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EOLO
Roma, h 11.00 am, GMT +1 Venezia, h 11.00 am, GMT +1 St. Ives, h 10.00 am, GMT Londra, h 10.00 am, GMT Parigi, h 11.00 am, GMT +1 Vienna, h 12.00 am, GMT +2 New York, 5.00 am, GMT – 5 Mosca, 2.00 pm, GMT +4
In questi orari e luoghi, il 21 agosto 2002, tutte le radio e televisioni hanno interrotto i programmi per un’edizione straordinaria: avvistamento di un gatto blu.
I testimoni avrebbero potuto ritenerlo uno scherzo, se non fosse che lo stesso identico gatto era stato visto nel medesimo momento in 8 diversi punti sul pianeta. Incredibile coincidenza? Forse il tutto era frutto di una qualche pianificazione – ma da parte di chi? E perché? Ma soprattutto: che tempismo, al limite del verosimile. Questo genere di avvenimenti non fa notizia, almeno di solito: a nessuno importa di un gatto blu, eccezion fatta per la curiosità dei bambini, e comunque chi mai si sarebbe preso la briga di indagare? Il sottoscritto è nella posizione di affermare ciò in quanto profondo conoscitore sia dei gatti che degli uomini e – ribadisco – in genere nessuno avrebbe dato rilievo ad una cosa così. Dico “in genere” perché invece stavolta tutti si accorsero dell’accaduto: il fatto che la gente fosse d’improvviso così colpita da quell’avvistamento e che tutti i media ne rilanciassero la notizia, era probabilmente il segno di un notevole cambiamento in arrivo. Ma prima di continuare, lasciate che mi presenti: mi chiamo Nero e sono un gatto di Roma, vivo fra le rovine del Colosseo e quelle del Senato a Largo Argentina insieme ai miei fratelli e amici: siamo noi i veri padroni della città, ne conosciamo gli anfratti più remoti, nulla sfugge al nostro controllo.
Torniamo a noi: immaginate milioni di persone incollate agli schermi a casa, a lavoro, nei pub, altrettante in scrupoloso ascolto della radio o in frenetica navigazione sul web - tutti presi a seguire i lanci d’agenzia, i dispacci, i servizi, su quel gatto blu. Il bizzarro animale era stato visto tranquillamente a passeggio per strada e alcuni testimoni riferivano che addirittura sembrava guardasse alle persone intorno. Dalle confuse e incontrollate notizie che si rincorrevano da un capo all’altro del pianeta, ecco quanto era possibile evincere sull’aspetto del felino: grossa, pelliccia blu, zampe bianche, occhi blu cielo, naso rosa con una macchiolina bianca intorno. Una bellezza, esteticamente parlando, bisogna ammetterlo. Nondimeno terribilmente insolito per la scienza e il senso comune. Chi gli era passato vicino sosteneva di essersi sentito felice e leggero, come una piuma libera per un istante dalla forza di gravità dei pensieri, e tutti raccontavano che l’aspetto evocava un che di divino, qualcosa che forse la scienza non aveva il diritto di investigare.
Ciononostante, si trattava di qualcosa che proprio non si poteva lasciar correre, ovvio che la gente desiderasse informazioni in proposito: si organizzarono squadre di ricerca, blocchi stradali, ronde notturne e pattuglie di militari alla ricerca del gatto blu, con l’ordine di catturarlo vivo, incolume e portarlo al più vicino laboratorio. Nelle settimane seguenti, studiosi delle più disparate discipline partorite dal genio umano si impegnarono nell’analizzare le versioni dei testimoni, augurandosi che l’animale fosse trovato il prima possibile ma anche temendo che qualcuno potesse deliberatamente rapirlo o ucciderlo. Nel frattempo, i miei compari ed io decidemmo di cercarlo per conto nostro: essendo gatti, sapevamo meglio di chiunque altro dove avrebbe potuto nascondersi o dormire.
Per oltre 20 giorni non ci furono più avvistamenti e coloro i quali avevano per primi scoperto l’animale vennero accusati di aver ingannato il mondo intero: era come se la società umana stesse dando la caccia a un fantasma, o ad un sogno. Nient’altro sembrava più avere importanza: né la politica né lo sport, né gli affari né lo spettacolo – televisioni, radio e internet si occupavano esclusivamente degli aggiornamenti sulle ricerche in corso. Benché l’intera operazione stesse costando uno sproposito e l’opinione pubblica fosse alquanto indispettita dalla mancanza di risultati, nessuno se la sentiva di rinunciare. Gli sforzi furono ricompensati: al trentesimo giorno di buchi nell’acqua, una guardia privata a Roma scorse il fantomatico gatto e, pochi secondi dopo, numerosi altri volontari delle ricerche comunicarono al quartier generale la stessa notizia, da New York, Berlino e Alessandria d’Egitto. Naturalmente la domanda era: quanti gatti blu sono in circolazione? Giacché nessuno poteva mai ipotizzare che si trattasse di un unico esemplare. I miei fidi mi riferirono subito dove era avvenuto l’avvistamento: in pieno centro, vicino al Pantheon. “Oh buon Micio!” esclamai, “ero lì ieri sera!”. Dopo questa apparizione, il felino tornò più volte a farsi vedere ma stranamente per quanto si riuscisse ad avvicinarlo, tutti riferivano che quello spariva all’improvviso, come volatilizzato, non appena si tentava di prenderlo. In un caso in particolare fu davvero difficile credere ai propri occhi: il gatto era a pochi centimetri di distanza, nessuna via di fuga nella piazzetta, tutti i negozi chiusi e non una porta, o pertugio o vicolo in cui infilarsi. La rete era pronta e l’animale aveva di certo intuito cosa stessero per fare quegli uomini ma sembrava assolutamente indifferente. I poliziotti erano perplessi ma iniziarono il conto alla rovescia: “Ok ragazzi: al mio tre saltiamo addosso a quel piccolo bastardo peloso!”. Una volta in aria, invece di atterrare con la rete sulla palla di pelo, con loro totale e dolorosa sorpresa ricaddero sulla nuda pietra: il gatto era sparito! Anch’io ero lì e non potevo crederci, nonostante l’evidenza dei fatti.
La stessa scena si ripeté in varie località – tra l’altro, nell’ipotesi che si trattasse dello stesso gatto, non c’era risposta al cocente interrogativo su come diavolo facesse a spostarsi da un luogo all’altro senza essere visto, superando tutti i blocchi stradali e le pattuglie militari nelle maggiori città e attraversando confini mai così presidiati come in quel periodo. Era inspiegabile – pensavo – come questa storia stesse tenendo il mondo col fiato sospeso: mi misi in contatto con i mici-capo dei luoghi dove il gatto era stato e tutti confermarono che la gente stava impazzendo dietro a questa cosa, alcuni perché divorati dalla curiosità, altri convinti di poter in qualche modo lucrare su quel leggendario animale, altri ancora desiderosi di essere i primi scienziati a spiegare il fenomeno. Era in effetti deprimente assistere a quella buffa corsa verso… verso cosa?
Dopo le prime ore di eccitazione seguite al primo avvistamento – quando le persone erano genuinamente meravigliate dal prodigio – nessuno più lo considerava qualcosa di speciale, magico o misterioso, bensì un semplice fatto insolito da analizzare, spiegare, classificare e archiviare, per liberarsi dallo stress di ricordarlo o di conservarne una qualche memoria attiva. L’accaduto aveva risvegliato la fantasia dei sognatori ma purtroppo ben preso era divenuto uno moda: ovunque spuntarono negozi che vendevano centinaia di migliaia di diverse magliette, canotte, cappelli, vestiti, con una stampa del gatto blu. Ora oggetto anche di talk-show e programmi d’intrattenimento come il quiz americano “Chi vuol essere un gatto blu?”, la lotteria italiana “Vinci un gatto nel blu, dipinto di blu!”, o la serie inglese “Tutto quello che avreste voluto sapere sui gatti blu”. Per non parlare delle ricerche: ogni mese decine di saggi scientifici del tipo “La scienza può spiegare il gatto blu”, “Gli ultimi risultati degli esperimenti sul gatto blu” (benché nessun esperimento fosse mai stato fatto, non essendo il gatto mai stato catturato), “L’evoluzione delle specie blu” – e così via.
L’assurdo era che mentre l’animale era diventato un’ossessione mondiale e un affare internazionale, in pieno stile globalizzazione, nessun altro avvistamento era stato segnalato, né quindi tentativi di cattura o altro. Il gatto blu fece presto la fine degli UFO: qualcosa di cui non si poteva dar conto ma che valeva miliardi di dollari in gadget, libri e altre baggianate analoghe. Nacquero fan club e associazioni di cultori ma la scienza smise di trattare il felino come una cosa reale: i dotti presero a negare tutto asserendo che si fosse trattato di un’allucinazione di massa – la solita risposta che gli scienziati forniscono per ciò che sono incapaci di spiegare.
La situazione non mi piaceva, così alla fine di novembre, 3 mesi dopo la prima apparizione, convocai un’assemblea generale per decidere il da farsi. “Per amor di Micio!” gridai ai miei compagni, “sappiamo tutti che è vero! Io stesso l’ho visto, come pure alcuni fra voi! E so di tanti altri nostri simili nel mondo che non possono dimenticare, che non possono credere di essere stati raggirati! Andiamo! Non diventeremo mica gli zimbelli degli uomini! Hanno preso uno di noi e l’hanno trasformato in una moda, in un programma televisivo, in una lotteria, in un tema best-seller per libri e canzoni. Tutto ciò è ridicolo e disgustoso! Non me ne starò da parte a zampe conserte, sono tutte cazzate per coprire il mistero: io voglio trovare questo gatto blu, sento che è ancora in giro, deve pur essere arrivato per un motivo, anche se nessuno ancora ha capito quale sia”.
Un esemplare minuto e nero si inserì nella discussione: “Hai ragione Nero, questo nostro fratello è diventato un affare di massa e nient’altro, ha perso tutto il fascino che aveva all’inizio. Ma se si fosse trattato davvero di uno scherzo? Chissà, qualcuno potrebbe averlo dipinto apposta o avergli rovesciato addosso per sbaglio della vernice dopodiché, vedendo le notizie e il clamore, altri magari l’hanno emulato per diventare famosi e prendere in giro il mondo intero. Voglio dire, come sapere di non essere tutti oggetto di una beffa mondiale ben organizzata o di una geniale trovata di marketing?”. A quel punto si fece avanti un grosso gatto marrone, un anziano, e rivolto a me così parlò: “Sentimi bene, io credo al fatto che tu l’abbia visto e avendo ormai vissuto qualcuna delle mie vite ho imparato che esistono innumerevoli cose di cui sorprendersi e alle quali è difficile credere, ma che non per questo sono irreali. Questo gatto blu ormai è considerato un fenomeno passeggero di cui forse leggeremo nei futuri libri di storia o forse no, che finirà negli annali degli eventi più bizzarri e inspiegabili o forse no. Chi può dirlo? Una cosa però la so, Nero: io sono dalla tua parte se decidi di andarlo a cercare, i miei cuccioli sono ancora eccitatissimi e desiderano la verità. Se ti serve aiuto, sai dove trovarmi”.
Ovviamente alcuni confratelli, al pari dell’opinione pubblica umana, ormai non credevano più all’esistenza di quel nostro simile e si erano convinti che gli scienziati o chi per loro avessero montato il caso per ignoti o inconfessabili scopi. La discussione s’infiammò e non pochi mi diedero addosso, accusandomi di essere rimasto quasi il solo a darsi ancora pena per la faccenda e di voler sfruttare la mia posizione di capo per imporre a tutti le mie idee.
“Insomma!” intervenne Malakoff, mio miglior amico e consigliere, “so che la questione è delicata ma l’ultima cosa di cui abbiamo bisogno è litigare fra noi! Non sono di Roma è vero, sono inglese e quindi straniero, ma come voi non so cosa pensare di tutto questo. Di certo però, non sapere cosa pensare non è un buon motivo per accusare gli altri!”. “Ben detto!” fecero eco altri gatti nella folla, “È vero basta zuffe!” gridarono altri. I giovani accusatori si scusarono e tacquero per il resto della seduta. Fu una riunione davvero caotica, segno che il gatto blu era ancora nelle menti di tutti e infatti, dopo 10 ore di confronti, battibecchi, riflessioni e proposte, fu presa la decisione finale: “Domani, miei cari amici, organizzeremo ronde e pattuglie qui a Roma e ogni evento relativo al nostro simile andrà riferito a me o a Malakoff. Informerò personalmente le Associazioni feline Europee e Internazionali della nostra risoluzione con preghiera di fare altrettanto nei rispettivi Paesi”. La conclusione del mio discorso fu accolta con un corale miagolio di approvazione, dopodiché io e Malakoff ci avviammo fuori diretti al Pantheon.
“Sai Mal, non sono sicuro di aver fatto la cosa giusta stasera”. “Perché dici questo Nero? Credo fosse l’unica opzione ragionevole!” “Il fatto è che per quanto io stesso abbia visto quell’animale, nessuno ha la prova della sua esistenza. Insomma, nessuno l’ha mai neppure toccato!” “Beh ma allora perché pensi che i media umani fossero così scatenati? Perché l’America e l’Europa avrebbero dovuto spendere tutti quei soldi se avessero sospettato, o saputo, che non ne valeva la pena?” “E chi lo sa. Magari avevano bisogno di qualche breaking news per tenere la gente occupata e distoglierne l’attenzione da altri affari, o forse volevano semplicemente far riscoprire il gusto dei sogni, restituire la capacità di fantasticare”. “Non potrebbe invece essere che davvero credevano che tutto ciò fosse reale?” “Forse, non saprei. Tu potresti affermarlo con certezza?” “No, ma davvero non riesco a immaginare perché sprecare tanto tempo se non per un buon motivo. Comunque potresti ancora aver ragione, visto che una cosa è sicura…” “Cioè?” “Questo gatto blu ora vale una fortuna, è un business globale, molti ci hanno guadagnato fama, prestigio, valigie di banconote”. “Infatti, è quello che dico io: prima hanno creato il mistero, lo hanno dato in pasta alla stampa che lo ha reso famoso ovunque, poi si sono comportati come se sinceramente volessero trovare una spiegazione per l’incredibile animale, infine, all’improvviso, hanno messo tutto a tacere seppellendolo con varie strategie in modo tale che il gatto blu divenisse leggenda e quindi materia per best-seller in ogni settore”. “Se la pensi così allora perché andare a cercarlo? Secondo me, tu ci credi eccome, sotto sotto. E io sono con te amico. Non possiamo negare che quell’essere esista”. “Già, non possiamo ma potremmo presto esserci costretti, se non lo troviamo alla svelta!”. “Farò del mio meglio per aiutarti. Vedrai: lo troveremo e lo prenderemo”. “E poi cosa Mal?” “Ah non ne ho idea! Ma non diciamo gatto prima di averlo nel sacco. Vediamo che succede”. “Hey Malakoff” “Sì Nero?” “E se stessimo solo inseguendo un sogno?” “Direi che era ora di tornare a farlo amico mio”.
Ci rimettemmo sulle nostre zampe e lentamente le nostre ombre si allungarono nel tramonto della Città Eterna per scomparire dietro l’angolo di un antico vicolo: dopotutto, in un luogo così poteva ben vivere un gatto blu.
Malakoff ed io ci eravamo conosciuti in Cornovaglia, Inghilterra. Mal viveva a St. Ives, presso la stazione degli autobus chiamata dalla gente del posto “The Malakoff”: un belvedere da cui si poteva ammirare il delizioso porticciolo e tutto il paesino. Non ricordando alcun altro luogo prima di quello, il mio amico si era convinto di esserci nato e aveva quindi deciso di prenderne il nome. Non era padrone di nulla tranne che di se stesso ma aveva l’enorme fortuna di vivere in un villaggio di pescatori: poteva mangiare tutto il pesce che voleva, anche perché i paesani, adorando la sua pelliccia argentata e gli occhi blu oceano, l’avevano eletto a mascotte. L’occasione per il nostro incontro fu il mio arrivo in quella stazione degli autobus: a guardarmi si capiva subito che ero romano – quasi tutti i gatti di Roma sono neri con occhi verdi – e lui si dimostrò un ottimo Cicerone: scoprimmo subito di avere molto in comune e altrettanto da dare l’uno all’altro. Mal era incredibilmente saggio ma anche un inguaribile sognatore, io notevolmente scaltro e arguto nelle questioni pratiche; tanto lui era calmo e fermo nelle decisioni, quanto io leder nato ma così modesto da temere sempre di aver torto. Non c’è che dire: formavamo una splendida coppia, riunendo tante buone qualità e compensando le rispettive debolezze. Alla fine decise di riaccompagnarmi in Italia: indietro non lasciava nulla, davanti a sé aveva tutto.
L’indomani, come deciso, furono organizzati vari gruppi di ricerca, con un gatto a capo di ognuno, responsabile di ogni notizia da riferire. Ogni squadra era composta di 5 elementi e aveva un’area precisa da battere: potevano comunicare attraverso particolari miagolii che nessun umano avrebbe mai né compreso né collegato a qualcosa di insolito. Mal ed io prendemmo tre gatti giovani e snelli: erano quasi adulti ma ancora piccoli abbastanza per infilarsi nei passaggi più stretti e curiosare senza dare nell’occhio, contrariamente a noi che invece, insolitamente belli, grossi e puliti avremmo di sicuro attirato l’attenzione. Così, a 3 mesi da quel 21 agosto, ripresero massicce le ricerche per il gatto blu, stavolta condotte solo da suoi simili e in tutto il globo, mentre gli umani si tenevano occupati con la patetica moda del gatto blu, invece di usare con maggior profitto quella mente intelligente che la scienza da sempre affermava essere la più evoluta fra le specie animali. Incredibile a dirsi, appena le retate si fecero più incalzanti, il gatto riapparve. Quasi che avesse atteso che si fosse di nuovo sinceramente interessati a lui per uscire dall’ombra ancora una volta. Fu il caos: migliaia di scandali scoppiarono nella società umana per i soldi spesi nel business della moda invece che per le ricerche; la stessa comunità scientifica fu accusata di incompetenza e negligenza per aver abbandonato tutto prima di esser giunta a qualche risultato. La stampa e tutti i media si auto-colpevolizzarono per come avevano gestito l’intera faccenda e come penitenza cancellarono dai palinsesti qualsiasi programma o notizia legati a quella folle moda globale. L’incredibile felino era di nuovo padrone della scena mondiale. Quella parte di opinione pubblica e gli studiosi che, ovunque ritenuti responsabili di un colossale inganno, avevano scelto di ritrattare invece di difendere ciò che sapevano essere la verità, si rimangiarono tutto e tornarono a rivendicare il loro primato negli avvistamenti e la loro parte di ragione. Inevitabilmente le tasse lievitarono, per finanziare i nuovi progetti di ricerca e pagare i migliaia di volontari che si unirono all’esercito: stavolta quel gatto doveva essere catturato, ad ogni costo, vivo o morto. L’eccitazione, la meraviglia, erano degenerate in esasperazione, in accanimento.
Frattanto, i gatti romani non avevano mai smesso di pattugliare la città così come altrove, certi che per qualche ragione, prima o poi, il gatto blu si sarebbe concesso a chi lo cercava, ma se suo simile. Tale supposizione si rivelò fondata: in un freddo pomeriggio, mentre i nostri giovani assistenti perlustravano la periferia, Malakoff ed io addentavamo pigramente i resti di una torta facendo, ahimè è dura confessarlo, ciò che spesso è tipico di noi gatti – assolutamente nulla. “Certo che però facciamo un po’ schifo mio caro…” dissi sornione a Mal, “Noi siamo i capi ricerca, dovremmo dare il buon esempio!”. “Non preoccuparti, tanto nessuno verrà mai a saperlo e comunque che diavolo potrebbe succedere proprio in questo momento? Niente di niente, fidati”.
Riecheggiarono come le ultime parole famose: pochi minuti più tardi, proprio di fronte alla gustosa pasticceria del Ghetto, apparve il gatto blu. Dico “apparve” perché non spuntò da un vicolo, né uscì da una porta o saltò giù da un tetto: semplicemente si materializzò davanti a noi. Malakoff fu scioccato, non l’aveva ancora mai visto, al contrario di me che comunque ero alquanto scosso: “Cavolo Nero! E ora che facciamo?! Che facciamo per amor di Micio?!” “C-c-calmati Mal, n-non ci farà a-alcun male. F-forse uno di noi do-do-dovrebbe provare a..a…parlarci”. “Che?! Non esiste! Che diavolo dovrei dirgli?!”
Poi, sorpresa, il gatto blu parò: “Beh, amici, suppongo che ‘Ciao’ potrebbe essere un modo educato per iniziare una conversazione…” Il mio amico ed io non ci eravamo mai sentiti così: un misto di paura, sorpresa, eccitazione, speranza, felicità, indecisione. Ma era ancor più incredibile che quell’essere tanto cercato e famoso avesse deciso finalmente di parlare, e proprio a noi! L’occasione non andava sprecata. “Cosa possiamo fare per te?” gli chiesi. “Possiamo aiutarti in qualche modo?” aggiunse Mal. “Immagino abbiate notato quante voci bizzarre girano da tempo sul mio conto e credo sappiate anche che finora nessuno è mai riuscito a prendermi, e di come io sia sfuggito a quei tentativi”. “Sì è vero amico, abbiamo un mucchio di domande per te. Se non è di troppo disturbo, potresti raccontarci qualcosa di te?” chiese Malakoff con i modi più educati che conosceva.
Il gatto blu senza dubbio era lì, di fronte a noi, e ci si rivolgeva. La sua voce aveva un timbro divino, risuonava calma e serena, profonda e rassicurante. Gli occhi erano sempre vispi e a fissarli ispiravano un senso di pace e onniscienza. Mal ed io ci domandavamo se fosse reale o meno ma comprendemmo quel sentimento di insolita felicità e leggerezza riportato dai primi testimoni umani. Il felino ci scrutò con benevolenza ma prima di rispondere lasciò intendere che avrebbe oltremodo gradito una fetta di quelle torte preparate nella Pasticceria, così mi fiondai a procurargliene una nel retro (i resti di quella addentata da noi) e con quell’obolo pagato al mistero mi accoccolai pronto all’ascolto. “Mi chiamo Eolo, come l’antico dio greco dei venti, perché posso parlare alle correnti ed esse mi dicono tutto ciò che ho bisogno di sapere”. “Perché sei blu?!” - proprio non resistetti. “Beh, come dire, io sono un gatto speciale, qualcosa come uno spirito libero: non potete certo aspettarvi che abbia le sembianze di un felino normale! Sono blu perché a capo delle nuvole e degli arcobaleni, come ho detto sono amico dei venti e ho il potere di svanire nell’aria sottile, come un filo di fumo nel cielo. Sono ciò che tutti da sempre sognano”. “Un attimo” lo interruppe Malakoff, “che vuoi dire?” “Vedete, miei cari Nero e Malakoff…” – “Hey! Come conosci i nostri nomi?? Non te li abbiamo mai detti!” esclamammo in coro. “Quante volte devo ripetervelo che sono speciale? Sapevo che volevate dirmi i vostri nomi prima ancora che lo faceste: posso leggervi nel pensiero e scoprire cosa state per pensare prima che lo pensiate. Dunque vi conosco da un bel po’”.
I nostri commenti si ridussero a increduli, spenti miagolii, troppo storditi dall’eccezionalità del tutto per replicare o anche solo stupirci più di quanto già non lo fossimo. Eolo era divertito dalla nostra meraviglia, che lo incoraggiò a proseguire il racconto. “Sono venuto per riportare sulla terra i sogni. Come si può cercare o trovare una cosa che si è dimenticato di aver perso? Semplicemente si smette di cercare, si vive come se essa non fosse mai esistita. Quando sono arrivato, pensavo che agli uomini fosse sufficiente uno spunto, un nuovo inizio, per ricordarsi che i sogni esistono, che sono la nostra unica certezza. Pensavo che il mio aspetto insolito avrebbe funzionato e dalle prime reazioni ero fiducioso: poi però mi sono reso conto che il loro approccio era di per sé errato. Tutti mi consideravano solo un che di strano, bizzarro, mai visto, un errore di natura da studiare e classificare. Il loro interesse verso di me era esclusivamente o scientifico o speculativo e infatti mi hanno trasformato in oggetto di ricerca scientifica e in fonte di guadagno smisurato”.
Eravamo senza parole di fronte alle verità enunciate da Eolo: avevamo assistito all’isteria di massa ma conoscendo ora la missione del nostro amico blu, il tutto ci appariva più tragico, disperato. Non sapevamo che gli uomini fossero diventati così aridi e incapaci di sognare, pur avendone manifestamente bisogno. “Avevo notato che tutto ciò che differisce dalla normalità è visto come errore da correggere o almeno spiegare, giacché la natura e la razionalità non possono deviare dal loro corso senza una causa evidente e comprensibile. Questa è la convinzione peggiore: significa che non c’è più diritto d’asilo per la fantasia, l’immaginazione, l’ignoto. E se si rinuncia a credere, o anche solo al poter credere, al dubbio, in ciò che non si può immediatamente vedere o spiegare, è la fine: di gnomi, folletti, fantasmi, mostri, fate, maghi, unicorni, principi ranocchi e via dicendo, così come di tutti gli atomi e le forze della natura che pure esistono ma che l’uomo ancora non ha scoperto. La ricerca pura è cammino fiducioso nell’oscurità del mistero, nelle aspirazioni: i sogni non includono solo quegli esseri fantastici in cui certo è difficile imbattersi per strada, i sogni sono anche l’insieme delle scoperte, degli auspici, delle preghiere, dei bisogni. La gente ha smesso di credere in ciò che non può toccare, quindi anche in ciò che potrebbe essere reale pur non essendolo ancora: il mondo rifiuta di accettare che non si posseggono tutte le risposte e che occorre aver fede nella possibilità più che nella realtà. Ecco perché nessuno è riuscito a vedere in me un sogno realizzato ma solo uno strano oggetto di studio, ecco perché l’unica cosa speciale di me che hanno notato è stato il colore della mia pelliccia. Hanno provato a fornire spiegazioni razionali: che ridere! Ma che tristezza, anche: nessuno è stato capace di accettare l’eventualità che io fossi semplicemente inspiegabile, che provenissi da un altro mondo, le cui porte sono chiuse alla scienza e al senso comune”. Malakoff ed io ci guardammo negli occhi pensando che Eolo avesse terribilmente ragione: era così saggio che non sapevamo come ringraziarlo. Era la cruda verità, nessun dubbio in merito: aveva ben presente cosa ci fosse di malato nelle fondamenta della società umana – non solo la perdita dei sogni ma, assai peggiore, la perdita della capacità di sognare. Intanto i veli della sera erano scesi sulla città: la pasticceria era chiusa da un pezzo e qualche sparuto passante affrettava il passo verso casa. Insolitamente, il freddo del giorno aveva lasciato il posto ad una tiepida notte: le stelle più brillanti, un pacifico silenzio nell’aria. I nostri occhi si erano fatti più attenti nell’oscurità e restavano fissi sul celestiale interlocutore. Malakoff controllava di tanto in tanto che nessuno si avvedesse del nostro crocchio ma per fortuna essendo sera Eolo ormai appariva come tutti i gatti romani: nero dal muso alla coda. Niente da temere dunque. “Hai detto di essere ciò che tutti da sempre sognavano. Ma ancora non ci hai spiegato cosa intendi” suggerii timidamente. “Nel dire ciò mi riferisco alla mia missione e non ad un dato di fatto preciso, poiché al momento, considerando il comportamento degli uomini, davvero non posso dire che mi stessero aspettando! La verità è che lo stavano facendo ma a loro insaputa. Se ne renderanno conto quando la mia missione sarà compiuta”. “Che missione è? Puoi dircelo?” chiese Mal. “Potrei, certo, ma più di quello ho bisogno di dirvi cosa dovrò fare per avere successo”. “Continua!” miagolammo in coro. “Beh, avete visto cosa gli uomini sono stati capaci di fare di me dopo che la magia dei primi avvistamenti si era dissolta. Ora che sono ricomparso sembra siano eccitati come all’inizio ma non mi fido: mi sono mostrato ancora ed è sufficiente, sia per loro sia per il mio compito. Mi renderò invisibile così da gettare di nuovo l’umanità nel caos: le loro certezze finalmente vacilleranno, la scienza arrancherà e l’opinione pubblica non saprà più cosa dire su di me. Questa indeterminatezza li porterà a chiedersi cosa stia davvero accadendo e poiché questa storia li ha toccati nel profondo, si arrenderanno infine alla mia esistenza. Mi cercheranno finché non guarderanno nei loro cuori e allora avrò vinto”. “Come sarebbe? Non abbiamo capito. Cosa dovremmo fare noi?” chiedemmo alquanto perplessi. “Noi continueremo a vederci, in segreto: non dovrete più parlare di me, non voglio che si sappia che mi avete incontrato. Ricordate quando scomparvi del tutto dopo il primissimo avvistamento? Ebbene, lo stesso deve avvenire ora, con la sola vostra eccezione”. “Ehm, ecco, però…” “Cosa c’è Malakoff?” “Beh, Eolo, la situazione nel mondo dei gatti non è così semplice, credimi, soprattutto la posizione di Nero. Il fatto è che quando abbiamo iniziato le ricerche massicce, Nero ha detto a tutti di credere nella tua esistenza e ha promesso che ti avremmo trovato. Ora che ce l’abbiamo fatta, però, non possiamo dirlo a nessuno: il futuro di Nero è segnato, perderà il suo onore e ogni rispettabilità. Ed io con lui.” Eolo sollevò i suoi occhi blu e con un sorriso sornione disse: “Amici miei, non voglio dirvi cosa dovreste o non dovreste fare perché questo dipende da ciascuno di noi. Posso solo suggerirvi di scegliere ciò che ritenete migliore fra il liberare nuovamente i sogni – ma perdere il vostro potere, almeno per un po’ – e il conservare la vostra posizione sociale – condannando però gli uomini ad un’infinita quanto vana perdizione che non saprebbero neppure come chiamare. “Potresti essere più chiaro?” “Se mi aiuterete nella mia missione, gli uomini impareranno a sognare ancora e torneranno ad aver fiducia nella fantasia come un tempo. Continueranno sì a cercarmi per un po’, come ricorrendo un sogno, ma alla fine comprenderanno che non occorre trovarmi poiché io già vivo nei loro cuori e sono reale per questo stesso motivo. Capiranno che non devono far altro che guardare in loro stessi per trovare la porta verso i loro sogni e non avranno più bisogno di vedermi fisicamente. Mi seguite?” “Più o meno” feci io. “Comunque siamo con te. In effetti le nostre preoccupazioni sono bazzecole in confronto a quanto c’è in ballo qui. Dicci cosa vuoi che facciamo e conta su di noi!. “Benissimo, sono lieto che accettiate. Venite, incamminiamoci mentre vi illustro i dettagli”.
Nei giorni seguenti, come pronosticato da Malakoff, l’assenza di avvistamenti rese i gatti sempre più insoddisfatti, inquieti, e la mia immagine cominciò ad offuscarsi. Poco dopo non ero più capo del Colosseo e i miei compagni interruppero le ricerche per tornare alla loro solita, pigra quotidianità. Diversamente fecero gli umani, come previsto da Eolo: fu un inferno. Il progetto di ricerca fu militarizzato e fortuna che in quel momento non c’erano guerre in corso perché assorbì tutte le forze disponibili. La verità era che nessuno poteva accettare di essere sconfitto da un gatto blu che ora compariva ora scompariva. Naturalmente non era questa la reazione che Eolo desiderava ma la prese come mero segno che agli uomini occorreva più tempo… Tutto ciò fu uno spettacolo invero divertente per noi tre: gli umani si comportavano in modo così ridicolo e serio allo stesso tempo che sembravano immersi in una favola. O in un incubo. Una mattina corsi da Mal ed Eolo in preda ad una crisi di riso: “che c’è di così esilarante amico?” chiese Mal. “Poco fa il Quartier Generale Globale, a capo di tutte le ricerche, ha emanato una legge folle, ecco il testo: ‘È vietato a chiunque vendere o comprare qualsiasi tipo di vernice blu, o azzurro-cielo, concreta o digitale. Chiunque sia in possesso di tali vernici deve obbligatoriamente denunciarle e consegnarle al Quartier Generale Globale o al suo distaccamento più vicino. È altresì imperativo che ogni superficie di quel colore sia ridipinta. Per superficie si intende qualunque oggetto, dai muri ai gadget quotidiani, dai capi d’abbigliamento alle suppellettili più varie, dalla componentistica tecnologica alle pagine di libri, giornali e riviste’. Avete capito?! Assurdo!”. Eolo e Mal restarono di stucco: la legge significava che non ci sarebbe stato più blu o azzurro nel mondo, di nessuna sfumatura, da nessuna parte, chiaramente per impedire a chicchessia di giocare brutti scherzi dipingendo un gatto di blu o falsificandone al computer le fotografie. Comunque ridicolo! Gli uomini erano impazziti! Tuttavia, benché la situazione peggiorasse di giorno in giorno, Eolo non sembrava affatto preoccupato: al contrario, era certo che la sua missione stesse per concludersi, e con successo. Anche perché qualcos’altro stava accadendo ad un numero sempre crescente di persone e prima o poi avrebbe preso il sopravvento sulla scena… Camminando accanto agli umani, Eolo, poteva indovinare quale fosse stato il loro desiderio più grande prima di smettere di credere nei sogni. È un segno indelebile: una volta desiderato qualcosa con tutto te stesso, ne rimarrà per sempre una traccia, sepolta nel profondo. Questo abisso segreto dell’animo, inaccessibile agli uomini, era trasparente agli occhi di Eolo: coloro ai quali era passato accanto, videro i sogni più amati divenire realtà pochi giorni più tardi. Dapprima si rifiutarono di crederci e quasi lasciarono cadere l’evento nell’oblio, troppo indaffarati nella caccia mondiale al gatto blu. Ma quando a più e più uomini, donne, bambini, anziani, capitò di veder realizzato un antico sogno, la notizia si diffuse come una freccia e divenne subito chiaro che si trattava della stessa esperienza. Nessuno collegò mai questa magia al gatto blu anche perché le ricerche furono quasi inavvertitamente sospese, a poco a poco, finché l’opinione pubblica non se ne dimenticò del tutto. La legge che aveva abolito l’uso del blu venne abrogata, sommersa dalle risate dei suoi stessi promulgatori. Ciò che attirava l’attenzione globale era l’insolita ondata di fortuna che sembrava baciare ogni continente: il fatto che le aspettative avessero iniziato a realizzarsi incoraggiò gli uomini e li riportò fra le braccia della speranza. Ben presto, anche il gatto blu divenne un sogno, una chimera: esattamente ciò che Eolo voleva accadesse. Di tanto in tanto tornò a mostrarsi e finalmente nessuno più voleva spiegarlo o commercializzarlo: la gente si era convinta che egli fosse reale e appartenesse alla Terra dei Sogni, giunto per riportare la fede nell’ignoto, nella creatività di ciascuno e in quei misteri che nessuno potrà mai svelare. Niente più pattuglie o ronde, ricercatori o studiosi, a rincorrere gli avvistamenti di Eolo: i testimoni si limitavano a salutarlo e sorridergli, per poi proseguire sulla propria strada. Proveniente da un altro mondo, era diventato parte del loro, attraversando la soglia dei sogni, ora di nuovo aperta. Col passare del tempo, la situazione migliorò sempre più, gli uomini investivano sul proprio futuro nonostante fosse imprevedibile e avevano riguadagnato l’entusiasmo per il non sapere cosa la vita avrebbe riservato loro dietro l’angolo. Vivevano appieno ogni giornata, rivolgendosi alle cure dell’immaginazione per lenire i mali della malinconia, dell’angoscia, del dolore. Talvolta Eolo appariva per rinsaldarli nella loro fiducia, ma ormai era sempre meno necessario. Il cambiamento era evidente: lo stesso aspetto sereno del gatto blu splendeva adesso su ogni volto umano, la stessa pace dei sensi che avevamo percepito al suo cospetto ora regnava nei cuori degli uomini. Una volta ci aveva detto: “Potrete essere tutto ciò che desiderate se troverete il coraggio di trasformarvi in tutto ciò che pensate potreste mai diventare”. Ecco: il mondo era ancora pieno di ingiustizie e lacrime, la gente ancora si rivolgeva alle stelle pregando per un’esistenza migliore, ma gli uomini erano mutati nell’intimo e affrontavano con coraggio le avversità, fiduciosi che, per quanto terribile, la tempesta prima o poi è destinata a finire. Quanto a noi, c’era qualcosa nell’aria, potevamo percepirlo nettamente: ci rimestava dentro ma non sapevamo come interpretarlo. O forse sì ma ne eravamo intimoriti perché inconsapevoli delle conseguenze. Era come se ci sentissimo depositari di una missione ma dai contorni indicibili, per quanto affascinanti. Eolo naturalmente era a conoscenza del nostro turbamento e una sera, forse vagando alla ricerca della soluzione migliore, per caso ascoltò le nostre parole. Mi ero accorto della sua presenza, ma decisi di fingere il contrario, anche con il mio amico. “Se se ne va sarà tristissimo, Mal”. “Io credo che sappia cosa c’è nei nostri cuori e mi aspetto che esaudisca il nostro desiderio”. “Ti mancherà Roma? A me sì, o magari no, chissà”. “Oh Nero, dopo tanto tempo insieme riesci ancora a stupirmi! Certo che mi mancherà questo posto, ogni luogo ha un significato speciale. Ma se ciò che entrambi sentiamo è davvero quello cui siamo destinati, allora sarò felice di assecondare il Fato”. “Ti rendi conto che passeremo di fatto il resto della nostra vita lavorando, vero?” “Sì! Ma saremo ripagati con la stessa divina pace che invidiavamo sul suo muso. Immagina…”
Eolo sapeva che era tempo di agire. La mattina successiva gli portammo un pesce fresco per colazione ma lui, senza neppure degnare la succulenta preda di uno sguardo, disse: “Andiamo amici, niente domande, niente risposte, sappiamo già tutto ciò che c’è da sapere”.
Una volta usciti da Roma ci dirigemmo per la campagna e camminammo, camminammo…
“Non riconosco il paesaggio: dove siamo? Siamo partiti solo qualche ora fa, mi pare, so dove dovremmo trovarci e non è dove ci troviamo!” esclamai esausto. “Forse se smetteste di guardare il paesaggio e guardaste voi stessi capireste..” ci rimproverò.
Così ci scrutammo a vicenda, Mal ed io, e per poco non consumammo 2-3 delle nostre vite per lo shock: eravamo gatti blu! Proprio come Eolo! E non stavamo camminando a terra bensì sulle nuvole!
“Siamo morti? Caspita non era certo questo il mio desiderio!” sbottai preoccupatissimo. “Siamo in paradiso?” chiese speranzoso Malakoff. “Oh no, amici miei” sorrise, “il vostro desiderio era che tutti fossero felici come voi e come le persone che mi avevano incontrato. Allora ho pensato che il miglior modo di esaudirvi fosse mutarvi in miei simili e donarvi gli stessi miei poteri, la stessa missione. Sapendo che l’avreste condotta al meglio. E poi, non vi avevo detto che si può essere qualsiasi cosa se solo si trova il coraggio di diventarlo? Beh, questa volta vi occorreva un aiutino per, diciamo, un tocco di colore, ed eccovi qua!”.
Ci guardammo stupefatti.
“Oh per tutti i mici! Tu ed io due gatti blu! Scriveranno migliaia di libri su di noi in tutto il mondo! Saremo su tutte le magliette e i cappellini da Roma a Sydney!” esclamai. “Inventeranno una miriade di App per l’iPhone dedicate a noi! Ci dedicheranno monumenti e preghiere e noi potremo regnare sul mondo della fantasia!” mi fece eco Mal. “Seriamente”, interruppe Eolo, “sapete quanto arduo sia il mio compito perché mi avete aiutato a portarlo a termine, ma ora che siete nella mia stessa posizione non aspettatevi alcun aiuto del genere. Dovrete essere estremamente cauti nel decidere quali sogni esaudire e quali no, e nel capire quale sia il momento migliore”. “E come impareremo tutto ciò?” “Quando incontrate qualcuno e non sapete cosa fare del suo desiderio, guardate in voi stessi e provate a immaginare cosa provereste se foste nei suoi panni, vedendo il vostro sogno realizzato o meno e in un momento piuttosto che in un altro. Seguendo il vostro cuore non potrete sbagliarvi, perché è vero che esistono miriadi di modi per sognare o esprimere un desiderio ma questo sarà sempre tale, nella sua sostanza. Semplice”. “Semplice??” “Un desiderio è un sogno e in qualunque modo lo chiamiate, in qualunque modo lo esaudiate, porterà sempre felicità se avverato nell’attimo propizio. È una questione di tempismo”. Malakoff provò a riassumere: “Dunque: ascoltiamo un sogno, lo trattiamo come fosse nostro e quando ci sembra più appropriato lo restituiamo alla persona in forma di realtà?” “Esattamente”.
Quando Eolo ci chiese di scegliere un luogo da cui partire per la nostra nuova missione la scelta fu immediata: muovemmo per l’Inghilterra. E persino Malakoff riconobbe che forse qualcosa indietro, nella sua terra, l’aveva lasciato.
Uomini e donne di tutte le età, ovunque vi troviate: non importa cosa avete sempre creduto di sapere su questo mondo. State all’erta e non perdete mai la speranza, poiché potrebbe accadere a chiunque di voi di incrociare un gatto blu alla prossima svolta.
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