Sopravvissuti
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Sopravvissuti

di CMT - circa 13500 caratteri

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    Losco Figuro

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    Visto che c'è ancora un posto, recupero uno dei pezzi dell'ultima RR


    Il mondo sembrava un immenso muro bianco, attraverso il quale loro erano in grado di muoversi solo in violazione di ogni legge fisica, passando tra una molecola e l’altra. Fosse stato vero, sarebbe stata di certo una situazione più piacevole e non meno strana della realtà.
    Purtroppo il muro non era un muro, il bianco era quello della fitta neve soffiata verso di loro da un vento gelido e incessante. Non assomigliava neppure a una di quelle placide nevicate che ci si sofferma a osservare dalla finestra con un senso di quiete. Non c’erano grandi fiocchi soffici a scendere fluttuando, ma proiettili di neve compressa sferzati quasi con palpabile malignità.
    «Non ce la faccio più, nonno», mugolò il ragazzo. Tra l’ululato del vento e lo spesso passamontagna che gli avvolgeva il volto, senza peraltro alleviare in alcun modo il freddo a suo parere, perfino lui si udì a malapena.
    La risposta fu invece ben udibile. «Sciocchezze! Sei giovane e forte! Non credere che io sia sopravvissuto fino a oggi lamentandomi di essere stanco ogni cinque minuti.»
    Sul momento, lui non ribatté. Di suo nonno riusciva a vedere solo la schiena, pochi passi più avanti, avvolta in una giacca a vento blu che risaltava sull’onnipresente biancore. Sapeva però che sulla testa indossava solo un cappello e un paio di occhialini da sci, e immaginava la neve incrostare la sua barba rendendola ancora più bianca del solito.
    Era vero, forse lui non aveva un gran diritto di lamentarsi, intabarrato com’era nei migliori abiti termici che fosse possibile acquistare. Tuttavia sentiva il gelo mordergli le ossa e penetrargli in ogni angolo del corpo. Perfino i denti gli facevano male.
    Fece qualche altro passo, aiutandosi con il bastone, ma quando il sipario di neve, spostato da una raffica trasversale, svelò per un istante la strada che li attendeva, trasse con la bocca un respiro di sorpresa, pentendosene subito dopo quando l’aria gelida gli causò una fitta al petto, e si bloccò.
    «Dobbiamo cambiare strada!», esclamò con tutta la voce che riuscì a trovare.
    Suo nonno lo ignorò, continuando a procedere con passi lenti e posati.
    «Nonno!», chiamò, cercando di alzare la voce e finendo per essere vittima di un accesso di tosse che quasi lo fece strozzare.
    Quando riuscì a riprendere il controllo, alla danza della neve si era aggiunta quella di una miriade di puntini colorati. L’una e gli altri caracollavano attorno a un volto barbuto che avrebbe potuto essere quello di un Babbo Natale scorbutico.
    «Non urlare», gli disse il vecchio. «E inspira col naso, non con la bocca.»
    «Ma…», deglutì per scacciare un colpo di tosse residuo che gli si stava affacciando alla gola, «non possiamo andare da quella parte!»
    «E perché?»
    «Come perché? È una parete verticale!»
    «A parte che non è verticale neanche un po’, non dobbiamo scalarla. Ho visto un sentiero più avanti.»
    «Che porta dove?»
    «Lo scopriremo andandoci. Non sono sopravvissuto fino a oggi perdendo tempo a chiedermi dove portasse ogni strada che incontravo, sai?»
    “Non ne dubitavo”, pensò il ragazzo, senza però dirlo a voce alta. In parte sarebbe stato inutile, ma soprattutto l’avrebbe detto solo al vento, perché l’altro era già ripartito senza neppure attenderlo.
    Fu costretto a farsi forza e riprendere la marcia. E pensare che prima di partire aveva rassicurato sua madre che avrebbe badato lui al nonno. Se avesse saputo come sarebbe andata a finire l’avrebbe mandato da solo, piuttosto.
    Ci vollero ancora parecchi metri, che gli parvero chilometri vista la fatica impiegata per percorrerli, perché potesse vedere davanti a sé quello che suo nonno aveva definito un sentiero: una sorta di stretta cornice che saliva di fianco alla parete rocciosa, con una pendenza appena inferiore a quest’ultima. Di lato si apriva uno strapiombo in cui la neve turbinava come posseduta da uno spirito maligno.
    «Nonno!»
    «Che altro c’è adesso?», gli rispose il vecchio senza neanche rallentare il passo.
    «Torniamo indietro! Non possiamo passare da qui, dovremmo essere degli asini!»
    «Allora tu non dovresti avere problemi.»
    «Molto divertente. Davvero, dobbiamo trovare un’altra strada. Neanche tu ce la puoi fare.» Mentre pronunciava quelle parole si rese conto di aver perso la discussione. Non solo aveva appena dichiarato che suo nonno, la cui età oscillava tra gli ottanta e l’indefinibile, era normalmente in grado di fare cose a lui impossibili, ma aveva anche affermato che non potesse procedere su una strada che in realtà aveva già percorso per un bel tratto e su cui stava continuando a procedere.
    «Si tratta solo di mettere un piede davanti all’altro», asserì l’anziano serafico.
    «Ma se neanche me li vedo i piedi!»
    «È per quello che abbiamo i bastoni. Tasta davanti a te e se c’è qualcosa di solido fai un passo. Non…»
    «Lasciami indovinare: non sei sopravvissuto fino a oggi senza guardare dove mettevi i piedi.»
    «Anche, ma stavo per dirti di non guardare giù. Ora muoviti.»
    Con quelle parole, la schiena blu sparì. Il fatto che non si fosse udito alcun urlo non lasciava spazio alla speranza che fosse caduto di sotto. A meno che anche cadendo non si fosse trattenuto dall’urlare per non causare valanghe, non ci sarebbe stato da stupirsene.
    Il ragazzo strinse forte il bastone, o almeno pensò con intensità di farlo e sperò che le dita che non sentiva stessero obbedendo all’ordine, e iniziò ad avanzare letteralmente alla cieca, addossandosi quanto più poteva alla parete.
    Se non altro, sembrava che il vento fosse meno forte in quella zona, e la neve aveva smesso di colpirlo, limitandosi a cadergli addosso come una pioggia di polistirolo. E pensare che un tempo amava le nevicate. Se fosse uscito vivo da quell’avventura, di certo non avrebbe più potuto guardarne una con gli stessi occhi.
    Si chiese ancora una volta perché avesse accettato di accompagnare il vecchio in vacanza sull’Himalaya, per di più in una zona tutt’altro che turistica, e per la prima volta la risposta a sei zeri scritta sul testamento non gli diede nessun conforto.
    «Ho sempre voluto andarci prima di morire», gli aveva detto. Ora lui era lì e voleva tanto non morire prima di essersene andato.
    Per poco il suo desiderio non si rivelò un sogno infranto quando, sebbene il bastone non avesse incontrato nessun ostacolo sul suo percorso, lui fece comunque un passo avanti senza riflettere. Quasi non ebbe il tempo di rendersi conto della fine che stava per fare che si sentì strozzare per un istante e strattonare all’indietro, ritrovandosi ansante con le spalle alla parete. Il bastone, che aveva lasciato andare nel panico, rimbalzò un paio di volte sulle rocce rompendo il silenzio delle montagne e poi tacque.
    «Adesso potrei dirtelo, ma l’hai già fatto tu per me.»
    «Eh? Cosa?» replicò senza capire cosa intendesse il vecchio. Il sangue gli pulsava nelle orecchie e si sentiva il cuore nell’esofago, ma se non altro aveva un po’ meno freddo. Potenza dell’adrenalina.
    «Muoviti. E stai attento a dove vai, non è tutto un rettilineo.»
    «Me ne sono accorto», biascicò lui.
    «E comunque ci siamo quasi.»
    «Siamo quasi dove?»
    Ancora una volta il vecchio non rispose, non lasciandogli altra scelta che quella di seguirlo.
    Per un bel po’ non pensò ad altro che a dove stava andando, anche se le ultime parole del nonno gli ronzavano nella testa. Non gli risultava che fossero diretti in un luogo preciso, e comunque che genere di luogo avrebbe mai potuto essere?
    L’altro procedeva fin troppo spedito, e per la maggior parte del tempo non riusciva neanche a vedere dove fosse, salvo vederlo rispuntare di tanto in tanto dopo una svolta.
    Fu sorpreso quando a un certo punto se lo ritrovò fermo davanti all’improvviso e per poco non gli diede una bastonata sulle caviglie. Per un istante la sua mente visualizzò una vivida immagine di lui che dava uno spintone a quella giacca blu, sentiva un urlo smorzato echeggiare tra i monti e diventava padrone di una piccola fortuna. Peccato che poi sarebbe morto congelato lassù prima di poterci mettere sopra le mani, visto che non aveva idea di come tornare indietro.
    La voce del vecchio lo distolse dalle sue fantasticherie. «Avanti, entra.»
    Stava per chiedere dove avrebbe dovuto entrare, poi lo vide. Un’apertura nella parete rocciosa dava accesso a una vallata, non più grande di un cortile, dove si ergeva una sorta di piccola baita. Accanto a essa vi era una struttura in metallo dalla forma insolita, come un dente irregolare che spuntasse dal suolo.
    «Cosa…? Cos’è? Come facevi a sapere che era qui?», domandò affacciandosi nell’apertura tra le rocce.
    «Ci sono già stato.»
    «Ci sei… Come sarebbe che…» La domanda venne interrotta da uno strano pizzicore alla base del collo, dove suo nonno aveva poggiato una mano in modo alquanto violento. Gli parve di scorgere una siringa tra le sue dita, poi la sua vista si offuscò. Sentì delle braccia forti afferrarlo e si afflosciò tra esse, perdendo del tutto i sensi.

    Sbatté gli occhi. Era al buio, e un piacevole tepore lo circondava. A tratti, anzi, sentiva fin troppo caldo. Cercò di sollevare le mani per aprirsi il giaccone, ma si accorse di non poterlo fare. Aveva i polsi bloccati.
    Un neon si accese inatteso, con qualche sfarfallio, costringendolo a chiudere le palpebre per non restare abbagliato. Quando le riaprì, scoprì di essere su una strana sedia, con ceppi alle mani, ai piedi e perfino al collo. Era ancora vestito di tutto punto, ma non aveva più il passamontagna e gli occhiali e si sentiva un peso sulla testa per cui non riusciva a trovare una spiegazione.
    Doveva trovarsi all’interno della baita, che da dentro non aveva affatto l’aspetto di una baita in realtà. La struttura era di legno, massiccia e abbastanza normale, ma l’arredamento non aveva nulla di comune. Sembrava di essere dentro un grosso computer montato in un case finto-rustico.
    Suo nonno era appena entrato dalla porta principale, e si stava dirigendo verso di lui con la solita espressione austera sul volto.
    «Nonno dove siamo? Che succede?»
    Il vecchio si tolse la giacca a vento e sparì dal suo campo visivo. Voltando lo sguardo per quanto possibile, riuscì a intravederlo mentre si sedeva su un’altra sedia posta proprio di fianco alla sua. Gli parve che si stesse mettendo qualcosa sopra la testa.
    «Vuoi sapere come sono sopravvissuto fino a oggi?», si sentì domandare all’improvviso.
    Non rispose, ma a quanto pareva non era necessario.
    «Procreando. E assicurandomi di avere una discendenza pronta ogni volta che fosse giunto il momento.»
    «Che… che momento?»
    «Questo momento. E adesso taci, non ti farà male.»
    «Che cosa? Cosa non mi…» Le parole gli morirono in gola mentre un flusso di ricordi che non gli appartenevano iniziava a riempirgli il cervello come un’onda di piena.
    Immagini confuse e sovrapposte gli comparvero davanti agli occhi della mente. Un panorama che non aveva nulla di riconoscibile, creature dalle forme mai viste, una nave immensa che fluttuava come non avesse avuto peso. Vide scene di vita che non gli appartenevano, che non appartenevano a nessun essere umano; vide un viaggio, un incidente, e una macchina, quella dentro cui si trovava, che aveva costruito con le sue mani, quando ancora le sue mani erano altre. La macchina che aveva usato per abbandonare il suo corpo morente dopo aver lottato per trovare un altro essere adatto in quella desolazione. E che poi aveva usato ancora, e ancora, e…
    … e non era stato lui, no, lui non aveva mai fatto niente del genere. Era stato suo nonno… la cosa che era suo nonno, e che presto sarebbe stata lui se non fosse riuscito a impedirlo.
    Prese a dibattersi, a cercare di forzare i blocchi che gli trattenevano le mani. Spinse in avanti con tutta la parte superiore del corpo, anche se il collare attorno alla gola gli mozzava il respiro, e prese a oscillare avanti e indietro con quanta più forza poteva. Sembrava uno sforzo senza speranza, ma a un certo punto si udì qualcosa scattare con un rumore metallico e il suo corpo, già proteso, si ritrovò libero e cadde in avanti. Qualcosa gli trattenne la testa per un secondo, poi cedette in una pioggia di scintille.
    Si strappò via la cosa che gli cingeva il capo e la allontanò da sé senza neanche guardarla, poi si sollevò carponi, vomitò e riuscì solo a girarsi di fianco prima che la sua mente si spegnesse di nuovo.

    A risvegliarlo fu la puzza. Il fuoco crepitava a pochi passi da lui, avvolgendo la sedia da cui si era alzato e le apparecchiature che la attorniavano, che sembrava gradire perfino più del legno. Il corpo del vecchio era nascosto dal fuoco e dal fumo nero che se ne sprigionava.
    Si alzò di scatto e si precipitò verso la porta, che gli si aprì davanti. Corse fuori, si cacciò le mani in tasca e dopo poco ne tirò fuori una impugnando gli occhialini, che subito indossò mentre continuava ad allontanarsi.
    Raggiunse i margini della valle e lì si fermò, voltandosi a osservare l’incendio che divorava la costruzione.
    Il tetto fu il primo a cedere, venendo quasi risucchiato all’interno e dando sfogo alle fiamme che iniziarono a sollevarsi verso il cielo. Poi, una a una, vennero giù le pareti, cadendo verso l’interno secondo una logica nota soltanto a loro, e quella che un tempo era sembrata una baita prese ad assomigliare a un’immensa pira funebre.
    Lì accanto, l’aliena protuberanza metallica restava intatta, neppure annerita dal piccolo inferno che si era scatenato in quell’angolo isolato del mondo.
    Lui rimase lì finché della costruzione non restò che cenere, e le fiamme, ormai prive di altro combustibile, non si furono estinte. Del macchinario, come di ciò che l’aveva contenuto, non c’era più alcuna traccia.
    Ma non era un gran problema, aveva davanti una vita intera per ricostruirlo.

    Edited by CMT - 6/9/2011, 14:28
     
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    Arrotolatrice di boa

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    Di solito da casa mia.

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    Eccomi a te, premetto che la mia connessione va e viene, quindi non potrò dedicare al tuo lavoro l'attenzione che ho dedicato agli altri, citando errori di forma e refusi.Accontentati delle mie impressioni random.
    Inizia lento, troppo lento.
    Va bene che avanzano nelle nevi dell'Hymalaia, ma velocizzare un pò non sarebbe male.
    Comunque, un paio di imprecisioni che mi ricordo al volo.
    uno, la siringa, Impugnarla con i guanti è impossibile, farlo a mani nude con quel gelo lo è quasi altrettanto. In più hai specificato più volte quanto il nipote sia intabarrato, con passamotagna e tutto il resto. Difficile beccare il collo con questi handicap. Una bella bastonata in testa appena entrati in casa?
    Secondo il rumore del bastone del nipote che cade. Va bene, l'immagine è suggestiva, ma è difficile, che un bastone echeggi su un picco innevato. La neve avrebbe attutito il suono. E se pure avesse beccato l'unico sperone di roccia, rimbalzando poi sulle corna di uno stambecco, hai detto che nevicava fortissimo, che la neve era violenta, addirittura. La bufera avrebbe comunque coperto quel suono.
    Tolto questo il racconto è godibilel La seconda parte più della prima, merito dell'aumento della velocità.
    Da quando viene sedato in poi il racconto diventa fin tropo prevedibile, fortuna il colpo di scena finale. Non semplice da attuare, considerando che era quasi tutto dato per scontato ormai. Il bello sta nel fatto che la storia è finita come tutti ci aspettavamo, ma con un totale stravolgimento, che poi riporta tutto in ordine, quindi NON nel modo che tutti ci aspettavamo!Non male!

    siamo in bilico tra il due e il tre.
    domani lo rileggo e voto


    Eccomi. Riletto.
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    Edited by Polissena C. - 6/9/2011, 09:18
     
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  3. Cattivotenente
     
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    Lodi, lodi, lodi per la forma. Mi sei davvero piaciuto. E io non sono di bocca buona (o almeno così credo io, rendendo questa mia considerazione totalmente inutile, ma tant'è...) :wacko:
    Non c'è che dire, scritto bene è scritto bene. La storia, lo confesso, non mi ha acchiappato molto. Anzi, mi ha preso davvero poco. Scusa, ma sullo scambio mentale/sostituzione se ne sono viste di cotte e di crude, e il tuo racconto, a parte l'ambientazione inconsueta, non aggiunge davvero nulla. Devo dire inoltre che il fatto che il nonno fosse un pezzo di Hemmenthal, si capisce abbastanza presto. Il colpo di scena finale non mi ha sorpreso. Propongo: il processo, cominciato ma non completato, costringe i due a una convivenza forzata nella stessa mente e nello stesso corpo, con eventuali considerazioni e sviluppi. Che te ne pare?
    Comunque, sono rimasto talmente favorevolmente colpito dal tuo stile che, anche se la storia non mi ha granché preso, ti metto ugualmente tre. Ciao!
     
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    Losco Figuro

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    Intanto grazie per letture e commenti ^_^
    Premetto che il racconto è stato scritto per la Royal Rumble e con alcuni paletti/limiti temporali (il che non vuole essere una scusa ma solo una precisazione).
    Detto questo:

    CITAZIONE (Polissena C. @ 6/9/2011, 01:52) 
    uno la siringa, Impugnarla con i guanti è impossibile, farloa mani nude con quel gelo lo è quasi altrettanto. In pià hai specificato più volte quanto il nipote sia intabarrato, con passamotagna e tutto il resto. Difficile beccare il collo con questi handicap. Una bella bastonata in testa appena entrati in casa?

    Credo che la bastonata potrebbe fare danni indesiderati, a parte che gli abiti attutiscono più quella che una bella siringa (del resto mica è detto che il nonno mirasse al collo solo perché lo ha beccato lì ^_^)
    In quanto al maneggiarla, dalle battute iniziali si dovrebbe capire che il nonno non soffre il freddo come un normale umano.

    CITAZIONE (Polissena C. @ 6/9/2011, 01:52) 
    Seocndo il runore del bastone del nipote che cadde. Va bene, l'immagine è suggestiva, ma p difficile, che un bastone echeggi su un picco innevato. la neve vrebbe attutito il suono. E se pure avesse beccato l'uni sperone di roccia, rimbalzando poi sulle corna di uno stambecco, hai detto che nevicava fortissimo, che la neve era violenta, addirittura. La bufera avrebbe coperto il suono.

    Me l'avevano già fatto notare. Sulla neve hai piena ragione, sulla bufera c'è scritto che nel punto in cui sono il vento non è più così forte.

    CITAZIONE (Cattivotenente @ 6/9/2011, 02:02) 
    Lodi, lodi, lodi per la forma. Mi sei davvero piaciuto.

    Grazie ^_^

    CITAZIONE (Cattivotenente @ 6/9/2011, 02:02) 
    Propongo: il processo, cominciato ma non completato, costringe i due a una convivenza forzata nella stessa mente e nello stesso corpo, con eventuali considerazioni e sviluppi. Che te ne pare?

    Per una storia molto più lunga sarebbe interessante. Tieni conto in ogni caso che in realtà potrebbe anche essere successo, il finale è volutamente ambiguo e sono possibili almeno due interpretazioni diverse.
     
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  5. Magister Ludus
     
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    Bella storia, e ho pure capito a quale RR apparteneva :P

    Ben costruito, non si capisce nulla fin quasi alla fine. L'inizio però è troppo lungo e anche lento rispetto alla seconda parte, che è più veloce e breve.

    Ci sarebbe da chiedersi perché il macchinario debba stare sull'Himalaya, però :)

    Voto 3 abbondante.

    Ti segnalo 3 cosette

    Non ce la faccio più nonno: andrebbe una virgola prima di nonno.

    davanti all’altro » spazio in più

    Stava per chiedere dove avrebbe dovuto entrare, poi lo vide. Un’apertura: perché “lo” vide e non “la” vide?
     
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    Losco Figuro

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    CITAZIONE (Magister Ludus @ 6/9/2011, 12:38) 
    Ci sarebbe da chiedersi perché il macchinario debba stare sull'Himalaya, però :)

    La nave è caduta lì e il posto è abbastanza isolato per non rischiare che lo scoprano, quindi pershé spostarlo? ^_^


    CITAZIONE (Magister Ludus @ 6/9/2011, 12:38) 
    Ti segnalo 3 cosette

    Non ce la faccio più nonno: andrebbe una virgola prima di nonno.

    davanti all’altro » spazio in più

    Stava per chiedere dove avrebbe dovuto entrare, poi lo vide. Un’apertura: perché “lo” vide e non “la” vide?

    Le prime due: correggo, grazie.
    La terza: "lo" -> "dove [...] entrare"
     
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  7. Selene B.
     
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    Ciao CMT!
    Racconto piacevole e ben scritto. Ti segnalo alcune perplessità:
    1) Sembra strano che il nipote creda a una normale gita in montagna; mi risulta che le spedizioni sull'Himalaya necessitino di preparazione e di guide-portatori, etc. Anche per un semplice trekking da quelle parti non è che si parta così, come per una passeggiata sulla Presolana...Insomma, il nipote avrebbe ben dovuto subodorare che c'era qualcosa di molto strano, e credo che non sarebbe certo andato dietro al nonno in quelle condizioni, malgrado l'eredità e gli ammonimenti della madre.
    2) La parte introduttiva (quella, per capirci, in cui vediamo solo i due camminare nella tormenta senza sapere dove sono e perchè) mi è sembrata troppo lunga, il lettore potrebbe stufarsi e non andare avanti con la lettura; forse dovresti cominciare prima a dare indizi sulla situazione in cui si trovano i personaggi.
    3) Dire "baita" mi fa pensare alle Alpi; credo che una costruzione sull'Himalaya non sia definibile "baita".
    4) Il fumo di un incendio credo che stordisca più che svegliare uno che ha già perso i sensi (posso sbagliarmi, eh).
    5) Il tema non è nuovissimo, come già ti hanno segnalato, e non ho trovato invenzioni così particolari che potessero giustificarne la ripresa.
    Nel complesso, malgrado sia scritto con una certa gradevole "sicurezza", non me la sento di dare più di 2.
    Ciao e a rileggerti!
     
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    CITAZIONE (Selene B. @ 7/9/2011, 09:49) 
    Ciao CMT!
    Racconto piacevole e ben scritto. Ti segnalo alcune perplessità:

    Grazie ^_^

    CITAZIONE (Selene B. @ 7/9/2011, 09:49) 
    1) Sembra strano che il nipote creda a una normale gita in montagna;

    Sì ma è scemo! :lol:

    CITAZIONE (Selene B. @ 7/9/2011, 09:49) 
    4) Il fumo di un incendio credo che stordisca più che svegliare uno che ha già perso i sensi (posso sbagliarmi, eh).

    Vero. Ma non lo sveglia il fumo, lo sveglia la puzza (dei circuiti bruciati), il principio è quello dei sali.
     
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  9. Nozomi
     
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    Ciao!
    Forma splendida, praticamente perfetta! Da come fai le pulci agli altri al riguardo (dico in senso buono e costruttivo ovviamente) me lo aspettavo!
    Una piccola perplessità solo su una cosetta.
    CITAZIONE
    Doveva trovarsi all’interno della baita, che da dentro non aveva affatto l’aspetto di una baita in realtà.

    Sono certa che questa frase tu l'abbia scritta di proposito, la parola "baita" non è una ripetizione che hai lasciato lì per dimenticanza. Eppure "sa lo stesso" di ripetizione.
    Veniamo però al contenuto!
    Forse, anche per l'ambientazione, mi pare ci sia una certa ispirazione, anche se molto alla lontana, a uno dei miei film culto preferiti, il mitico "La Cosa" di Carpenter! Può essere?
    L'idea del trasferimento mentale però non è molto originale, la prima parte è un po' troppo prolissa e la logica interna, devo dire, ha alti e bassi. Per esempio, ho apprezzato il fatto che il nonno abbia scelto proprio il nipote, e non un altro pinco pallo visto che era l'erede universale cui donare (e trasferirsi) tutti i suoi averi.
    Mi sono chiesta però perché il nonno abbia costruito un tale macchinario proprio nell'Himalaya (in tutti quegli anni qualcuno avrebbe potuto trovarlo, i cinesi per esempio), e non in uno scantinato di una qualche sua villa (o ricostruirlo in un posto più comodo). Inoltre, è molto forzata la scena dell'incendio che si sviluppa in un modo non molto chiaro.
    Nel complesso mi sento di darti un treuccio un po' stiracchiato, ammettendo che, tra i pro e i contro, la storia comunque gira ed è gradevole.

    Baci!
    G :wub:
     
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    Losco Figuro

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    Grazie di voto e commento. ^_^
    Il nonno ha costruito la macchina lì perché è caduto lì con l'astronave, che infatti è ancora là vicino.
    L'incendio più che altro era necessario per questioni di traccia della RR, in ogni caso a causarlo è il corto circuito causato dal nipote quando strappa i collegamenti liberandosi.
     
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  11. rehel
     
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    Chi ha citato la Cosa? Film strepitoso! Chi non l'avesse mai visto corra subito ai ripari! Naturalmente la versione di Carpenter, non quella anni 50 in bianco e enro, che comunque non era malaccio per l'epoca.
    Ma veniamo al tuo racconto... :shifty:
    Mi trovo in difficoltà. Non l'ho capito bene, se non dopo avere letto la tua precisazione. Credo che al lettore vadano esplicate un po' meglio le cose.
    Inoltre, subito, si ha la nettissima sensazione di trovarsi nelle nostre montagne di casa. Baite, due personaggi (fra cui un vecchio) che scarpinano a piedi; come è possibile poi ritrovarsi nell'Himalaya? Dove è indispensabile andarci con spedizioni organizzatissime e cazzute?
    E pensare che l'incipit è ottimo, accativante e scritto davvero bene.
    Incredibile, ma credo di avere trovato un refuso:
    ...Stava per chiedere dove sarebbe dovuto entrare, poi LO vide - credo sia : poi LA vide, visto che poi parli di un'apertura.
    Mi viene un dubbio... non è che sacrifichi troppo tempo alla ricerca di un aperfezione formale a scapito di approfondire la vicenda? Me lo chiedo perché anche in altre occasioni ti ho visto perfetto nella forma, ma secondo me al di sotto di quello che potrebbero essere le tue potenzialità.
    Voto due.
     
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  12.  
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    CITAZIONE (rehel @ 10/9/2011, 18:04) 
    Inoltre, subito, si ha la nettissima sensazione di trovarsi nelle nostre montagne di casa. Baite, due personaggi (fra cui un vecchio) che scarpinano a piedi;

    Uh? "subito" se fai riferimento alla baita non mi quadra, visto che viene menzionata in pratica solo alla fine O_o

    CITAZIONE (rehel @ 10/9/2011, 18:04) 
    ...Stava per chiedere dove sarebbe dovuto entrare, poi LO vide - credo sia : poi LA vide, visto che poi parli di un'apertura.

    "lo" si riferisce a "dove entrare" ^_^

    CITAZIONE (rehel @ 10/9/2011, 18:04) 
    Mi viene un dubbio... non è che sacrifichi troppo tempo alla ricerca di un aperfezione formale a scapito di approfondire la vicenda?

    In realtà non la ricerco la perfezione formale, è una cosa che lascio alla fase di rilettura, ma neppure ci tengo all'eccessivo approfondimento, io sono dell'idea che una storia debba contenere né più né meno di quello che serve per comprendere gli eventi. Cérto, se poi qualcosa non si capisce allora ho errato io nel senso opposto. In questo caso però non ho capito cosa non fosse chiaro e a quale precisazione ti riferissi, me lo chiariresti? :)
     
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  13. rehel
     
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    Allora, eccomi.
    Gli elementi che portano a configurare il racconto come ambientato nelle Alpi sono diversi: nonno e nipote che camminano (non si pensa a montagne così alte come quelle a cui invece fai riferimento, visto che sono solo in due) il passamontagna, (forse sbaglio, ma fa molto alpinismo anni 50 - 60), poi la giacca a vento, gli occhialini da sci, il fatto che sembrano non avere la più pallida idea della strada precisa da percorrere.
    Ecco, tutte queste cose mi danno quella impressione. Ma credo non solo a me.
    Sul non avere capito bene:
    in un tuo controcommento spieghi del nonno che "ha costruito la macchina lì perché è caduto lì con l'astronave, che infatti è ancora là vicino. L'incendio più che altro era necessario per questioni di traccia della RR, in ogni caso a causarlo è il corto circuito causato dal nipote quando strappa i collegamenti liberandosi."
    Ecco, io non ci sarei arrivato a capirlo da solo.
    Il punto è: sono il solo lettore a non avere capito? In tal caso non è un problema, succede che qualche lettore non ci arrivi, è normale. Ma se diventano diversi, forse devi spiegare di più.
    Tu hai il polso dei tuoi commenti, a te esaminare la questione e se è il caso, risolverla.

    :)
     
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  14. Olorin
     
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    Ciao CMT,

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    soffiata verso di loro

    Visto il tenore dell’incipit e la descrizione successiva (proiettili di neve), secondo me potresti usare un verbo un po’ più ‘drammatico’: scagliata, sbattuta sulle loro facce ecc
    CITAZIONE
    sferzati quasi con palpabile malignità.

    ‘Sferzati con malignità quasi palpabile’, ‘sferzati con quasi palpabile malignità’; il ‘quasi’ lo attribuisco a ‘palpabile’ più ancora che a ‘malignità’.
    CITAZIONE
    senza peraltro alleviare in alcun modo il freddo a suo parere

    Inciso che distrugge il ritmo, soprattutto quel ‘a suo parere’ che, in abbinamento a ‘peraltro,’ sembra un aggiunta un po’ forzata: ‘a suo parere senza alleviare in alcun modo il freddo’ e basta
    CITAZIONE
    Di suo nonno riusciva a vedere solo la schiena, pochi passi più avanti,

    Contrasta un po' con la descrizione d’esordio, muro bianco ecc
    CITAZIONE
    … svelò per un istante la strada che li attendeva, trasse con la bocca un respiro di sorpresa, pentendosene subito dopo quando l’aria gelida gli causò una fitta al petto, e si bloccò.

    Perché si bloccò? Per l’aria gelida o per la sorpresa? Se il motivo è quest’ultimo, io la cambierei così ‘…svelò per un istante la strada che li attendeva, si bloccò e trasse con la bocca un respiro di sorpresa, pentendosene subito dopo quando l’aria gelida gli causò una fitta al petto.’
    Valuterei anche una sostituzione del ‘dopo quando’ con un ‘non appena’.
    CITAZIONE
    «Non urlare», gli disse il vecchio

    Il PdV è nel ragazzo, stai descrivendo tutte le sue sensazioni interiori, quello che vede è suo nonno, quindi ‘il vecchio’ è una spersonalizzazione che a mio parere stona e confonde: io pensavo che fosse aeeivata una terza persona a salvarli
    CITAZIONE
    senza però dirlo a voce alta

    Hai detto che lo pensò, ci sono le virgolette, quella che hai scritto è una ridondanza che appesantisce.
    CITAZIONE
    In parte sarebbe stato inutile, ma soprattutto l’avrebbe detto solo al vento, perché l’altro era già ripartito senza neppure attenderlo.

    Togliendo il precedete riferimento, questo periodo si sblocca: ‘avrebbe voluto dirglielo, ma ogno sillaba si sarebbe persa nell’ululato del vento: suo nonno era già ripartito senza neppure attenderlo’.
    Fermo il fatto che nel bel mezzo di un tempesta di neve, nessuno lo farebbe mai. Già che non siano vicendevolmente legati con una cima, è strano.
    CITAZIONE
    vista la fatica impiegata per percorrerli

    Questo concetto è già ben espresso dalla sensazione che hai enunciato immediatamente prima, perché esplicitarlo?
    CITAZIONE
    che aveva lasciato andare nel panico

    Un inciso che tolto, aumenta l’effetto della frase ‘il bastone rimbalzò un paio di volte sulle rocce sempre più in basso, rompendo il silenzio…’
    CITAZIONE
    Fu sorpreso quando a un certo punto se lo ritrovò fermo davanti all’improvviso

    Costrutto bizzarro. Perché non un semplice ‘Fu sorpreso quando all’improvviso se lo ritrovò fermo davanti…’?


    idea niente male, ma un po' rattrappita - del resto col freddo che racconta... - soprattutto nel finale.

    Io direi 2
     
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    Losco Figuro

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    @Rehel: era il riferimento alla baita a non tornarmi, non il resto :-)
    Poi che l'astronave sia lì l'ho scritto, solo non ho detto esplicitamente cos'è.

    @Olorin: grazie di lettura e commento, qualche nota:

    CITAZIONE (Olorin @ 12/9/2011, 11:37) 
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    sferzati quasi con palpabile malignità.

    ‘Sferzati con malignità quasi palpabile’, ‘sferzati con quasi palpabile malignità’; il ‘quasi’ lo attribuisco a ‘palpabile’ più ancora che a ‘malignità’.

    Se lo scrivessi così direi che la malignità c'è davvero. Non può esserci, è una tempesta di neve, non può essere maligna (da cui il "quasi" che sta per un "come se")

    CITAZIONE (Olorin @ 12/9/2011, 11:37) 
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    … svelò per un istante la strada che li attendeva, trasse con la bocca un respiro di sorpresa, pentendosene subito dopo quando l’aria gelida gli causò una fitta al petto, e si bloccò.

    Perché si bloccò? Per l’aria gelida o per la sorpresa?

    Da "pentendosene" a "petto" è un inciso, di conseguenza non può essere il motivo del blocco o la frase sarebbe costruita male. ^_^

    CITAZIONE (Olorin @ 12/9/2011, 11:37) 
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    «Non urlare», gli disse il vecchio

    Il PdV è nel ragazzo, stai descrivendo tutte le sue sensazioni interiori, quello che vede è suo nonno, quindi ‘il vecchio’ è una spersonalizzazione che a mio parere stona e confonde: io pensavo che fosse aeeivata una terza persona a salvarli

    Il PdV è del ragazzo, il che non implica che non possa riferirsi a suo nonno chiamandolo "il vecchio" (anzi, credo sia evidente che non ha tutto questo affetto per lui, è già tanto che non usi "il vecchiaccio" :D)

    CITAZIONE (Olorin @ 12/9/2011, 11:37) 
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    che aveva lasciato andare nel panico

    Un inciso che tolto, aumenta l’effetto della frase ‘il bastone rimbalzò un paio di volte sulle rocce sempre più in basso, rompendo il silenzio…’

    Perché così non si capirebbe come e perché il bastone possa rimbalzare sulle rocce visto che ce l'ha lui in mano.
     
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20 replies since 5/9/2011, 17:19   244 views
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