? Ma sei matto? ;)
    Ah, rivedi il posto precedente.

    www.leggende.vallebrembana.org/caccia.html
    Boh, poi fai tu. Qui si parla di cani che in verità sono anime dannate. In ogni caso nel racconto non è l'idea del miscuglio di uomini e animali che emerge, ma quella di un'anima dannata che torna per conquistare un Regno intero e il quid intorno al quale si regge l'intera struttura è quello di un interrogatorio a un muto per ricostruire una vicenda ai confini della realtà. Il racconto è mio, anche se nato in un contesto in cui dovevamo ispirarci ad altro. In seguito l'ho modificato per renderlo sempre più autonomo. Dai pure il voto che vuoi, anche Alessanto mi ha messo due perché c'erano tre "assentì" di troppo che ho eliminato in due minuti.
    :D

    Ps: ottimo il consiglio sulla frase rivolta a Barbero! Vado subito a sostituire, grazie!
     
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  15. Cattivotenente
     
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    Non volevo sminuire gli altri aspetti del tuo racconto, che apprezzo molto. Dico che una parte (solo una parte, bada) del suo fascino la deve alla trovata dei mostroidi originali. Anche Frankenstein è una storia di emarginazione, una parabola sulla paura dell'ignoto, un'allegoria sui pericoli dell'umana hubris, ma non venirmi a raccontare che il mostro non ha la sua parte! ;)
    E poi lo sai che mi è piaciuto il racconto, visto il posto che ti avevo dato in graduatoria! Permalosone! :woot:
    Comunque i mostrazzi sono tuoi e quindi prendi 3, infantile o no che sia. Mi dovrai un giorno spiegare come azpita si fa a cucire assieme parti di uomini e corvi, viste le evidenti differenze di dimensioni... Anzi, già che ci siamo prestami un po' una copia del libro del comando, và... :diablo:
    E della mia proposta sul dialogo, non mi dici niente? Poi la gente si lamenta dei commenti poco commentosi, che diamine...
    Ah, no, ho visto ora, ok...
     
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41 replies since 31/7/2011, 23:02   688 views
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